Ecco le regole che permettono a un lavoratore a termine di risolvere il proprio rapporto di lavoro
Se hai un contratto a tempo determinato, non puoi dimetterti liberamente in qualsiasi momento. Diversamente da un contratto a tempo indeterminato, questo tipo di contratto è più rigido sia nell’assunzione che nella conclusione.
In pratica, non sono previste dimissioni con preavviso, ma solo dimissioni per giusta causa. Se decidi di lasciare il lavoro prima della scadenza senza una giusta causa, potresti dover risarcire l’azienda per eventuali danni causati dalla tua decisione.
Il contratto a tempo determinato non è una forma contrattuale flessibile, né quando inizi né quando vuoi concludere il rapporto. Al contrario, è piuttosto rigido. La tua azienda può offrirti questo tipo di contratto solo in presenza di specifiche condizioni (causali) e per un periodo massimo di 24 mesi.
Inoltre, i rinnovi e le proroghe non sono completamente liberi. L’unica eccezione è rappresentata dai contratti con durata inferiore a 12 mesi, che non richiedono causali.
Questo significa che il tuo datore di lavoro deve prestare attenzione sia alla durata complessiva del rapporto sia al numero di contratti successivi stipulati con te.
In molti casi, i contratti collettivi limitano anche la percentuale di lavoratori a tempo determinato che un’azienda può avere. Se il tuo datore supera questa soglia, i contratti in corso non sono automaticamente invalidati, ma ciò potrebbe creare problemi nei rapporti sindacali e nelle relazioni industriali.
Anche per te, come lavoratore, il contratto a tempo determinato ha delle regole rigide, soprattutto in caso di dimissioni. Con un contratto a tempo indeterminato, puoi dimetterti in qualsiasi momento, rispettando un periodo di preavviso stabilito dal contratto collettivo. Una volta terminato il preavviso, il rapporto si conclude.
Con un contratto a tempo determinato, invece, non sono previsti né il preavviso né le dimissioni volontarie. Perché? Perché, firmando questo tipo di contratto, ti sei impegnato a lavorare per un periodo specifico. Questo è il principio su cui si basa il contratto a tempo determinato: entrambe le parti accettano una durata fissa fin dall’inizio.
Anche con un contratto a tempo determinato, puoi dimetterti se c’è una giusta causa. Questo principio, previsto dalla legge, vale per tutti i rapporti di lavoro, compresi quelli a tempo determinato. La giusta causa si verifica quando diventa impossibile continuare a lavorare, nemmeno temporaneamente, a causa di gravi problemi.
Ecco alcuni esempi comuni di giusta causa:
In questi casi, puoi lasciare il lavoro con effetto immediato, comunicando la tua decisione.
Se ti stai chiedendo quanti giorni di preavviso devi dare per dimetterti da un contratto a tempo determinato, la risposta è semplice: non è previsto alcun periodo di preavviso, perché le dimissioni volontarie non sono ammesse.
Tuttavia, a volte chi ha un contratto a tempo determinato sceglie comunque di dimettersi, offrendo un periodo di preavviso all’azienda. Questo può aiutare a evitare che l’azienda trattenga una somma pari al periodo di preavviso come risarcimento per eventuali danni.
Anche se questa scelta può sembrare prudente e vantaggiosa, non garantisce che l’azienda non possa avanzare altre richieste di risarcimento.
I problemi nascono quando ti dimetti prima della fine del contratto senza una giusta causa, oppure se l’azienda contesta i motivi che hai indicato per dimetterti.
Questo accade spesso quando trovi un’altra opportunità di lavoro, magari a tempo indeterminato. In questi casi, le dimissioni sono considerate illegittime, e l’azienda può chiederti un risarcimento per i danni subiti.
Il motivo? Il tuo datore di lavoro contava sulla tua presenza fino alla fine del contratto. Dimettendoti in modo illegittimo, lasci scoperta la tua posizione e obblighi l’azienda a cercare una nuova risorsa, con tutte le difficoltà che questo comporta. Tra i danni che l’azienda potrebbe chiederti di risarcire ci sono:
Le dimissioni da un contratto a tempo determinato non sono consentite. Tuttavia, se decidi di lasciare il posto di lavoro, ti consigliamo di formalizzare le dimissioni riconoscendo all’azienda un periodo di preavviso. Questo potrebbe aiutare a ridurre eventuali conseguenze economiche.
Ma cosa succede se ti dimetti immediatamente? A quanto ammonta la penale? Né la legge né i contratti collettivi stabiliscono un importo preciso. Di solito, si applica una somma pari al periodo di preavviso previsto per le dimissioni da un contratto a tempo indeterminato.
Per sapere a quanto corrisponde questa cifra, devi controllare il tuo contratto collettivo, nella sezione che regola il preavviso per i contratti a tempo indeterminato.
Cosa puoi fare se vuoi cambiare lavoro? Se hai un contratto a tempo indeterminato, puoi dimetterti in qualsiasi momento rispettando il periodo di preavviso previsto dal contratto collettivo. Una volta terminato il preavviso, il rapporto di lavoro si conclude regolarmente.
Con un contratto a tempo determinato, invece, puoi dimetterti solo per giusta causa, una situazione sempre consentita dalla legge. Non è possibile dimettersi con preavviso, poiché questa opzione non è prevista dal nostro ordinamento.
Se scegli comunque di lasciare il lavoro prima della scadenza del contratto, devi considerare il rischio che l’azienda possa chiederti un risarcimento per i danni causati dall’interruzione anticipata del rapporto.
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