Menomazione, handicap e disabilità sono termini a volte usati come sinonimi, ma presentano delle differenze
Nel 2019, l’Istat ha rilevato che in Italia ci sono circa tre milioni di persone che non riescono a svolgere le attività quotidiane in modo autonomo. Lo sapevi che la fascia più colpita è quella degli anziani?
In una situazione come questa, la tutela delle persone con disabilità è fondamentale. Anche tu potresti avere bisogno di sapere se puoi chiedere permessi, congedi speciali o se hai diritto a delle agevolazioni fiscali.
Dal 30 giugno 2024, in tutti i testi di legge, i termini “handicap” o “persona handicappata” sono stati sostituiti con “disabilità” o “condizioni di disabilità”. La parola “handicap” non è più utilizzabile nei testi normativi ufficiali.
Qualunque sia il motivo per cui vuoi informarti su questo tema, in questo articolo troverai un aiuto per capire la differenza tra menomazione, disabilità e handicap, con un breve cenno alle tutele previste dalla legge.
Anche se spesso vengono usati come sinonimi, invalidità e disabilità indicano due cose diverse. La disabilità riguarda le difficoltà che una persona può incontrare nel partecipare pienamente alla vita sociale, a causa di una condizione fisica, mentale o sensoriale che interagisce con barriere esterne.
L’invalidità, invece, è un riconoscimento di tipo medico-legale che serve a stabilire quanto una certa condizione riduca la capacità lavorativa o funzionale di una persona. In pratica, la disabilità mette l’accento sull’interazione con l’ambiente, mentre l’invalidità si concentra su quanto quella condizione incide sulla salute e sul lavoro.
Possiamo definire il significato di disabilità come la conseguenza diretta della menomazione, perché dalla perdita o anomalia di cui abbiamo parlato prima è naturale che l’individuo faccia più fatica a svolgere le sue normali attività quotidiane.
Il Legislatore, con il Decreto Disabilità, ossia il decreto legislativo numero 62/2024 ha fornito una nuova definizione di disabilità, coerente con una diversa e maggiore sensibilità sociale e in linea con gli aggiornamenti medico-scientifici.
Dunque, che cos’è la disabilità? La disabilità è definita come una compromissione fisica, mentale, intellettiva, del neurosviluppo o sensoriale, che dura nel tempo e che, insieme ad alcune barriere, può rendere più difficile partecipare pienamente alla vita di tutti i giorni, alla pari con le altre persone.
Si parla di compromissione “duratura” quando una condizione resta nel tempo o può migliorare solo lentamente, nel lungo periodo.
L’aspetto più importante che devi tenere a mente è questo: la disabilità non riguarda solo la condizione individuale, ma anche le difficoltà nell’accedere a scuola, al lavoro, alle relazioni sociali o semplicemente a spazi pubblici, a causa di ostacoli esterni.
Anche per questo, in Italia esiste un Testo Unico che riguarda l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità. Il suo scopo è garantire il rispetto della dignità, dell’autonomia e favorire la piena partecipazione alla vita familiare, scolastica, lavorativa e sociale.
L’uso del termine handicap o handicappato è stato definitivamente abrogato in Italia.
Quando è avvenuto il cambiamento? Con il Decreto Disabilità, dal 30 giugno 2024:
Anche se la legge è cambiata, nella pratica si continua spesso a usare il termine handicap per indicare una difficoltà sociale, cioè uno svantaggio che impedisce alla persona di partecipare alla vita sociale come chiunque altro.
In questo caso, a differenza della menomazione (che riguarda il corpo o la mente) o della disabilità (che riguarda l’interazione con l’ambiente), ciò che conta è proprio l’ostacolo nel vivere la società alla pari con gli altri.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce menomazione qualsiasi perdita o anomalia di una funzione del corpo.
Ma cosa vuol dire nel concreto? Devi pensare non solo a patologie fisiche, come ad esempio la perdita di un arto, ma anche mentali che rendono più difficile l’integrazione sociale della persona.
Non solo: sempre con riguardo al significato di menomazione, sempre l’OMS parla di “esteriorizzazione di una condizione patologica”, cioè di come questa situazione renda più difficile l’interazione sociale dell’individuo proprio in seguito alla riduzione delle sue capacità.
Non c’è differenza tra disabilità e handicap, perché entrambi si riferiscono allo stesso concetto. Tuttavia, dal 30 giugno 2024, è obbligatorio usare solo i termini “disabilità” o “condizione di disabilità”, evitando del tutto parole come handicap o persona handicappata.
La differenza tra menomazione e disabilità, invece, è più chiara:
In pratica, la menomazione è la causa della condizione di disabilità.
Facciamo un esempio: una persona che ha perso un arto inferiore ha una menomazione fisica. Questa condizione comporta una disabilità, che può creare ostacoli nella vita quotidiana.
Se ti ritrovi anche in una sola delle situazioni viste finora, sappi che sia in Italia che negli altri Paesi europei esiste un principio fondamentale: quello di non discriminazione.
Questo principio serve a garantire che tutte le persone siano trattate allo stesso modo, indipendentemente dalla condizione fisica, dalla nazionalità, dal sesso, dalla razza, dalla religione e da molte altre caratteristiche personali.
Ma vale anche sul lavoro? Sì, e in diversi ambiti.
Ad esempio, se hai una disabilità, le assenze per malattia legate a questa condizione non possono essere trattate allo stesso modo di quelle fatte da chi non ha una disabilità.
Attenzione: questa regola si applica solo alle assenze direttamente collegate alla disabilità, non a tutte le assenze in generale.
Per capire a quali agevolazioni o tutele puoi accedere, dobbiamo fare una distinzione molto importante.
L’articolo 3 della legge 104/92, infatti, disciplina due diverse forme di disabilità:
In questo secondo caso, se la disabilità è accertata dalle autorità competenti, si ha accesso a svariate agevolazioni. Uno tra i più importanti è il diritto a usufruire dei permessi 104 cioè di tre giorni al mese retribuiti. Ma non solo, può essere fatta domanda all’INPS anche per l’indennità di accompagnamento.
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