Flessibilità e Work life balance

(Foto Shutterstock)

Favorire la flessibilità per venire incontro alle esigenze di bilanciamento tra vita privata e lavorativa dei propri dipendenti

di Gianluca Spolverato e Marta Manti

 

Con riferimento al tema chiave dei tempi e luoghi di lavoro, la flessibilità rappresenta un asset fondamentale verso la crescente esigenza di bilanciamento tra vita privata e professionale da parte dei lavoratori. In questo senso, possono essere attuate diverse forme di flessibilità che possono essere riassunte in tre macro-tipologie:

  • Forme di flessibilità legate all’orario di lavoro e all’organizzazione del lavoro
  • Forme di flessibilità legate a ferie, permessi e congedi
  • Forme di flessibilità legate al lavoro agile

Alcuni esempi di forme di flessibilità legate all’orario di lavoro e all’organizzazione del lavoro sono:

  • Flessibilità in ingresso e in uscita: è la possibilità per i dipendenti di entrare e uscire dal posto di lavoro entro fasce orarie predeterminate e non obbligatoriamente ad una determinata ora. 
  • Orario concentrato: è la possibilità data al lavoratore di minimizzare la pausa pranzo con l’obiettivo di compattare al massimo il proprio orario di lavoro.
  • Compresenza: si tratta di una modalità per cui i lavoratori sono obbligati ad essere presenti in azienda in determinate fasce orarie, lasciando loro, però, la possibilità di definire autonomamente e in coordinamento con gli altri membri del team l’orario di ingresso e di uscita, fatto comunque salvo l’obbligo di rispettare il monte ore giornaliero previsto.

 

Si può parlare, invece, di forme di flessibilità legate a ferie, permessi e congedi per:

  • Permessi speciali: concessione da parte del datore di lavoro di speciali permessi legati ad esempio alla cura dei figli, allo studio etc.
  • Maternità e congedi parentali: si tratta di introdurre specifici programmi e azioni volti a favorire il reinserimento delle lavoratrici e dei lavoratori dopo un periodo di maternità o congedo parentale.
  • Aspettative non retribuite: definizione di specifiche casistiche in cui l’azienda si impegna ad accettare la richiesta di aspettativa non retribuita da parte del lavoratore che ne facesse richiesta. 
  • Anticipo di ferie, permessi ROL/Exfestivi: possibilità di concedere un anticipazione del godimento di ferie e permessi in determinate casistiche. 
  • Banca ore solidale: possibilità di attingere da parte di determinati lavoratori ad uno speciale tesoretto di permessi messi a disposizione dai colleghi in ottica solidale. 
  • Conversione del salario in tempo: possibilità di convertire parti del salario non obbligatorie in ulteriori ore di permesso individuale o collettivo. 

Infine, il lavoro agile (o smart working) è considerata la forma di flessibilità per eccellenza. Lo smart working è una modalità di gestione del proprio lavoro basata sui concetti di fiducia, flessibilità e raggiungimento degli obiettivi. 

Rispetto al controllo a vista delle gerarchie tradizionali, è un sistema che si basa su una grande responsabilizzazione dei lavoratori nei confronti delle proprie attività e nei confronti degli obiettivi aziendali garantendo una maggiore flessibilità con riferimento al luogo e all’orario di lavoro.

Un aspetto fondamentale affinché lo smart working sia una vera politica di flessibilità e di bilanciamento tra vita personale e professionale, è data dalla capacità di organizzare il proprio orario di lavoro e le proprie attività in autonomia e dal rispetto del cosiddetto diritto alla disconnessione. 

Solo in questo modo lo smart working può considerarsi uno strumento utile a venire incontro alle esigenze di bilanciamento tra vita privata e lavorativa dei dipendenti e non diventare invece una modalità in cui un lavoratore percepisce di essere sempre connesso e, dunque, di non avere più alcun confine tra vita privata e professionale. 

Con riferimento all’orario di lavoro ideale, gli studi insegnano che il corpo umano ha due picchi di produttività durante la giornata. Il primo avviene nella tarda mattinata e raggiunge un massimo di produttività (sul piano fisico) fino alle 17-18. In sintesi, si potrebbe riassumere che il corpo è fatto per pensare al mattino, per svolgere compiti che richiedono poca concentrazione nel primo pomeriggio e compiti fisici nel tardo pomeriggio. Ovviamente questi ritmi variano a seconda della persona, delle ore di sonno o del ritmo alimentare. Ciò non toglie che si tratta di teorie che costituiscono un buon indicatore per ripensare alle politiche aziendali in materia di orario di lavoro e flessibilità.

La scienza inoltre concorda generalmente sul fatto che l’orario di lavoro giornaliero ideale debba essere di circa sei ore e più concentrato al mattino.  In questo modo, i lavoratori potrebbero sfruttare le ore in cui sono produttivi e concentrare nel pomeriggio altre attività quotidiane, comprese quelle sociali e/o sportive.

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