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Contratto a tempo determinato

Il contratto a tempo determinato è da sempre una delle forme contrattuali più diffuse e utilizzate nel mondo del lavoro. Mentre il contratto a tempo indeterminato è spesso considerato un obiettivo desiderabile per la sicurezza e la stabilità che garantisce, la sua controparte “a termine” offre maggiore flessibilità sia agli imprenditori che ai dipendenti. Ma cosa implica realmente questa modalità contrattuale?

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Contratto a tempo determinato: definizione

Nel contratto a tempo determinato, le parti coinvolte (l’azienda e il lavoratore) stabiliscono a priori un periodo di inizio e fine dell'occupazione, chiaramente specificato nel documento contrattuale e variabile da pochi giorni fino a un anno (salvo circostanze particolari), a seconda delle esigenze dell'azienda e del tipo di lavoro.

Parlando di contratto determinato, risulta necessario introdurre un importante concetto, quello dell’acausalità. Secondo la legge, infatti, un contratto a tempo determinato acausale può essere stipulato senza alcuna motivazione specifica , a patto che venga rispettato il limite massimo di 12 mesi. Con il Decreto Lavoro, nel 2023, il Governo è intervenuto per rendere più agevole il ricorso al contratto a tempo determinato.

I limiti temporali sono stabiliti dalla legge per garantire che i dipendenti con contratti temporanei siano trattati equamente e non vengano utilizzati in modo improprio per eludere le normative sul lavoro a tempo indeterminato. Spesso questa tipologia contrattuale viene adoperata per soddisfare esigenze temporanee dell'azienda, come picchi di lavoro stagionali, progetti specifici o copertura di assenze temporanee. Come detto, un contratto determinato garantisce una certa flessibilità: al termine del periodo specificato, infatti, l’azienda e il lavoratore possono decidere se rinnovare il contratto, concluderlo o modificarne i termini.

Contratto di lavoro a tempo determinato

Come abbiamo detto, il contratto a tempo determinato può avere una durata massima di 12 mesi, che possono essere prorogati a 24 solo in specifiche situazioni (contratto a tempo determinato causale), come ad esempio esigenze aziendali temporanee e oggettive e sostituzione di altri lavoratori, oppure in caso di incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell'attività ordinaria. Se tali condizioni non dovessero sussistere, alla scadenza dei 12 mesi il rapporto di lavoro si trasformerebbe in un rapporto a tempo indeterminato. 

In via generale, comunque, la legge stabilisce che, nei casi in cui il rapporto di lavoro proseguisse oltre la scadenza del contratto a termine, il datore di lavoro sarebbe tenuto a corrispondere al lavoratore una retribuzione maggiorata del 20% fino al decimo giorno successivo e del 40% per ogni giorno ulteriore. Successivamente, il contratto sarà trasformato automaticamente in indeterminato oltre il trentesimo giorno (per i contratti determinati inferiori a 6 mesi) oppure oltre il cinquantesimo giorno, negli altri casi.

Per quanto riguarda le aziende, la normativa attuale stabilisce che il limite numerico di dipendenti inquadrabili con un contratto a termine non può superare il 20% della forza lavoro assunta a tempo indeterminato al 1° gennaio dell’anno di assunzione, tranne per i datori di lavoro che occupano fino a 5 dipendenti, per i quali è sempre possibile stipulare un contratto di lavoro a tempo determinato. 

Infine, è importante ricordare che un lavoratore assunto con contratto a tempo determinato per almeno 6 mesi ha eventualmente il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato in azienda entro i successivi 12 mesi, a patto che tali assunzioni riguardino ruoli compatibili con quelli da lui o lei svolti. Questo diritto si applica anche ai lavoratori assunti a tempo determinato per attività stagionali in caso di nuove assunzioni (a tempo determinato) per attività del medesimo tipo.