Le aziende stanno adottando tutte le misure necessarie per contenere il contagio nei locali aziendali. Ma la tutela della privacy del lavoratore dipendente prevale sulle domande e sulle richieste di informazioni formulate dall’azienda?
Dall’inizio della pandemia, lo stato di salute del dipendente è stato uno dei temi centrali nella gestione del personale. La rilevazione della temperatura corporea, la quarantena, le assenze e i ricoveri ospedalieri, i tamponi e la vaccinazione in azienda, i lavoratori “fragili”, a maggior ragione bisognosi di sicurezza sul lavoro: sono tutte previsioni che riguardano lo stato di salute e la privacy del lavoratore dipendente.
Con il proseguo della campagna vaccinale e la ripresa ordinaria di tutte le attività, ci si sta ponendo una serie di interrogativi: il datore di lavoro può sapere se un lavoratore si è vaccinato? Può chiedere tali informazioni al proprio dipendente o al medico competente?
La risposta è negativa.
In mancanza di una legge che lo preveda, il datore di lavoro non può chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o copia di documenti che comprovino l‘avvenuta vaccinazione anti Covid-19.
Non è consentito al datore di lavoro raccogliere, direttamente dagli interessati o tramite il medico competente, informazioni in merito a tutti gli aspetti relativi alla vaccinazione dei dipendenti, compresa l’intenzione del lavoratore di vaccinarsi o meno. Il trattamento dei dati relativi alle vaccinazioni è necessario per finalità di medicina preventiva e di medicina del lavoro. Tali trattamenti sono affidati esclusivamente ai professionisti sanitari.
Ad esempio, se il dipendente invia spontaneamente il green pass all’azienda. In questo caso, l’azienda deve limitarsi a prenderne atto, ma non può conservare né trattare tale informazione.
Secondo le indicazioni del Garante della privacy del 13 maggio 2021 «il datore di lavoro non può considerare lecito il trattamento dei dati relativi alla vaccinazione sulla base del consenso dei dipendenti, non potendo il consenso costituire in tal caso una valida condizione di liceità in ragione dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel contesto lavorativo».
Anche in questo caso la risposta è negativa.
Il medico competente è l’unico soggetto legittimato a raccogliere e trattare i dati relativi allo stato di salute dei lavoratori. Tra questi dati vi rientrano anche le informazioni relative alla vaccinazione dei lavoratori, nell’ambito della sorveglianza sanitaria e in sede di verifica dell’idoneità alla mansione specifica. Tuttavia, egli non può comunicare al datore di lavoro i nominativi dei dipendenti vaccinati. Diversamente, si tratterebbe di una gravissima violazione della privacy.
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