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TFR

Che cos'è il TFR e come funziona? Te lo spieghiamo in questa sezione, dove troverai tanti articoli di approfondimento dove ti raccontiamo le ultime novità in materia.

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Il TFR è il Trattamento di Fine Rapporto, ovvero una somma di denaro che spetta a un dipendente quando cessa il rapporto di lavoro con un'azienda, a prescindere dalla motivazione che ha portato alla chiusura del contratto. Il compenso matura mensilmente e viene corrisposto in maniera differita.

Tutti i lavoratori subordinati ne hanno diritto, indipendentemente dalla tipologia di contratto (tempo indeterminato, tempo determinato, sostituzione di maternità, a termine, a progetto, di apprendistato). L’entità economica del trattamento di fine rapporto TFR è legata alla RAL (Retribuzione Annua Lorda, la busta paga): più quest’ultima è elevata e maggiore sarà l’importo spettante.

TFR: significato del termine

Il TFR è un elemento della retribuzione di un dipendente e la sua erogazione avviene al momento della cessazione del rapporto di lavoro. La determinazione dell'importo avviene con riferimento alla retribuzione annua (nota anche come quota di competenza), che viene però rivalutato annualmente secondo un tasso collegato all'andamento dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie.

L'articolo 2120 del codice civile prevede che il TFR si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5". Ogni contratto collettivo nazionale del lavoro determina quali voci devono essere considerate, definendo nel dettaglio la somma che deve essere divisa per 13,5. In sostanza si tratta di tutti gli emolumenti retributivi, tra cui anche tredicesima e quattordicesima, aumenti per il superminimo, scatti di anzianità e, alcune volte, anche gli straordinari. Il TFR matura anche durante i periodi di malattia, maternità, infortunio. Per conoscere quali voci considerare per la quantificazione della tua quota di TFR, devi consultare il contratto collettivo applicato.

Se ad esempio un lavoratore ha percepito 1.500 euro in un mese, la quota relativa a quel periodo sarà pari a 1.500/13,5, ovvero 111,11 euro. La rivalutazione è invece pari all'1,5% in misura fissa, oltre al 75% dell'aumento dell'indice ISTAT rispetto al mese di dicembre dell'anno precedente.

TFR: tutte le informazioni necessarie

I lavoratori privati possono scegliere dove destinare il proprio TFR: lasciarlo in azienda oppure devolverlo ad un fondo pensione. La scelta deve essere effettuata entro 6 mesi dalla prima assunzione. Se il dipendente non esprime alcuna preferenza, la legge prevede che il TFR venga devoluto al fondo pensione istituito dalla contrattazione collettiva. La scelta, espressa o tacita, di devoluzione del TFR al fondo è irrevocabile. Viceversa, se il dipendente aveva preferito lasciare il TFR in azienda, può sempre destinarlo ad un fondo pensione.

Puoi controllare l'ammontare del tuo TFR direttamente in busta paga. Sul cedolino vengono infatti evidenziati l'aumento progressivo dell'importo mensile del trattamento di fine rapporto e l'ammontare complessivo. Con le diciture "retribuzione TFR" e "retribuzione annua TFR" noterai la cifra maturata fino al mese di competenza, sotto la voce "progressivo fondo TFR" verrà riportato l'importo maturato a livello annuale nel caso in cui avrai deciso di lasciare la somma in azienda. Se il TFR è stato destinato a un fondo pensione allora nella parte bassa del cedolino saranno presenti le voci "fondo previdenziale annuale da TFR" e "progressivo fondo previdenza da TFR".

E’ possibile richiedere il Trattamento di Fine Rapporto in via anticipata e senza aspettare la cessazione del rapporto lavorativo con l'azienda soltanto in tre casi specifici:

  • Acquisto della prima casa per sé o per i propri figli.
  • Necessità di sostenere spese sanitarie.
  • Bisogno di sostenere alcune spese durante i periodi di fruizione di specifici congedi.

Puoi richiederlo soltanto se hai lavorato per almeno otto anni per quell'azienda e per un importo massimo del 70% di quanto accantonato. La domanda potrà essere presentata una sola volta nel corso del rapporto di lavoro con lo stesso datore. L'azienda non è obbligata ad accogliere la richiesta, lo può fare soltanto per il 10% degli aventi diritti in un anno e per il 4% del numero totale di dipendenti in forza.

TFR Inps per il settore pubblico 

Se nel settore privato il trattamento di fine rapporto può essere lasciato in azienda oppure devoluto ad un fondo privato, il TFR dei dipendenti pubblici è gestito dall’INPS. 

Hanno diritto al TFR i dipendenti con contratto a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2000, quelli a tempo determinato in corso o successivo al 30 maggio 2000 (con durata minima di 15 giorni continuativi nel mese), quelli a tempo indeterminato assunti entro il 31 dicembre 2000 e che aderiscono a un fondo di previdenza complementare. Ai dipendenti pubblici iscritti alle casse ex ENPAS ed ex INADEL assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000, ma anche ai dipendenti ancora in regime di diritto pubblico, spetta il trattamento di fine servizio (TFS). 

Il calcolo del TFR per il settore pubblico è diverso da quello effettuato nel settore privato. Ogni anno di servizio viene accantonata una quota pari al 6,91% della retribuzione annua utile. Anche in questo caso è prevista una rivalutazione con un tasso costituito dall'1,5% in misura fissa e dal 75% dell'aumento dell'indice ISTAT.