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Lavoro autonomo

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Lavoro autonomo: scopri tutti i nostri articoli dedicati

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In Italia si contano circa cinque milioni di partite IVA, professionisti e lavoratori che operano nei più svariati settori dell'economia. Il lavoro autonomo è dunque molto praticato nel Bel Paese: si comincia aprendo una partita IVA e poi offrendo le proprie competenze a più clienti, rispettando contratti di lavoro autonomo, emettendo fatture e pagando le tasse come previsto dalle normative vigenti. 

Lavoro autonomo: significato 

Il lavoro autonomo si differenzia da quello dipendente per l'assenza di subordinazione. La disciplina è regolamentata dagli articoli 2222 e seguenti del codice civile e prevede che il rapporto tra azienda e prestatore possa essere instaurato con un contratto di prestazione autonoma. L'autonomo è libero di eseguire la propria attività nel modo che ritiene più opportuno, ma rispettando i termini e le condizioni del contratto di prestazione. Non può essere soggetto a limiti di orario (salvo quando opera nella sede del proprio cliente) e non è legato da vincoli di esclusività.  

Il lavoratore autonomo non deve rispondere a una scala gerarchica e sostiene direttamente le spese per la propria attività. In caso di inadempimento professionale ne risponde a livello civilistico e non può essere licenziato, ma il cliente può recedere dal contratto secondo quanto previsto dal codice civile. 

La partita IVA può essere aperta in regime forfettario o ordinario. Nel primo caso si pagano le tasse su una percentuale fissa degli incassi, nel secondo sulla differenza tra incassi e spese. Il regime agevolato prevede una tassazione al 15% (5% nei primi cinque anni di attività) soltanto su una parte degli incassi, definita in base alla professione. Il regime ordinario prevede il pagamento di un importo tra il 23% e il 43%, a crescere in base al reddito imponibile (incassi-spese-contributi), al netto delle spese e dei costi. 

Le diverse forme del lavoro autonomo

In alternativa alla Partita Iva è possibile svolgere un lavoro autonomo occasionale. Si tratta di lavoro non subordinato e che viene svolto saltuariamente, come determinato dall'articolo 2222 del codice civile. In questo caso l'attività lavorativa viene eseguita ogni tanto e con l'intento di fornire un servizio o un prodotto a uno o più committenti durante l'anno. Chi intende percorrere questa strada professionale non ha bisogno di aprire una partita IVA e nemmeno di iscriversi alla Gestione Separata (se non si superano i 5.000 euro di fatturato annuo). Entro il limite dei 5.000 euro lordi c'è soltanto una tassa da applicare: il 20% di ritenuta d'acconto, se la prestazione è destinata a un committente sostituto d'imposta. Il lavoratore autonomo non è obbligato a emettere fattura, ma dovrà semplicemente preparare una ricevuta che riporta i propri dati personali e quelli del cliente, il compenso lordo e la norma di esenzione IVA. Alcuni esempi di persone che possono svolgere questo tipo di lavoro sono coloro che si occupano di attività intellettuali, freelance, designer, procacciatori d'affari. In questo caso i redditi ottenuti vengono classificati come redditi diversi e i titolari possono beneficiare della detrazione da lavoro autonomo. Questa detrazione decade se il lavoratore è già titolare di un rapporto dipendente o se percepisce la pensione. Non è obbligatorio sottoscrivere un contratto di lavoro autonomo occasionale tra le parti (prestatore e committente), ma può essere utile farlo per supportare la natura contrattuale del rapporto instaurato.  

In alcuni casi il lavoro non può essere svolto in totale autonomia e in maniera distaccata dalla struttura del cliente. Proprio per questo motivo è prevista la collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co), disciplinata dal decreto legislativo 81/2015 che recita: "Rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente". 

Il collaboratore non deve aprire la partita IVA e riceverà periodicamente un cedolino paga. Si differenzia dal lavoro autonomo perché la prestazione deve essere svolta nell'ambito dell'attività produttiva del cliente, il quale fornisce anche materiali e strumenti per lo svolgimento della mansione. L'attività è coordinata dal committente, il quale può impartire ordini sull'esecuzione dell'attività. 

Sono previste anche prestazioni di lavoro occasionale, particolarmente utilizzate in determinati settori come turismo e ristorazione. In questo caso il rapporto è subordinato a un datore e prevede dei limiti di utilizzo: una persona non può effettuare prestazioni per compensi superiori a 2.500 euro per un singolo cliente e non può superare globalmente i 5.000 euro; il singolo utilizzatore non può erogare compensi maggiori a 10.000 euro annui complessivi in questa modalità.