Welfare aziendale: non si pagano le tasse sui rimborsi per i computer dei figli

bambino al computer sorridente
(foto Shutterstock)

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che l’azienda può rimborsare i costi per l’acquisto di computer e dispositivi necessari per la didattica a distanza, e che questi rimborsi non sono tassati

Welfare aziendale

L’Agenzia delle Entrate si esprime nuovamente su uno dei temi più ricorrenti dell’ultimo anno. Dopo lo smart working e le richieste di chiarimenti sui rimborsi delle utenze domestiche e dei costi dell’abbonamento internet, è il turno della seconda grande rivoluzione causata dall’emergenza pandemica: la didattica scolastica a distanza.

Una società, infatti, intende adottare un piano di welfare aziendale e tra i benefici offerti ai propri dipendenti c’è anche il rimborso di tutte le spese sostenute per l’acquisto di dispositivi (pc, laptop, tablet) necessari per la didattica scolastica a distanza. In alternativa, i lavoratori possono utilizzare dei voucher per l’acquisto di tali dispositivi presso rivenditori convenzionati.

Quali servizi rientrano nel welfare aziendale?

L’istruzione dei figli dei lavoratori ha un ruolo centrale nell’offerta dei servizi ricompresi nel welfare aziendale.

Secondo l’art. 51 lettera f-bis del TUIR rientrano nel welfare aziendale “le somme, i servizi e le prestazioni erogati dal datore di lavoro per la fruizione dei servizi di educazione e istruzione anche in età prescolare, compresi i servizi integrativi e di mensa ad essi connessi, nonché per la frequenza di ludoteche e di centri estivi e invernali e per borse di studio a favore dei medesimi familiari”.

Come spendere il welfare aziendale?

L’azienda può offrire direttamente il servizio scolastico, pagare e/o rimborsare le rette di iscrizione oppure incentivare e promuovere il diritto allo studio con apposite borse di studio.

Nel caso sottoposto all’attenzione dell’Agenzia delle Entrate, la società intende, invece, rimborsare i costi sostenuti per l’acquisto degli strumenti che permettono la frequentazione delle lezioni a distanza.

I rimborsi per i costi di acquisto pc non sono tassati

Con la risoluzione n. 37/e del 27 maggio 2021, l’Agenzia delle Entrate ha confermato che questa particolare forma di rimborsi rientra nella speciale previsione dell’art. 51 del TUIR, e quindi non concorre a formare il reddito del lavoratore: ciò significa che su questi rimborsi il lavoratore non deve pagare le tasse. Ugualmente se il dipendente preferisce utilizzare il voucher per l’acquisto presso i rivenditori.

Il motivo? Si tratta di “dispositivi fondamentali per consentire la didattica a distanza, il cui utilizzo è finalizzato all’educazione e all’istruzione”.

Pertanto, l’offerta di questi servizi in un piano di welfare aziendale può essere liberamente usufruita dai lavoratori e si tratta di rimborsi (o voucher) esenti da qualsiasi onere fiscale.

Come giustificare i rimborsi spesa?

L’Agenzia delle Entrate ricorda che è necessario conservare la documentazione relativa all’acquisto dei dispositivi e l’attestato, rilasciato dall’istituto scolastico, che comprovi la frequentazione delle lezioni a distanza.

Leggi anche:
Smart working: si pagano le tasse sui rimborsi dei costi di connessione
Welfare aziendale e borse di studio figli dipendenti: esentasse solo per studenti eccellenti
Smart working, i rimborsi spese di luce e acqua sono tassati?

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.