I giorni di riposo al lavoro sono disciplinati per legge e possono essere sia giornalieri sia settimanali
Giorno di riposo, diritto al riposo settimanale, “giorno libero”: sono alcune delle espressioni più ricorrenti nel mondo del lavoro. Oggi si discute sempre di più di work-life balance e di settimana corta e l’orario di lavoro è un aspetto fondamentale nella regolazione del rapporto. In Italia c’è una legge dedicata proprio a tale disciplina: è il decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, che ha attuato la normativa comunitaria nel nostro Paese.
Innanzitutto è necessario fare un po’ di ordine e chiarezza. Spesso i termini vengono confusi e si crea un po’ di incertezza sulla disciplina.
Bisogna distinguere due concetti:
È disciplinato dall’articolo 7 del decreto legislativo 66/2003 e prevede che il lavoratore ha diritto a undici ore di riposo consecutivo ogni ventiquattro ore. La norma poi continua precisando che “il riposo giornaliero deve essere fruito in modo consecutivo fatte salve le attività caratterizzate da periodi di lavoro frazionati durante la giornata.”. Significa che, fatte salve le eccezioni, devono intercorrere almeno 11 ore di riposo giornaliero regolare dalla fine di una giornata lavorativa e l’inizio di quella successiva.
Facciamo due esempi concreti:
Il riposo giornaliero ridotto consiste nel riposare almeno per nove ore e meno delle regolari 11 ore, ma non per più di tre volte a settimana. In questi tre giorni le ore di impegno potranno essere dunque non più di 15.
Il mancato riposo giornaliero può comportare una sanzione amministrativa per il datore di lavoro, che varia da 25 € a 100 € per ogni lavoratore e per ogni periodo di 24 ore.
Il riposo settimanale è diverso dal riposo giornaliero. Entrambi ti consentono di riposare e di recuperare le energie, ma hanno una disciplina diversa.
Il riposo settimanale obbligatorio serve a garantirti un’intera giornata (ossia 24 ore consecutive) di stacco dall’attività lavorativa.
La legge prevede che hai diritto ogni sette giorni a un periodo di riposo di almeno ventiquattro ore consecutive, di regola in coincidenza con la domenica, da cumulare con le ore di riposo giornaliero.
Il riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive deve essere calcolato come media “in un periodo non superiore a quattordici giorni.” Significa che il parametro da utilizzare è quello dei 14 giorni: all’interno di questo arco temporale è necessario che il dipendente abbia goduto di almeno due giorni di riposo.
C’è un aspetto importante: il riposo settimanale si cumula con il riposo giornaliero delle 11 ore, che dunque non è assorbito dal “giorno libero”.
Tendenzialmente sì, perché la maggior parte delle aziende è chiusa nella giornata della domenica. Tuttavia non è obbligatorio riposare di domenica e il giorno di riposo può non coincidere con questo determinato giorno. La legge prevede che “il riposo di ventiquattro ore consecutive può essere fissato in un giorno diverso dalla domenica e può essere attuato mediante turni per il personale”.
La norma poi elenca delle ipotesi di lavorazioni particolari per cui è necessaria la presenza dei dipendenti anche nel giorno della domenica, ad esempio:
Attenzione: se la domenica non coincide con il giorno di riposo settimanale, è sempre dovuto al lavoratore la percentuale di maggiorazione per “lavoro domenicale” stabilita dal contratto collettivo applicato.
Il riposo settimanale in un contratto part-time è lo stesso di un contratto full-time, ma proporzionato alle ore svolte. Per fare un esempio concreto, se hai un contratto part-time a 20 ore settimanali, ossia alla metà delle ore previste solitamente per un full-time, avrai diritto a un riposo settimanale ridotto pari a 12 ore, che sono la metà delle 24 ore previste da chi ha un contratto full-time.
Non è possibile assegnare il riposo settimanale in un giorno festivo. Infatti quando c’è una festività nel giorno di riposo settimanale, hai diritto a un ulteriore giorno di riposo, dal momento che non è stato tecnicamente usufruito.
Se nell’arco di 14 giorni non godi delle giornate di riposo, hai diritto a recuperare i giorni non goduti e a ricevere una maggiorazione della retribuzione per il giorno lavorato. Se l’azienda non ti consente di recuperare il riposo non goduto, secondo la giurisprudenza avresti diritto al risarcimento del danno.
Leggi anche:
Work life balance: approvato il disegno di legge