Lavoro con temperature record: il vademecum del Ministero del Lavoro

lavorare con il caldo
(foto Shutterstock)

Le indicazioni operative per gestire il lavoro nei giorni più caldi, preservando la sicurezza e la salute dei lavoratori

Secondo Copernicus, il programma di monitoraggio ambientale dell’Agenzia spaziale europea, si è trattato del luglio più caldo della storia. Il caldo record ha degli impatti anche sul mondo del lavoro, in particolare per tutti coloro che devono svolgere le proprie mansioni all’aperto. 

Le situazioni estreme che stiamo vivendo hanno consigliato al Ministero del Lavoro di stilare un Protocollo per la gestione in sicurezza del lavoro durante le giornate più calde

Nel testo si legge che “tutti i lavoratori hanno diritto a un ambiente in cui i rischi per la loro salute e sicurezza siano adeguatamente controllati e la temperatura sul lavoro è uno dei rischi che i datori di lavoro dovrebbero valutare”. Allo stesso tempo, con il decreto legge 98/2023 è stata garantita la cassa integrazione per il caldo anche per le aziende edili, del settore estrattivo e dell’agricoltura, con la previsione che tali giornate non sono conteggiate nel limite massimo biennale. 

Infine, con il messaggio INPS numero 2729 del 20 luglio, è stato ricordato che questa speciale cassa integrazione è ammessa anche con temperature inferiori ai 35 gradi, se in realtà la percepita è superiore.

Il Procotollo del Governo per il caldo record

Lavorare con le temperature elevate è un rischio per la salute

Il Vademecum del Governo lo dice chiaramente in premessa: l’aumento della temperatura ambiente media previsto con i cambiamenti climatici può avere un impatto significativo sui luoghi di lavoro. 

Questi i principali impatti:

  • gli eventi di calore estremo possono causare problemi di salute significativi come esaurimento da calore, colpo di calore e altre malattie legate allo stress da calore;
  • l’aumento delle temperature può causare un aumento dei livelli di stress nei lavoratori;
  • possono aumentare i livelli di inquinamento atmosferico e le esposizioni nocive per i lavoratori.

I settori più a rischio 

Nel documento vengono individuati i settori maggiormente esposti a rischio per la salute in caso di temperature elevate: 

  • le lavorazioni all’aperto, agricoltura, edilizia, operatori dell’emergenza
  • particolari lavorazioni eseguite all’interno dei locali, con particolare attenzione a  “coloro che lavorano in edifici scarsamente raffreddati o in ambienti con elevata produzione di calore industriale, svolgono lavori fisici pesanti o devono utilizzare DPI in condizioni di caldo”.

Le indicazioni operative per lavorare in sicurezza

Con riferimento ai suggerimenti del Ministero del Lavoro, l’approccio è di “iniziare con misure collettive e, se necessario, integrarle con misure individuali, ad esempio per affrontare rischi aggiuntivi per i lavoratori vulnerabili”.

Per quanto riguarda le mansioni da svolgere all’aperto, il vademecum suggerisce l’adozione di alcune misure, vediamo le più interessanti:

  • individuazione e formazione di un responsabile per la sorveglianza delle condizioni meteoclimatiche (attraverso la consultazione di siti dedicati) per attuare le misure di prevenzione individuate dal datore di lavoro;
  • rendere disponibile sui luoghi di lavoro un termometro e un igrometro;
  • evitare il più possibile l’esposizione diretta alla radiazione solare utilizzando tettoie, anche mobili, che possano permettere di lavorare all’ombra;
  • evitare il più possibile le lavorazioni durante le ore di maggior caldo, anticipando, ad esempio, inizio dell’orario di lavoro alla mattina presto e prolungandolo nelle ore serali;
  • destinare alle lavorazioni al coperto le ore centrali della giornata.

Pasti all’ombra e acqua per tutti

Anche l’alimentazione e l’idratazione possono svolgere un ruolo importante nella lotta al caldo. Non a caso, anche questi due punti sono stati approfonditi dal Vademecum.

Due consigli in particolare:

  1. consentire ai lavoratori di consumare i pasti in aree ombreggiate e, qualora presente il servizio mensa, limitando cibi grassi a favore di frutta e verdura, eliminando il consumo di alcool;
  2. rendere sempre disponibile acqua per i lavoratori, verificandone periodicamente la disponibilità nei pressi della zona della lavorazione in caso di cantieri o aree di grandi dimensioni.

Quando scatta la cassa integrazione per il caldo?

Come visto, le temperature elevate rappresentano un rischio per la salute dei lavoratori. Di recente, l’INPS, con il messaggio INPS numero 2729 del 20 luglio ha ricordato quali sono i presupposti per accedere a questa cassa integrazione speciale. 

L’Istituto ha precisato che “in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa in conseguenza delle temperature elevate, il ricorso al trattamento di integrazione salariale con la causale “eventi meteo” è invocabile dal datore di lavoro laddove le suddette temperature risultino superiori a 35° centigradi”.

Tuttavia, anche se il termometro segna una temperatura inferiore, è possibile chiedere l’intervento della cassa integrazione “qualora entri in considerazione la valutazione anche della temperatura cosiddetta “percepita”, che è più elevata di quella reale.”

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