Con il decreto Ristori e Ristori Bis il Governo è intervenuto a tutela delle attività più colpite dalle ultime misure restrittive anche con un contributo a fondo perduto. Chi ne ha diritto e quali i requisiti per ottenerlo
Come già accaduto la scorsa primavera, il Governo ha previsto delle forme di “ristoro” (di qui il nome decreto Ristori e Ristori Bis) a favore delle attività che risultano maggiormente penalizzate dalle limitazioni imposte dagli ultimi dpcm. La misura più importante è la previsione di un contributo a fondo perduto per una serie di attività.
I provvedimenti governativi dell’ultimo mese hanno imposto delle limitazioni a determinate categorie di attività. I settori maggiormente colpiti dalle limitazioni sono la ristorazione (bar, ristoranti, pizzerie), con chiusura al pubblico dalle ore 18.00, la cosiddetta “movida” (locali, pub, sale da ballo) e tutto il comparto del turismo (alberghi, taxi, ecc). A favore di questi settori il decreto Ristori e Ristori bis hanno previsto un nuovo contributo a fondo perduto, pensato sulla scorta dell’esperienza del decreto Rilancio. Il decreto Ristori bis interviene estendendo la platea dei beneficiari e riconoscendo il contributo a tutte le attività costrette a chiudere nelle zone rosse e arancioni.
Vediamo chi sono i soggetti beneficiari e come funziona questo nuovo contributo a fondo perduto.
Per poter chiedere e ottenere il contributo è necessario possedere entrambi i seguenti requisiti.
Innanzitutto, possono chiedere il contributo solo le imprese – con partita Iva attiva alla data del 25 ottobre 2020 – che svolgono in modo prevalente una delle attività indicate nell’allegato 1 del decreto 137/20. Si tratta di tutte le imprese operanti nei settori dei trasporti di persone, alloggio, ristorazione, attività sportive, cultura e turismo.
Non è più previsto alcun tetto di fatturato: è stato tolto il limite del volume d’affari inferiore a 5 milioni di euro conseguito nell’anno 2019.
Sono esclusi i professionisti e i collaboratori autonomi.
L’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 deve essere inferiore di almeno due terzi rispetto all’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Viene considerato il mese di aprile perché è lo stesso parametro già valorizzato per il precedente contributo a fondo perduto previsto dal decreto Rilancio.
Il requisito della riduzione di fatturato 2020/2019 non è necessario per i soggetti che hanno attivato la partita Iva a partire dal 1° gennaio 2019.
Nel calcolo della riduzione di fatturato devono essere considerate tutte le fatture attive (al netto di IVA) e i corrispettivi, relativi al mese di aprile 2019 e aprile 2020. Ovvero:
Per la quantificazione del contributo si considerano due coefficienti: il fatturato della società determina la somma base del contributo, mentre il settore di appartenenza la percentuale finale dello stesso.
Viene comunque riconosciuto un importo minimo del contributo di 1.000 euro per le persone fisiche e di 2.000 euro per i beneficiari diversi dalle persone fisiche. L’importo massimo riconosciuto non può essere superiore a 150.000 euro.
Vediamo come si quantifica il contributo.
Come visto in precedenza, hanno diritto a richiedere il contributo tutte le aziende che, dal confronto tra aprile 2019 e 2020, abbiano subito un fatturato di almeno due terzi. Sulla differenza risultante dai due fatturati (aprile 2019 – aprile 2020) si applicano le seguenti percentuali per determinare il contributo:
Sulla somma ottenuta dalle suddette percentuali si applica un ulteriore percentuale che varia dal 100% al 400%, in base al settore di appartenenza, e che determina la somma finale spettante a ciascuna azienda richiedente.
Riportiamo qualche esempio:
Facciamo due esempi pratici per capire come si procede alla quantificazione del contributo.
Esempio 1: ristorante con fatturato annuo di 900.000 euro
Fatturato aprile 2019: 90.000 euro.
Fatturato aprile 2020: 10.000 euro.
Differenza di fatturato 80.000 euro
Sulla differenza di fatturato di 80.000 euro devo applicare la percentuale prevista per le attività con fatturato inferiore a 1 milione di euro, ossia il 15%: la prima somma parziale è pari a 12.000 euro (il 15% di 80.000 euro).
Su questa somma si applica la percentuale prevista per il settore di appartenenza. Nel caso dei ristoranti, la percentuale del contributo è pari al 200% di tale importo. Moltiplico quindi 12.000 euro per il 200% e ottengo la somma finale di 24.000 euro: sarà questa la somma che verrà erogata a titolo di contributo a fondo perduto.
Esempio 2: pasticceria con fatturato annuo di 300.000 euro
Fatturato aprile 2019: 15.000 euro.
fatturato aprile 2020: 3.000 euro.
Differenza di fatturato: 12.000 euro.
Sulla differenza di fatturato di 12.000 euro devo applicare la percentuale prevista per le attività con fatturato inferiore a 400.000 euro, ossia il 20%: la prima somma parziale è pari a 2.400 euro (il 20% di 12.000 euro).
Su questa somma si applica la percentuale prevista per il settore di appartenenza. Nel caso delle pasticcerie, la percentuale del contributo è pari al 150% di tale importo. Moltiplico quindi 2.400 euro per il 150% e ottengo la somma finale di 3.600 euro: sarà questa la somma che verrà erogata a titolo di contributo a fondo perduto.
Con l’ultimo dpcm del 3 novembre, nei territori in zona rossa o arancione è prevista la chiusura di una serie di attività.
Con il decreto Ristori Bis viene riconosciuto un contributo automatico a favore di alcune attività di commercio e altre attività maggiormente colpite dalla chiusura. Vi rientrano, in particolare, tutti i commercianti al dettaglio, gli ambulanti e i centri commerciali. In questo caso la percentuale di contributo, calcolato nello stesso modo esposto in precedenza, è del 200%.
Sempre in tale ipotesi, alcune attività già beneficiarie del contributo a fondo perduto (es. alberghi, bar, pasticcerie, ecc), sono beneficiarie di un ulteriore 50%, da calcolarsi sull’importo base del precedente contributo.
Con riferimento all’esempio 2, in questo caso la pasticceria ha diritto ad un ulteriore 50% rispetto alla somma iniziale di 2.000 euro (ossia 1.000 euro), che si somma ai 3.000 euro già previsti dal decreto Ristori. Il totale è così di 4.000 euro (3.000 + 1.000).
Il contributo viene erogato in automatico, dunque senza necessità di alcuna richiesta, per i soggetti già beneficiari del contributo a fondo perduto erogato a maggio in base al dl Rilancio, con accredito direttamente nello stesso conto corrente.
Per i nuovi soggetti beneficiari, il contributo può essere richiesto mediante presentazione all’Agenzia delle Entrate di una specifica istanza telematica. Il contributo può essere richiesto anche da parte di chi non ha usufruito del precedente contributo a fondo perduto previsto dal decreto Rilancio.
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