Lavoro festivo: quando è obbligatorio e come retribuirlo

Lavoro festivo
(foto Shutterstock)

Il lavoro festivo viene svolto durante i giorni considerati di festa, rispettando i limiti settimanali e mensili previsti dalla legge

Il lavoro festivo è un tema che spesso genera confusione tra te e il tuo datore di lavoro. È importante sapere quando hai l’obbligo di lavorare nei giorni di festa e come deve essere retribuito questo impegno extra.

Per queste giornate è prevista una maggiorazione sulla retribuzione, ma l’importo non è sempre uguale: varia in base al contratto collettivo applicato.

Di seguito vedremo le regole che disciplinano il lavoro festivo, con esempi pratici per capire in quali casi è obbligatorio lavorare durante le festività e quali accordi o maggiorazioni si applicano.

Lavoro festivo: cos’è e come funziona

Il lavoro festivo è l’attività svolta nei giorni riconosciuti come festività ufficiali. Se ti capita di lavorare in questi giorni, è importante conoscere le regole previste, perché sono diverse rispetto a quelle ordinarie.

In alcuni settori, come sanità, commercio e turismo, è necessario garantire la continuità dei servizi. Per questo, può essere richiesto di lavorare anche nei giorni di festa.

Proprio per riconoscere questo impegno, i contratti collettivi di lavoro (CCNL) prevedono una maggiorazione sulla retribuzione. In alcuni casi, oltre al compenso aggiuntivo, è possibile avere anche un riposo compensativo per recuperare la giornata festiva lavorata.

Quali sono i giorni festivi

Di norma, i giorni festivi in Italia sono tutte le domeniche, e tutti gli ulteriori giorni festivi individuati dai contratti collettivi e dalle varie ricorrenze civili e religiose presenti nel territorio.

Quindi quali sono i giorni festivi? Partiamo con quelli individuati dai contratti collettivi, che sono il Santo Patrono, che varia di città in città, e in alcuni casi anche il sabato.

Ci sono poi i giorni individuati dalla legge (L.260/49), che sono i seguenti:

  • le domeniche;
  • l’01 gennaio di ogni anno;
  • 6 gennaio (Epifania);
  • 25 aprile (Liberazione);
  • lunedì dopo Pasqua;
  • 1° maggio (Festa del Lavoro);
  • 2 giugno (Festa della Repubblica Italiana);
  • 15 agosto (Assunzione);
  • 1° novembre (Ognissanti);
  • 8 dicembre (Immacolata);
  • 25 dicembre (Natale);
  • 26 dicembre (Santo Stefano).

Per fare un esempio, nel CCNL Commercio, le festività individuano la domenica come giornata di riposo, ma non il sabato. Il fatto che tu stia lavorando comunque 5 giorni su 7 (ipoteticamente da lunedì a venerdì) è comunque perfettamente regolare. È infatti un’opzione prevista dallo stesso CCNL e non va ad incidere sulla tutela di quello che ti spetta annualmente.

Quali sono le festività soppresse

La legge di riferimento per capire quali festività sono state soppresse è la n. 54/1977. L’articolo 1 stabilisce che non sono più considerate giorni festivi: San Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini e Santi Pietro e Paolo.

Per compensare l’abolizione di queste festività, la contrattazione collettiva ha generalmente riconosciuto 32 ore di permessi individuali retribuiti, corrispondenti al tempo di lavoro che sarebbe stato svolto in quei giorni.

Queste 32 ore non vengono riconosciute automaticamente a tutti, ma si maturano in base ai mesi di lavoro effettivo e alla percentuale di part-time. Se hai un contratto full-time e hai lavorato per tutto l’anno, maturi 32 ore di permessi. Se invece hai un part-time al 50%, maturi solo 16 ore annue.

Attenzione! Non tutti i CCNL prevedono le cosiddette “Ex Festività”. Prima di fare una richiesta al tuo datore di lavoro, verifica se il tuo contratto prevede questo diritto.

Per quanto riguarda il 2 giugno e il 4 novembre, la situazione è diversa:

  • il 2 giugno è attualmente un giorno festivo;
  • il 4 novembre è stato spostato alla prima domenica del mese. Alcuni CCNL prevedono, per questa festività, l’erogazione del trattamento economico delle festività coincidenti con la domenica, quindi la giornata viene pagata doppia.

Posso rifiutarmi di lavorare la domenica?

La domanda “Posso rifiutarmi di lavorare la domenica?” è spesso oggetto di dubbi e discussioni. In generale, non esiste un divieto di lavorare la domenica, basta che ci sia un accordo tra te e il datore di lavoro.

Alcuni settori hanno un ciclo produttivo che non si ferma al venerdì, ma anzi si concentra nei fine settimana. È il caso dei negozi, delle strutture sanitarie o del settore turistico, dove il lavoro domenicale è spesso previsto dal contratto e quindi obbligatorio per chi è di turno.

Alcuni CCNL stabiliscono delle categorie di lavoratori che hanno diritto a rifiutare il lavoro domenicale. Ad esempio, nel CCNL Commercio, possono rifiutarsi:

  • i genitori affidatari di bambini fino a 3 anni;
  • chi assiste una persona con disabilità o non autosufficiente, titolare di assegno di accompagnamento e convivente;
  • chi ha una disabilità grave riconosciuta dalla Legge n. 104/1992, art. 3, comma 3.

In ogni caso, il lavoro domenicale deve sempre rispettare i limiti settimanali e mensili previsti dalla legge.

Il tirocinante può lavorare nei giorni festivi?

, se sei un tirocinante, puoi lavorare nei giorni festivi, ma ci sono alcune regole importanti da rispettare.

A differenza di un lavoratore dipendente, non puoi superare il limite di 40 ore settimanali, oppure quello indicato nel progetto formativo, se è inferiore.

Se lavori di domenica o in un altro giorno festivo, dovrai avere almeno un giorno di riposo per garantire che il totale delle ore resti entro i limiti previsti.

Inoltre, deve esserci sempre la supervisione del tutor aziendale e il rispetto di tutte le regole contenute nel patto formativo, che rappresenta il tuo accordo di riferimento per il tirocinio.

Maggiorazione lavoro festivo: i giorni festivi vengono pagati il doppio?

Facciamo un esempio pratico prendendo come riferimento uno dei CCNL più applicati nelle aziende: cosa dice il CCNL Commercio?

L’articolo 153, intitolato proprio “Lavoro domenicale”, stabilisce che la regolamentazione di questo aspetto venga definita dai contratti di secondo livello, ossia dagli accordi aziendali. Questo perché ogni azienda ha le proprie esigenze e deve organizzare il lavoro di domenica in modo equo tra i lavoratori, tenendo conto anche della loro disponibilità.

Se non ci sono accordi aziendali, e normalmente hai la domenica come giorno di riposo ma ti viene richiesto di lavorare, hai diritto a una maggiorazione sulla retribuzione. Nel caso del CCNL Commercio, la paga per una giornata festiva lavorata è pari alla tua retribuzione normale, con un +30% aggiuntivo.

In generale, ci sono due possibilità:

  • se il contratto non prevede riposi compensativi, il lavoro domenicale viene considerato straordinario. In questo caso, oltre alla retribuzione festiva, ti spetta una maggiorazione per il lavoro festivo;
  • se il contratto prevede riposi compensativi, la giornata viene pagata con la sola maggiorazione del 30% prevista dal CCNL Commercio e avrai diritto a un giorno di riposo da recuperare.

I riposi compensativi sono giorni di riposo concessi perché hai lavorato in un giorno festivo in cui non avresti dovuto lavorare.

I giorni festivi vengono pagati doppi quando coincidono con la domenica di riposo o, in generale, con il tuo giorno di riposo settimanale, se diverso dalla domenica.

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