Cos’è l’infortunio sul lavoro

Come comportarsi in caso di infortunio
(foto iStock)

Lavoratori e aziende hanno precisi obblighi da rispettare in caso di infortunio sul posto di lavoro

L’infortunio è un evento violento e improvviso, accaduto in occasione di lavoro, che comporta una inabilità temporanea o assoluta alla prestazione lavorativa.  

I recenti episodi di infortuni sul lavoro richiamano l’attenzione sui principali obblighi a carico del lavoratore e dell’azienda. Immediata assistenza sanitaria, disponibilità a sottoporsi alle cure mediche. E ancora, denuncia dell’infortunio all’INAIL e rispetto delle fasce di reperibilità per le visite fiscali.

La definizione di «infortunio sul lavoro» è offerta dal D. Pr. n.1124 del 1965, ossia il Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Affinché si possa parlare di infortunio sul lavoro è dunque necessario che: 

  • sia stato un evento improvviso e violento: è la cosiddetta causa violenta, che distingue l’infortunio dalla malattia professionale;
  • sia intervenuto in occasione di lavoro, ossia deve presentare un nesso causale con l’attività lavorativa.

Cosa succede dopo un infortunio sul lavoro?

Vediamo i principali obblighi a carico dei soggetti coinvolti nell’ipotesi di infortunio sul lavoro.

Innanzitutto, il lavoratore deve sottoporsi alle cure mediche

Una volta curato deve trasmettere al datore di lavoro il numero identificativo del certificato medico, dove è riportata la data dell’infortunio e i giorni di prognosi. Il certificato medico è trasmesso all’Inail a cura del pronto soccorso.

Se sono in infortunio posso uscire di casa?

La risposta a questa domanda, posta frequentemente, è , il lavoratore può uscire di casa ed è obbligato a tenere una condotta tale da non pregiudicare la guarigione e il ritorno al lavoro.

Deve però rispettare le fasce di reperibilità, ossia delle fasce orarie in cui il personale ispettivo, d’ufficio o su richiesta dell’azienda, può fare dei controlli sullo stato di salute.

Il lavoratore deve rimanere a casa nei seguenti orari: 

  • per i lavoratori privati, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 (tutti i giorni compresi domenica e festivi);
  • per i lavoratori pubblici, in seguito alla sentenza del TAR del Lazio di novembre 2023,  valgono gli stessi orari indicati per i dipendenti privati.

Infortunio sul lavoro: cosa succede all’azienda? 

Innanzitutto, il datore di lavoro deve attivare tutti i dispositivi per permettere i soccorsi immediati al lavoratore. 

L’azienda poi ha dei precisi obblighi di denuncia dell’Infortunio all’Inail, ossia: 

  • per infortuni con prognosi superiore a 3 giorni, deve fare la denuncia entro 2 giorni dal ricevimento del certificato medico; il termine è di 24 ore in caso di evento mortale;
  • nel caso di infortunio con prognosi inferiore a 3 giorni, l’azienda deve comunicare l’infortunio, a soli fini statistici, entro 48 ore dal ricevimento del certificato medico.

Cosa succede se l’azienda non denuncia l’infortunio?

Il lavoratore deve trasmettere immediatamente all’azienda gli estremi del certificato, in modo che questa possa procedere con la denuncia di infortunio. 

Se il lavoratore non lo fa e l’azienda non ha avuto notizia dell’infortunio, il dipendente perde il diritto all’indennità per tutti i giorni in cui l’azienda non ha avuto notizia dell’incidente. 

Pensa ad esempio all’ipotesi di un infortunio in trasferta o fuori dai locali aziendali. Per questo motivo è fondamentale trasmettere immediatamente il certificato medico e comunicare subito all’azienda l’infortunio subito.

E se l’azienda, seppure avvisata, non fa la denuncia di infortunio? Si tratta di un’omissione punita severamente dalla legge, con una ammenda da 1.290,00 a 7.745,00 euro. In questo caso, il dipendente può comunque chiedere l’accertamento dell’infortunio, dimostrando che la patologia sofferta ha avuto origine durante lo svolgimento dell’attività lavorativa.

Dopo la denuncia di infortunio e dopo gli accertamenti dell’INAIL, è possibile che la società sia chiamata a pagare un premio INAIL maggiore, proprio in virtù del maggior rischio legato al proprio ciclo produttivo.

Chi tutela gli infortuni sul lavoro?

Il nostro ordinamento ha creato, all’inizio del secolo scorso, un apposito istituto pubblico che si occupa di tutelare i dipendenti dagli infortuni sul lavoro. È lINAIL, acronimo di Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, un istituto pubblico che viene finanziato dai contributi che il lavoratore, per il tramite dell’azienda, versa ogni mese in costanza di rapporto.

L’INAIL ha il compito di gestire tutta la fase amministrativa dell’infortunio e di erogare le tutele previste dall’ordinamento. C’è però un aspetto importante: l’assistenza offerta dall’INAIL non è esclusiva, ossia non è l’unica che può essere richiesta dal lavoratore in caso di infortunio, che rimane libero di chiedere ulteriori danni sia nei confronti del datore di lavoro, sia nei confronti di soggetti terzi. 

Proteggersi dalle conseguenze negative di un infortunio

La polizza infortuni è un tipo di copertura assicurativa che fornisce un indennizzo in caso di infortuni subiti dalla persona assicurata. Questo tipo di polizza è progettato per proteggere le persone da eventuali conseguenze finanziarie negative legate a infortuni sul lavoro o nella vita quotidiana.

Per chi è utile una polizza infortuni?

Questo tipo di garanzia assicurativa può essere particolarmente utile:

  • per le persone che svolgono mansioni e lavori a rischio o per chi esercita la libera professione;
  • per chi ha uno stile di vita attivo e sportivo, che aumenta il rischio di infortuni.

Inoltre, può fornire una fonte di sostegno finanziario per le persone e le loro famiglie in caso di infortuni gravi che possono impedire di lavorare e guadagnare un reddito.

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Cosa succede se l’INAIL non riconosce infortunio?  

L’INAIL potrebbe non riconoscere la natura professionale dell’evento patologico e dunque disconoscere l’evento come infortunio sul lavoro oppure riconoscere una percentuale inferiore di invalidità. Vediamo tre esempi: 

  • L’INAIL ritiene che la patologia sia simulata, cioè che il dipendente non si sia fatto male;
  • l’istituto ritiene che il dipendente si sia fatto male fuori dall’orario di lavoro, magari facendo attività sportiva oppure svolgendo dei lavori domestici; 
  • oppure, altro caso, l’INAIL ritiene che la patologia non sia ricollegabile allo svolgimento dell’attività lavorativa. 

In questi casi il lavoratore ha due possibili rimedi:

  • può fare ricorso contro il giudizio dell’INAIL;
  • può fare ricorso in tribunale direttamente contro il datore di lavoro per il riconoscimento del risarcimento del danno alla salute

Cosa succede se non si chiude l’infortunio? 

Una volta guarito il lavoratore può tornare liberamente in azienda? No, dipende da quanti giorni di prognosi sono stati indicati nel certificato medico.

Infatti, se sono stati indicati più di 3 giorni di prognosi, per poter rientrare al lavoro, il dipendente ha bisogno di ottenere un certificato medico dall’INAIL che accerti la chiusura dell’infortunio, è il cosiddetto “certificato di chiusura”. 

Solo con questo certificato l’azienda può far rientrare il lavoratore. In mancanza di questa documentazione, l’azienda può legittimamente rifiutare la prestazione e invitare il dipendente a sottoporsi a visita medica presso l’INAIL per ottenere il certificato di chiusura dell’infortunio.



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