Quando non è presente un servizio mensa in azienda, l’azienda può decidere di erogare dei buoni pasto ai propri dipendenti per ogni giorno di effettivo lavoro.
I buoni non sono soggetti a tassazione e perciò il loro utilizzo è conveniente sia per chi li eroga sia per chi li riceve.
Questo strumento di welfare ha la particolarità di essere esente da tasse e contributi, entro i limiti stabiliti dalla legge, sia per il lavoratore che per il datore di lavoro.
L’ammontare del buono erogato andrà quindi a incidere sul netto in busta paga per la sua intera somma e non andrà a impattare sulla tassazione applicata al soggetto.
Se, per esempio, un dipendente volesse chiedere al proprio datore di lavoro un aumento, potrebbe far leva sull’erogazione di questi buoni perché sono convenienti sia per il datore di lavoro sia per il lavoratore stesso.
I destinatari sono espressamente indicati nella relativa norma:
I buoni possono essere erogati sia in forma cartacea, che elettronica, e possono essere utilizzati esclusivamente dal lavoratore cui sono rivolti.
La legge fissa dei limiti massimi per non assoggettare i buoni a tassazione:
Data la loro natura di sostituzione della mensa, i buoni possono essere spesi solo per alcune categorie di beni: alimenti, bevande e qualsiasi altro prodotto alimentare pronto per il consumo. Sono quindi esclusi ad esempio gli acquisti di giornali o altri oggetti non riconducibili a prodotti alimentari.
I buoni pasto possono essere utilizzati non solo nei supermercati, ma anche in pizzerie, agriturismi o qualunque altro negozio con prodotti alimentari, convenzionato ad accettare questo tipo di buoni.
Si possono utilizzare al massimo 8 buoni pasto per ogni spesa.
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