Le dimissioni per giusta causa

Dimissioni per giusta causa
(foto Shutterstock)

Il lavoratore si può dimettere in presenza di gravi inadempimenti da parte del proprio datore di lavoro

«Mi licenzio!» è l’espressione liberatoria del lavoratore che vuole abbandonare l’azienda. In realtà, l’espressione non è corretta: il lavoratore non si licenzia, ma più correttamente si dimette.

Il fenomeno delle grandi dimissioni («the great resignation») sta assumendo dimensioni sempre più importanti e perciò è fondamentale conoscere i dettagli delle norme che disciplinano l’atto con cui il dipendente lascia il proprio posto di lavoro.

Quando si può dimettere il lavoratore?

Le dimissioni sono l’atto con cui il lavoratore interrompe il proprio rapporto lavorativo, tecnicamente «recede» dal contratto.

Il dipendente non può recedere sempre liberamente dal lavoro, infatti:

  • nei contratti a tempo determinato, il recesso è consentito solo per giusta causa;
  • nei contratti a tempo indeterminato, il recesso può avvenire per giusta causa oppure con «preavviso».

Le dimissioni per giusta causa, dunque, consentono ai lavoratori, assunti a termine oppure a tempo indeterminato, di interrompere immediatamente il proprio rapporto. 

Quando c’è la giusta causa del recesso da parte del lavoratore?

La legge non contiene alcuna specificazione delle ipotesi in cui si configura la giusta causa delle dimissioni. Più in generale, tale ipotesi si configura in presenza di inadempimenti dell’azienda talmente gravi da non poter consentire la prosecuzione, nemmeno provvisoria, del rapporto. 

Qualche esempio? Secondo la giurisprudenza, il mancato pagamento dello stipendio, protratto per alcune mensilità, legittima il recesso per giusta causa del lavoratore; lo stesso dicasi per la grave inosservanza delle norme sulla sicurezza in azienda e a tutela della salute dei lavoratori, oppure nel caso di richiesta di prestazioni illecite o di reati all’interno dell’azienda.

Il lavoratore che si dimette per giusta causa ha diritto a ricevere l’indennità di preavviso e può richiedere anche la NASPI – disoccupazione.

Dimissioni per giusta causa, quante mensilità?

Le dimissioni per giusta causa hanno effetto immediato. Significa che il lavoratore può restare a casa dal momento stesso in cui comunica all’azienda le proprie dimissioni.  

Il dipendente deve rispettare il preavviso (le cosiddette «mensilità») solo nel caso di dimissioni ordinarie da un rapporto a tempo indeterminato. Viceversa, in tutte le ipotesi in cui il lavoratore si dimette per giusta causa, le dimissioni hanno un effetto immediato.

Cosa succede se il datore di lavoro rifiuta il recesso per giusta causa?

L’azienda può contestare la fondatezza dei motivi indicati dal lavoratore. Cosa succede in questo caso? Le dimissioni sono comunque efficaci, ma vengono considerate come dimissioni ordinarie senza preavviso, con la conseguenza che l’azienda può trattenere l’importo corrispondente al periodo di preavviso dall’ultima busta paga e/o dal Tfr.

A sua volta, il lavoratore potrà agire in giudizio per il riconoscimento della giusta causa e per farsi pagare gli importi così trattenuti. Attenzione però a un aspetto: l’eventuale contestazione della giusta causa da parte del datore di lavoro non conta ai fini INPS (ad esempio, per il riconoscimento dellindennità di disoccupazione).

 

 

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