Demansionamento: cos’è e come funziona

(foto Shutterstock)

A tutela dei lavoratori, il legislatore ha previsto dei limiti al potere organizzativo e direttivo dell’azienda

Se hai ottenuto l’assunzione come responsabile dell’area vendite e nel tempo hai subito un declassamento, per esempio come commesso, oppure avresti dovuto occuparti di controllo qualità, ma hai subito un trasferimento sulla linea di produzione, o ancora eri responsabile amministrativa e ora ti fanno svolgere solo attività di contabilità di base, è molto probabile che tu abbia subito un demansionamento.

Nel corso del rapporto di lavoro, l’azienda non può modificare liberamente le tue mansioni, soprattutto se questo comporta un arretramento rispetto al livello di responsabilità e professionalità per cui hai avuto l’assunzione. Anche se il datore di lavoro ha un potere organizzativo, non può assegnarti compiti inferiori senza rispettare i limiti previsti dalla legge.

Che cosa sono le mansioni lavorative?

Le mansioni lavorative sono l’insieme delle attività che come dipendente devi concretamente compiere.

L’elenco delle mansioni da eseguire è descritto nei vari contratti collettivi.

È necessario che nel contratto di lavoro o nella lettera di assunzione siano indicati il livello di inquadramento e la qualifica attribuita.

Le mansioni, ossia le attività in concreto realizzate, giustificano l’attribuzione di una determinata qualifica (ad esempio come responsabile turno, addetto controllo qualità, cassiera, vetrinista).

Quando si verifica il demansionamento?

Il demansionamento si verifica quando un’azienda ti assegna mansioni inferiori rispetto a quelle previste al momento dell’assunzione.

L’articolo 2103 del Codice Civile stabilisce che devi lavorare per le mansioni per le quali hai ottenuto l’assunzione.

Questa norma serve a tutelarti da eventuali abusi: senza un limite chiaro, il datore di lavoro potrebbe chiederti di svolgere qualunque incarico, anche se lontano dal tuo profilo professionale.

Il concetto opposto, cioè l’assegnazione a mansioni superiori, è invece consentito. In quel caso, oltre a un livello di responsabilità più alto, hai diritto a un adeguamento immediato della retribuzione.

Differenza tra demansionamento e dequalificazione

Spesso i termini demansionamento e dequalificazione vengono utilizzati quali sinonimi. In realtà, dal punto di vista tecnico, hanno significati diversi, in particolare:

  • demansionamento significa impiegare un lavoratore a mansioni più basse rispetto a quelle pattuite in sede di assunzione o concordate in costanza di rapporto;
  • la dequalificazione riguarda più propriamente l’inquadramento del lavoratore, ossia il sistema di classificazione adottato dai contratti collettivi. La dequalificazione si verifica tutte le volte in cui svolgi determinate mansioni, ma hai un inquadramento di livello inferiore; spesso questa situazione crea un contenzioso tra lavoratore ed azienda per la richiesta di riconoscimento del superiore livello e delle relative differenze retributive.

Demansionamento: quando è legittimo?

In linea generale, il demansionamento non è consentito. Esistono però alcune eccezioni, ossia casi in cui è legittimo assegnare a un lavoratore mansioni diverse e inferiori rispetto a quelle iniziali.

Una di queste è quando la possibilità di modifica è prevista dal contratto collettivo applicato. Un’altra è indicata direttamente dall’articolo 2103 del Codice Civile, che ammette il demansionamento in presenza di una modifica degli assetti organizzativi aziendali, a condizione che le nuove attività rientrino nella stessa categoria legale.

In quest’ultimo caso, anche se cambi il tipo di mansione, la retribuzione resta invariata. Al di fuori di queste ipotesi, però, qualsiasi cambiamento verso mansioni inferiori è considerato illegittimo.

Come può difendersi il lavoratore?

Come lavoratore puoi ricorrere al Tribunale, anche in via d’urgenza, per chiedere che ti vengano nuovamente assegnate le mansioni originarie previste al momento dell’assunzione.

Se l’inadempimento dell’azienda si protrae nel tempo, hai anche la possibilità di dimetterti per giusta causa, mantenendo il diritto al risarcimento del danno.

Puoi rifiutarti di svolgere le mansioni inferiori? In linea generale, il semplice cambiamento verso mansioni inferiori non ti autorizza a rifiutare l’adempimento né a sospendere la prestazione lavorativa.

Solo in situazioni particolarmente gravi, come l’assegnazione a compiti che violano le norme sulla sicurezza e mettono a rischio la salute, puoi rifiutare le nuove attività e interrompere il lavoro.

Il lavoratore può accettare il demansionamento?

Sì, puoi accettare senza problemi un demansionamento, se lo ritieni opportuno. L’accettazione può essere tacita, nel caso in cui tu continui a svolgere le nuove mansioni senza sollevare alcuna contestazione.

Oppure può essere espressa, se tu e l’azienda sottoscrivete un accordo,  chiamato accordo di demansionamento, con cui decidete consensualmente di modificare le mansioni originariamente previste al momento dell’assunzione.

Il demansionamento causa danni psicologici​? 

Il demansionamento può provocare danni psicologici e compromettere le tue abitudini di vita, generando quello che tecnicamente viene definito “danno esistenziale”. Si tratta di un pregiudizio oggettivamente accertabile, che influisce negativamente sul tuo modo di vivere e relazionarti con l’esterno.

In ogni caso, sta a te dimostrare in giudizio l’esistenza di questo danno e il legame diretto con il demansionamento. Secondo la Corte di Cassazione, il danno esistenziale può essere risarcito se provi, anche tramite presunzioni, che il cambio di mansioni ha modificato la tua vita quotidiana e relazionale, ad esempio alterando le tue abitudini, frustrando aspettative professionali o causando disagi noti anche all’esterno del contesto lavorativo.

La prova può fondarsi su vari elementi, come durata e gravità della dequalificazione, visibilità interna ed esterna dell’evento, effetti sulle relazioni personali, reazioni al demansionamento e così via. Il giudice potrà quindi risalire all’esistenza del danno attraverso una valutazione basata sull’esperienza comune e su un prudente apprezzamento del caso concreto.

Calcolo danno da demansionamento​ 

Come si fa il calcolo danno da demansionamento? La giurisprudenza indica che il calcolo va fatto in misura percentuale rispetto alla retribuzione, moltiplicata per il numero di mesi in cui si è realizzato il demansionamento.

Si dovranno poi considerare questi elementi:

  • gravità del demansionamento;
  • anzianità di servizio; 
  • durata della condotta;
  • lesione dell’immagine professionale.

Come provare il demansionamento 

Puoi provare il demansionamento con qualunque mezzo di prova. La prova deve riguardare l’attività in concreto svolta, che deve essere a un livello professionale inferiore rispetto alle mansioni pattuite.

Dunque puoi provare il demansionamento:

  • attraverso prove testimoniali di colleghi o di clienti;
  • attraverso video o foto;
  • in alcuni casi anche utilizzando la corrispondenza mail o WhatsApp con l’azienda o il proprio responsabile.

 

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