Utilizzare la tecnologia per migliorare la qualità del lavoro. Una sfida da cogliere per l’avvocato del futuro
di Gianluca Spolverato
L’intelligenza artificiale sostituirà una parte significativa del lavoro degli avvocati, che potranno dedicarsi di più agli aspetti qualitativi della loro professione. Non si tratta di un cambiamento da temere, ma di una sfida importante da cogliere: l’intelligenza artificiale permette agli avvocati di accelerare notevolmente l’operatività routinaria, ed è destinata a trasformare radicalmente, in senso migliorativo, il lavoro dell’avvocato e, nel prossimo futuro, aiutare a risolvere anche le controversie più complesse.
Power Lex è, attualmente, il più avanzato tra i progetti di intelligenza artificiale: basato sull’elaborazione del linguaggio naturale (NLP), consente di leggere, analizzare, interpretare e tradurre una mole enorme di dati, permettendo al professionista avvocato di elaborare in pochissimo tempo gli atti per gestire un contenzioso assicurativo. In Italia, si stima che nel mondo assicurativo vi siano circa 220 mila cause all’anno: buona parte di queste ha a che fare con l’applicazione di alcune previsioni di legge, e riguardano la gestione dei risarcimenti danni da auto, o moto, o altri mezzi locomozione, o infortuni che accadono nella quotidianità.
Power Lex rappresenta il futuro del Diritto assicurativo, e della professione forense: è uno strumento con cui è possibile fare più cose, in una minor quantità di tempo, elevando notevolmente la qualità della professione e mettendo il professionista nella condizione di esprimere al meglio le proprie competenze.
Il tema fondamentale per approcciare all’intelligenza artificiale nel modo più efficace possibile, è quello della fornitura dei dati: perché la macchina possa imparare ad elaborare i documenti, e tradurli in soluzioni di controversie, è necessario mettere a sua disposizione il maggior quantitativo di dati possibile.
Il contenzioso assicurativo consente di raggiungere questo obiettivo, perché è un contesto ricco di controversie ricorrenti, che sono quelle contenenti il maggior numero di dati. Ma un giorno la macchina avrà sufficienti dati anche per elaborare quelle cause che non sono ricorrenti: a mano a mano che si danno alla macchina anche dati relativi ad altra tipologia di cause, meno ricorrenti, essa imparerà a gestirli e tradurli.
Oggi, esistono già macchine che si basano sull’intelligenza artificiale, capaci di fare un ragionamento giuridico e impostare un atto. La difficoltà risiede nell’insegnare alle macchine il diritto italiano: saranno proprio gli avvocati, in prima persona, attraverso il supporto dei tecnici, ad insegnare alle macchine dei processi di elaborazione dei dati sempre più evoluti.
Insegneranno ad essa come costruire una difesa, a definire la modellizzazione degli atti, ad utilizzare il linguaggio giuridico più appropriato: nel prossimo futuro, gestire il contenzioso sarà come guidare una macchina di Formula 1. Si ha a disposizione una macchina eccezionale, costruita da team di ingegneri: gli avvocati avranno il compito di saperla condurre nel modo migliore, e più proficuo per la loro professione e per il servizio che danno al cliente.
La sfida sarà quella di aggiornarla, di supportarla di pari passo con l’evoluzione del Diritto, continuando ad arricchirla con dati, in modo da renderla sempre più in grado di dare la migliore soluzione possibile, la miglior strategia difensiva possibile, e la migliore capacità predittiva. Grazie all’intelligenza artificiale, attraverso la macchina nel contenzioso assicurativo, oggi siamo in grado di ridurre i tempi di lavorazione del 90%: essa è in grado di elaborare i dati, e preparare una difesa nel giro di 15 minuti.