Contratto a tempo determinato 2024: tutto quello che c’è da sapere

Contratto a tempo determinato
(foto Shutterstock)

Disciplina e particolarità del rapporto di lavoro a tempo determinato. Quando può essere attivato, quanto dura, quando può essere rinnovato

Contratto a tempo determinato: cos’è 

Il contratto a tempo determinato è una delle modalità più comuni con cui inizia un rapporto di lavoro. Secondo i dati del Ministero del Lavoro pubblicati il 23 settembre 2022, nel 2021 questa tipologia ha rappresentato il 70% delle nuove posizioni lavorative.

Molte aziende preferiscono il contratto a tempo determinato perché lo vedono come un lungo periodo di prova per valutare le tue capacità. Alla scadenza, il contratto può essere trasformato in un rapporto a tempo indeterminato, confermando così il tuo posto in azienda.

Questa forma contrattuale è regolata dal decreto legislativo n. 81 del 2015, modificato nel 2019 dal Decreto Dignità. Le principali discussioni sul contratto a tempo determinato si concentrano da sempre su due aspetti: la durata e le causali.

Secondo l’articolo 19 del decreto legislativo 81 del 2015, la durata massima del contratto non può superare i 24 mesi. In altre parole, non puoi ottenere l’assunzione con contratti a termine per più di due anni presso la stessa azienda.

Inoltre, nel calcolo della durata, vengono considerati anche tutti i rapporti precedenti con lo stesso datore di lavoro, se relativi a mansioni dello stesso livello e categoria, indipendentemente dai periodi di interruzione tra un contratto e l’altro. Questo serve a evitare eventuali tentativi di aggirare la normativa.

Vantaggi e svantaggi contratto a tempo determinato​ 

Il contratto a termine offre vantaggi principalmente per le aziende. Questo tipo di contratto garantisce maggiore flessibilità, permettendo al datore di lavoro di rispondere a necessità temporanee, come un picco di attività o una sostituzione. 

Tuttavia, ci sono regole ben precise che servono a evitare abusi e a tutelarti. Per i lavori stagionali, ad esempio, sono previste norme specifiche. Se l’azienda non rispetta le regole, il contratto a termine può essere trasformato in un contratto a tempo indeterminato.

Dal tuo punto di vista, il contratto a termine ha alcuni svantaggi. La durata limitata può rendere difficile pianificare il futuro o la carriera. Inoltre, potresti incontrare ostacoli nell’accesso a strumenti di finanziamento, come prestiti o mutui, poiché il rapporto di lavoro non è considerato stabile.

Durata minima contratto a tempo determinato​ 

La legge non stabilisce una durata minima per il contratto a tempo determinato. Questo significa che il contratto può avere una durata anche di pochi giorni. Tuttavia, una scelta così breve potrebbe risultare poco utile, soprattutto considerando le regole che disciplinano il rinnovo dei contratti a termine.

È importante sapere che alcuni Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) possono prevedere una durata minima specifica per determinati settori o tipologie di lavoro. Ti conviene sempre controllare il tuo contratto collettivo per verificare se ci sono disposizioni particolari nel tuo caso.

Durata massima contratti a tempo determinato​ 

La durata massima di un contratto a tempo determinato è fissata dalla legge in 24 mesi. Può essere superata solo in casi specifici previsti dai contratti collettivi, che devono essere chiaramente indicati nel contratto stesso o in eventuali proroghe o rinnovi. In ogni caso, il limite complessivo di 24 mesi si applica all’intero rapporto di lavoro, anche in caso di proroga o rinnovo.

Esiste un’unica eccezione, rara e poco comune, che permette di aggiungere ulteriori 12 mesi alla durata massima. In questa ipotesi, è possibile stipulare un nuovo contratto a tempo determinato tra le stesse persone, ma solo rivolgendosi all’Ispettorato del lavoro.

Quali sono le causali?

Non tutte le aziende possono offrirti un contratto a termine di 24 mesi senza condizioni. La legge permette l’assunzione con un contratto a tempo determinato in modo libero, senza dover rispettare particolari requisiti, solo se il rapporto dura fino a 12 mesi.

Se invece il contratto supera i 12 mesi, si tratta di un rinnovo, di una proroga, o se l’intero rapporto supera i 12 mesi, devono esserci precise causali, ovvero motivazioni specifiche. Le principali sono:

  1. esigenze temporanee e oggettive, estranee all’attività ordinaria, oppure necessità di sostituire altri lavoratori;
  2. incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria.

Queste causali devono essere indicate per iscritto nel contratto o nella lettera di assunzione. Se non vengono riportate o risultano false, puoi impugnare il contratto e chiedere che il rapporto sia trasformato a tempo indeterminato, oltre a un risarcimento fino a 12 mensilità.

Questa normativa serve a prevenire e punire l’abuso dei contratti a termine quando vengono usati al di fuori delle condizioni previste dalla legge.

Scadenza contratto a tempo determinato comunicazione 

Quando un contratto a tempo determinato è arrivato alla scadenza, l’azienda deve rispettare alcuni obblighi. Uno dei principali è comunicare la cessazione del rapporto al Centro per l’Impiego, entro 5 giorni dalla fine del contratto.

Per quanto riguarda il rapporto con te, la legge non obbliga l’azienda a informarti della cessazione in anticipo. Tuttavia, sarebbe corretto che il datore di lavoro ti comunicasse la decisione di non proseguire o prorogare il contratto, per consentirti di organizzarti al meglio.

Proroga contratto a tempo determinato 

È importante distinguere tra proroga e rinnovo di un contratto a tempo determinato, due concetti che spesso vengono confusi. Facciamo un po’ di chiarezza:

  • la proroga del contratto a tempo determinato si verifica quando si sposta in avanti la scadenza di un contratto in corso. Ad esempio, un contratto che scade a giugno 2023 può essere prorogato fino a dicembre 2023;
  • Il rinnovo, invece, riguarda un contratto che è già scaduto e che riprende in un secondo momento. Ad esempio, un contratto scaduto a settembre 2022 può essere rinnovato a dicembre 2022, con una nuova scadenza a giugno 2023. In questo caso, bisogna rispettare il cosiddetto “stop and go”, cioè un periodo obbligatorio di pausa tra i due contratti: 10 giorni per contratti inferiori a 6 mesi e 20 giorni per quelli di durata superiore.

Le regole attuali, modificate dal Decreto Lavoro, stabiliscono che proroghe e rinnovi sono consentiti liberamente, senza necessità di indicare causali, se la durata complessiva del rapporto non supera i 12 mesi.

Quante proroghe sono consentite? Il numero massimo è quattro nell’arco di 24 mesi. Se c’è una quinta proroga o si supera il limite dei 24 mesi, il contratto si trasforma automaticamente a tempo indeterminato. Per i rinnovi, invece, non c’è un limite specifico, ma resta il vincolo della durata massima di 24 mesi.

Stop and go contratti a termine​ 

Tra un contratto a tempo determinato e quello successivo con lo stesso datore di lavoro, deve passare un certo periodo di tempo, chiamato “stop and go”. In altre parole, non puoi essere assunto nuovamente con un contratto a termine immediatamente dopo la scadenza del precedente.

La durata dello stop and go dipende dalla lunghezza del primo contratto:

  • 10 giorni di pausa, se il contratto iniziale era di 6 mesi o meno;
  • 20 giorni di pausa, se il contratto iniziale superava i 6 mesi.

Questa regola non vale in alcuni casi particolari, come per le attività stagionali, le start-up innovative e i contratti nel settore agricolo.

Riattivazione Naspi dopo contratto a termine 

Durante un contratto a tempo determinato, l’indennità di disoccupazione (NASpI) viene sospesa. Una volta terminato il contratto, la NASpI può essere riattivata automaticamente, senza bisogno di una nuova domanda, a condizione che tu comunichi tempestivamente la cessazione del rapporto di lavoro all’INPS.

Tieni presente un punto importante: se il contratto a termine supera i 6 mesi, la NASpI non viene più sospesa ma decade. In questo caso, per ricevere nuovamente l’indennità di disoccupazione, dovrai presentare una nuova domanda, a patto che soddisfi ancora i requisiti richiesti. Non ci sarà alcuna riattivazione automatica.

Trasformazione contratto da tempo determinato a tempo indeterminato​ 

In quali casi si verifica la trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato?​ Ci sono tre situazioni principali in cui questo può accadere.

  1. Per scelta delle parti: il contratto viene trasformato in tempo indeterminato per decisione dell’azienda o in base a un accordo tra te e il datore di lavoro.
  2. Per decisione del giudice: se impugni il contratto e il tribunale accerta che sono state violate le regole sul contratto a termine, il rapporto viene dichiarato a tempo indeterminato.
  3. Per superamento del termine fissato: se continui a lavorare dopo la scadenza del contratto, senza una decisione specifica dell’azienda, il contratto si trasforma in tempo indeterminato. Questo accade:
    • dopo 30 giorni, se il contratto iniziale durava fino a 6 mesi;
    • dopo 50 giorni, se il contratto iniziale superava i 6 mesi.

Come licenziarsi da un contratto a tempo determinato 

Prima di tutto, non si parla di licenziamento, ma di dimissioni. Con un contratto a tempo determinato, non puoi dare liberamente le dimissioni. Firmando il contratto, hai firmato l’impegno a lavorare per l’intera durata prevista.

L’unica eccezione sono le dimissioni per giusta causa, cioè quando si verificano gravi inadempimenti da parte del datore di lavoro che rendono impossibile continuare il rapporto di lavoro. In questi casi, puoi dimetterti immediatamente.

Preavviso per contratto a tempo determinato​ 

Con un contratto a tempo determinato, non puoi dimetterti liberamente, salvo nei casi di giusta causa. Questo significa che non devi preoccuparti di un eventuale periodo di preavviso, poiché le dimissioni per giusta causa hanno effetto immediato e non richiedono alcun preavviso.

Se però interrompi il contratto senza una giusta causa, rischi che l’azienda trattenga dalla tua busta paga somme a titolo di risarcimento. Queste trattenute possono essere pari al periodo di preavviso che avresti dovuto rispettare se il tuo contratto fosse stato a tempo indeterminato.

 

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