La lotta delle cameriere di piano “Las Kellys”

(foto laskellys.org)

In Spagna 150 mila cameriere si sono unite dando vita a un movimento che manifesta per ottenere aumenti dei salari e dare visibilità alla categoria

Si sono incontrate nel 2014, aggregandosi attraverso un gruppo Facebook, due anni dopo, nel 2016 hanno dato vita all’associazione “las kellys”, ormai più che un sindacato, che con le sue mobilitazioni è riuscita a richiamare anche l’attenzione dei governi. Le cameriere di piano – chiamate nell’uso comune “las kellys”, dall’acronimo “queli”, contrazione di “las que limpian”, ovvero “quelle che puliscono”, declinato spiritosamente in inglese – hanno messo in piedi un movimento, unico nel suo genere, che riunisce oggi 150 mila addette alle pulizie delle stanze di hotel in Spagna. Stato che rappresenta la seconda destinazione turistica mondiale dopo la Francia, con un record di 82 milioni di visitatori stranieri nel 2018 che hanno portano lavoro e ricchezza, della quale però non possono beneficiare le cameriere di piano. Le quali si ritrovano a dover pulire dalle 25 alle 27 camere al giorno per stipendi bassissimi, in alcuni casi anche meno di 3 euro a camera in hotel di lusso.

Molte di loro soffrono di ansia e depressione per la pressione che subiscono quotidianamente – racconta la portavoce Myriam Barros – a causa del lavoro frenetico a cui sono sottoposte, per il quale si ritrovano a pulire 400 camere al mese (per uno stipendio di 800 euro), a maneggiare molti chili di biancheria, esposte a prodotti chimici e facendo 11 chilometri al giorno

LA PROTESTA

Attraverso una serie di proteste davanti agli hotel in diverse aree territoriali della Spagna, e la presenza sui social network, le kellys portano avanti una battaglia contro lo sfruttamento e il precariato per ottenere stipendi più equi e condizioni di lavoro dignitose. Condizioni che – secondo Myriam Barros – sono peggiorate dopo la riforma del lavoro nel 2012, in seguito a cui molti hotel hanno licenziato i propri dipendenti, esternalizzando i servizi, affidandosi a cooperative e agenzie “multi-servizi”, con una riduzione degli stipendi del 40% e la diminuzione dei diritti per i lavoratori. Tra gli obiettivi delle kellys c’è anche una “legge Kellys” che vieti proprio la possibilità di esternalizzare le pulizie.

L’ATTENZIONE DEI GOVERNI

Le Kellys stanno mettendo in luce le problematiche di una categoria invisibile e e stanno ottenendo dei risultati. Nel 2017 una delegazione delle magliette verdi, uniforme che le donne indossano durante le manifestazioni, è stata ricevuta al Parlamento europeo e nel 2018 ha incontrato il premier conservatore Rajoy. Sempre nel 2018 l’associazione ha ricevuto il premio “TO DO” per i diritti umani al Salone internazionale del turismo di Berlino.

L’INVITO AL TURISMO RESPONSABILE

L’associazione si rivolge anche ai turisti stessi: «Un turismo responsabile non è alloggiare in un hotel in cui i servizi sono esternalizzati, nel quale si calpestano i diritti dei lavoratori» afferma Barros a Berlino. Le kellys invitano il turista a chiedere informazioni prima di prenotare, anche per il suo stesso interesse, perché il numero di stelle di un hotel non è più una garanzia di igiene.

 

Il video teaser del cortometraggio “Organizar lo (im)posible” di Tonina Matamalas e Carme Gomila in collaborazione con Las Kellys Barcelona e Cooperativa de Tècniques (Spagna, 2017) (fonte laskellys.org)

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