Riposo compensativo: tutto quello che c’è da sapere

Riposo compensativo
(foto Shutterstock)

Il riposo compensativo è una forma di tutela riconosciuta quando lavori nei momenti di riposo

In alcuni settori può essere diffuso lavorare nei giorni di tradizionale riposo e svolgere il lavoro per più ore rispetto all’ordinario per motivi connessi al tipo di settore o a causa di picchi elevati di lavoro. 

In questi casi, secondo le regole di legge e quelle contenute nei contratti collettivi, il personale dipendente ha diritto a dei riposi compensativi, cioè dei periodi in cui è possibile assentarsi dal lavoro per recuperare quanto svolto in più. 

Come spesso succede, dunque, la fonte principale a cui fare riferimento per le regole e i limiti da rispettare è la contrattazione collettiva che prevede delle disposizioni diverse da settore a settore. 

In questo articolo parleremo dell’orario di lavoro e di come, in tale contesto, funzionano i riposi compensativi riportando alcuni esempi pratici. Iniziamo! 

Riposo compensativo: cos’è

Il riposo compensativo è una forma di ristoro che può essere riconosciuta in tuo favore dopo aver lavorato nei giorni di riposo oppure oltre l’orario lavorativo ordinario. 

L’orario di lavoro è disciplinato dal decreto legislativo numero 66 del 2003 ed è una delle materie più importanti del diritto del lavoro. Per “orario di lavoro” si intende tutto il tempo in cui sei al lavoro, svolgendo le tue mansioni e a disposizione del tuo datore. 

Proprio per evitare un eccessivo sforzo e forme di abuso, la legge e i contratti collettivi prevedono una durata massima dell’orario settimanale e il diritto dei lavoratori di avere momenti di pausa giornalieri e giorni di riposo durante la settimana. Conoscerli è importante per capire cos’è il riposo compensativo, quindi, vediamo in quali casi ne hai diritto.

Quando spetta il riposo compensativo?

Ti spetta il riposo compensativo quando hai lavorato più del dovuto e cioè oltre l’orario ordinario: pensiamo alle giornate festive lavorate, ma soprattutto alla prestazione resa nel proprio giorno di riposo.  

Per legge, se hai lavorato nel tuo giorno di riposo, il lavoro deve essere:

  • compensato con il riposo in un giorno diverso e
  • pagato con le maggiorazioni percentuali previste dai CCNL.

Vediamo alcuni esempi concreti. 

Riposo compensativo CCNL commercio 

Il contratto collettivo del commercio-terziario-turismo dedica una previsione apposita proprio al riposo compensativo. Secondo questo contratto le ore di lavoro svolte nei giorni di riposo settimanale dovranno essere pagate con una retribuzione extra del 30% sullo stipendio orario abituale, senza tralasciare il fatto che hai diritto ad avere il riposo compensativo nel giorno successivo.

Questo vuol dire che, ad esempio, se dovrai lavorare il lunedì, che è il tuo giorno di riposo canonico, le ore lavorate di lunedì saranno maggiorate del 30%, e il giorno successivo, quindi il martedì, potrai non andare in azienda a titolo di riposo. 

Riposo compensativo CCNL metalmeccanici

Un altro contratto molto diffuso è quello dell’industria metalmeccanica, che prevede il diritto per tutti i lavoratori al riposo settimanale e che questo, in genere, sia coincidente con la domenica. 

Nel caso in cui si è chiamati a lavorare di domenica, le persone devono godere del relativo riposo compensativo CCNL metalmeccanici in un altro giorno della settimana, che deve essere concordato. 

Ma non solo: “in caso di spostamento eccezionale del giorno di riposo prestabilito il lavoratore avrà diritto, per il lavoro prestato nel giorno in cui avrebbe dovuto godere del riposo, alla maggiorazione stabilita per il lavoro festivo”. 

Riposo compensativo: come funziona?

Il riposo compensativo è una particolare modalità di recupero del lavoro extra svolto in più rispetto all’orario normale stabilito nel contratto individuale di lavoro. 

Deve essere espressamente prevista dal contratto collettivo applicato dall’azienda e non può essere decisa personalmente dal datore di lavoro. 

Nell’ambito legislativo, è previsto non solo quando si lavora durante il giorno di riposo, ma anche per recuperare eventuali ore di straordinario. L’articolo 5 del decreto legislativo 66/2003 spiega infatti che il lavoro straordinario deve essere considerato a parte e pagato con un compenso maggiorato, ma gli stessi  CCNL possono prevedere un riposo compensativo in aggiunta o in alternativa alla retribuzione extra. 

In altre parole, se  lavori in più possono essere previsti riposi compensativi in alternativa alla retribuzione straordinaria o in combinazione con questa.

Nello specifico, per quanto riguarda il giorno di riposo settimanale, che è un diritto irrinunciabile e che per legge deve essere pari a almeno 24 ore consecutive ogni sette giorni, se in questa giornata devi lavorare, hai diritto a recuperare il giorno di riposo perso in una giornata diversa ma immediatamente successiva a quella lavorata. 

Riposo compensativo: come richiederlo?

Non esiste una formula specifica per poter richiedere questa forma di riposo. 

Nel caso in cui, infatti, ci siano tutti i presupposti di legge e di CCNL, dovrebbe essere l’azienda stessa a riconoscerlo. 

Il nostro consiglio è sempre quello di confrontarti con l’ufficio risorse umane della tua azienda oppure, nelle realtà più piccole, direttamente con il tuo datore di lavoro, per mettere a calendario il tuo legittimo riposo. 

È bene anche leggere attentamente cosa è riportato nel CCNL applicato al tuo rapporto di lavoro, ma anche in eventuali regolamenti o policy aziendali. Molto spesso, alcune delle regole che devono essere rispettate in azienda, infatti, sono riportate proprio all’interno di questi documenti. Infine, è bene tenere sempre traccia delle ore straordinarie lavorate in più e/o delle giornate di riposo lavorate.

Riposo compensativo: entro quando richiederlo? 

Ancora una volta, non c’è una risposta uguale per tutte le categorie di lavoratori. 

Per sapere entro quando il riposo compensativo deve essere chiesto, dobbiamo prendere a riferimento diversi elementi tra cui: 

  • la contrattazione collettiva: ogni CCNL, infatti, prevede regole diverse da settore a settore oltre a termini e condizioni ben specifiche; 
  • i regolamenti aziendali: alcune aziende hanno politiche interne che stabiliscono termini specifici per la richiesta di riposo compensativo. Queste potrebbero essere descritte nel manuale del dipendente che alcune aziende consegnano nei primi giorni del rapporto di lavoro.  

In via del tutto generale, comunque, è buona prassi chiedere il riposo compensativo il prima possibile per evitare complicazioni e per garantire che la tua richiesta sia gestita in modo tempestivo.

Riposo compensativo non goduto: cosa succede?

Nel caso di lavoro svolto nei giorni di riposo senza alcun recupero, il riposo compensativo viene pagato seguendo le maggiorazioni previste dal contratto collettivo. 

La tua tutela, però, non finisce qui: se il riposo compensativo non viene riconosciuto hai diritto anche al risarcimento del danno per l’usura psico-fisica eventualmente subita per la mancata possibilità di recuperare le energie.

Che cosa devi fare per ricevere il pagamento delle giornate di riposo compensativo lavorate? Devi dimostrare di aver lavorato in un arco temporale in cui l’azienda non ti ha riconosciuto alcun giorno di riposo. Mentre, per quanto riguarda il risarcimento del danno, devi anche dimostrare di aver subito un trattamento peggiorativo che ha portato ad una violazione non solo dei tuoi diritti economici, ma anche a quelli fondamentali della persona.

E se il riposo compensativo non viene riconosciuto?

La Costituzione, all’articolo 36, sancisce che “il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunciarvi”. Questo implica automaticamente tre cose

  1. il riposo settimanale è un diritto del lavoratore a cui non si può mai rinunciare
  2. se il dipendente è chiamato a lavorare in questa giornata, ha diritto al riposo compensativo;
  3. il datore di lavoro è obbligato a rispettarlo e, nel caso in cui non lo facesse, può essere sanzionato. 

Ma quali sono le sanzioni in questo caso? Partiamo da una possibile sanzione economica che va, secondo il già citato decreto 66/2003, da un minimo di 105 euro a un massimo di 630 euro per ciascun lavoratore.

Al tempo stesso, però, il datore può essere chiamato anche a risarcire il danno subito dal lavoratore per il fatto di aver lavorato ininterrottamente per più di 7 giorni consecutivi. 

Riposo compensativo: un esempio 

Facciamo un esempio: lavori in un negozio di abbigliamento in centro città. 

L’azienda ti ha comunicato che per il prossimo mese dovrai lavorare tutti i lunedì del mese nonostante per te il lunedì sia giorno di riposo. 

In questo caso, non è possibile lavorare ininterrottamente per tutto il mese senza fare un giorno di riposo perché, come dice la legge, ma soprattutto la Costituzione, il riposo settimanale di 24 ore consecutive è un diritto irrinunciabile di chi lavora e deve essere sempre garantito. 

Questo non vuol dire che tu non possa lavorare di lunedì, ma che per il fatto di farlo nel tuo giorno di riposo ti dà automaticamente il diritto a godere del riposo compensativo in una giornata diversa

 

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