Cosa succede se, dopo aver firmato l’impegno all’assunzione, il datore non vuole firmare il contratto? E se è il lavoratore a non rispettare l’impegno?
La lettera di impegno all’assunzione è un documento con cui le parti si impegnano a instaurare, nel futuro, un rapporto di lavoro.
Prima di iniziare un nuovo lavoro, non è obbligatorio redigere per iscritto e firmare un impegno all’assunzione. Spesso però un lavoratore dipendente, che ha già un impiego e sta cercando un nuovo lavoro, ha bisogno di un documento che renda certa l’assunzione prima di rassegnare le dimissioni dal suo attuale impiego.
L’impegno all’assunzione può formalizzarsi come un atto unilaterale o come un accordo. In entrambi i casi il datore si impegna ad assumere entro una precisa data il lavoratore.
Il contenuto è lasciato alla discrezionalità dei soggetti e può cambiare in base alla professionalità del dipendente e alle dimensioni dell’azienda.
In generale, vengono indicate:
Le parti possono poi prevedere ulteriori clausole, ad esempio:
Il documento con cui l’azienda (o il lavoratore) si impegnano a instaurare un successivo rapporto di lavoro può anticipare le informazioni che sono state rese obbligatorie dal Decreto Trasparenza.
A partire dal 13 agosto 2022, tutte le lettere di assunzione devono contenere precise indicazioni su diversi elementi del rapporto di lavoro, come ad esempio:
La novità legislativa può essere sfruttata dalle parti per mettere “nero su bianco” tutti gli aspetti che regoleranno il successivo rapporto di lavoro.
Quando il datore di lavoro firma l’impegno all’assunzione, è sempre tenuto ad assumere il lavoratore e a garantire le stesse condizioni, nel contratto e nel rapporto di lavoro.
Se il datore di lavoro non adempie all’assunzione, o non lo fa alle condizioni prestabilite nella lettera, è tenuto a risarcire il lavoratore. Sarà il giudice, in seguito al ricorso del lavoratore, a determinare il danno o a intimare al datore di adempiere all’assunzione, anche rispetto alle condizioni prestabilite.
Se il lavoratore ha ricevuto una lettera di assunzione ma non l’ha firmata (atto unilaterale), non gli accadrà nulla. In questo caso, infatti, l’impegno all’assunzione riguarda solo il datore di lavoro.
Se il lavoratore, invece, si è assunto la responsabilità di iniziare il nuovo lavoro firmando la lettera (accordo), e non adempie all’impegno, ad esempio non presentandosi a lavoro, sarà tenuto a risarcire il danno arrecato al datore di lavoro.
Pensiamo al caso in cui il lavoratore aveva promesso di firmare un contratto di lavoro, ma poi ha trovato un’occupazione più vantaggiosa. In questa ipotesi, la prima azienda può chiedere il risarcimento del danno al dipendente che non ha più sottoscritto il contratto di lavoro.
Talvolta accade che le aziende appongano delle clausole risolutive espresse o penali al fine di contenere eventuali danni.
Con la clausola risolutiva espressa il datore si assicura, esplicitamente, di non essere tenuto ad assumere il lavoratore che non si presenti al lavoro alla data prestabilita nella lettera.
Con la clausola penale, invece, si fissa una somma a titolo di risarcimento del danno nel caso in cui il lavoratore non intenda onorare il proprio impegno.
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