Guida per i periodi di assenza dal lavoro senza retribuzione
La legge riconosce al personale dipendente diversi strumenti e istituti a cui fare riferimento quando serve assentarsi dal lavoro.
Se pensiamo alla malattia, infortunio o alla cura dei propri figli, infatti, pensiamo alle varie indennità e congedi che le persone possono richiedere e ottenere per queste circostanze.
In alcuni casi, però, può essere chiesto di astenersi dal lavoro per motivi specifici senza ottenere alcuna indennità: a fronte della mancanza di retribuzione, il dipendente mantiene però il diritto alla conservazione del posto di lavoro.
In questo articolo scopriremo cos’è e come funziona l’aspettativa non retribuita.
L’aspettativa non retribuita è un periodo di pausa dal lavoro che puoi chiedere al tuo datore di lavoro per diversi motivi, senza però ricevere lo stipendio.
Non si tratta di un tuo diritto automatico, ma bisogna sempre controllare cosa dice e che regole prevede sul tema il contratto collettivo nazionale applicato al tuo rapporto di lavoro. In certi casi, può essere concessa anche su base volontaria dall’azienda.
Durante l’aspettativa non retribuita, il tuo contratto resta in vigore, ma viene sospesa la retribuzione, la maturazione delle ferie, della tredicesima e anche dell’anzianità di servizio (salvo diversa indicazione nel contratto o accordi aziendali).
Come puoi capire, quindi, prima di chiedere l’aspettativa è meglio pensarci bene: non è una scelta da prendere alla leggera, ma può diventare uno strumento utile per affrontare momenti particolari della tua vita, personali o professionali.
L’aspettativa non retribuita quando si può richiedere? La risposta non è univoca, perché dipende da diversi fattori tra cui:
In generale, si può richiedere in situazioni di particolare necessità: problemi familiari, esigenze personali, percorsi formativi, cure mediche, ma anche in caso di carcerazione o volontà di svolgere un altro lavoro. Alcuni contratti prevedono condizioni specifiche per accedervi, altri lasciano ampio margine all’accordo con il datore.
Vediamo insieme alcuni esempi più concreti per cercare di inquadrare meglio il tema.
Può succedere di attraversare un momento della vita difficile e complesso in cui senti il bisogno di fermarti e rallentare.
In questi casi, puoi valutare la possibilità di chiedere un’aspettativa non retribuita per motivi personali.
È una scelta legittima quando, ad esempio, devi affrontare un periodo di stress, desideri fare un’esperienza di vita significativa o semplicemente ti serve del tempo per te.
La cosa importante è presentare una motivazione chiara nella richiesta, che verrà poi valutata dall’azienda.
Tieni sempre a mente che l’azienda non è obbligata ad accogliere la tua richiesta, ma molte realtà sono disponibili a concederla se sussistono valide ragioni.
Un altro motivo frequente riguarda la famiglia: l’aspettativa non retribuita per motivi familiari può essere utile per assistere un parente malato, seguire un figlio in difficoltà o affrontare eventi familiari complessi.
In alcuni casi, come per l’assistenza a familiari con disabilità, esistono anche forme di aspettativa regolamentata dalla legge. Pensiamo, ad esempio, all’aspettativa retribuita che puoi chiedere se assisti un familiare con disabilità grave in base all’articolo 3 comma 3 legge 104/1992.
Non è detto che il contratto collettivo applicato al tuo rapporto di lavoro ne parli in modo specifico, ma a ogni modo puoi tentare di fare ugualmente richiesta motivata al tuo datore di lavoro.
Spesso, la disponibilità e il buon senso giocano un ruolo fondamentale.
Puoi richiedere un’aspettativa non retribuita per malattia e visite fiscali quando:
Attenzione: il personale dipendente non è obbligato a fornire certificati medici aggiuntivi una volta concessa l’aspettativa per malattia, se è superato il periodo di comporto. Durante l’aspettativa, infatti, il rapporto di lavoro si frizza e il lavoratore non deve fornire ulteriori giustificazioni dopo che l’aspettativa è stata concessa dall’azienda.
Sì, non è un’allucinazione ma hai letto bene.
Può sembrare insolito, ma puoi chiedere un’aspettativa non retribuita per altro lavoro, ad esempio per avviare un progetto personale, intraprendere un’attività imprenditoriale o sperimentare un ruolo diverso in un’altra azienda. In alcuni casi, anche per lavorare nel settore pubblico, come previsto dal D.lgs. 165/2001.
Attenzione: non tutte le amministrazioni pubbliche accettano la coesistenza di più rapporti di lavoro, quindi informati bene prima di iniziare se è possibile fare entrambe le cose.
Detto questo, in ogni caso, è fondamentale che non ci sia conflitto di interessi con l’azienda attuale e che il contratto collettivo o gli accordi interni lo permettano.
Il nostro consiglio è sempre quello di instaurare un confronto trasparente con il tuo datore di lavoro prima di fare il passo e scegliere questo tipo di aspettativa.
L’aspettativa non retribuita per carcerazione può essere concessa in caso di:
In pratica, in attesa dell’esito del procedimento giudiziario, potrai mantenere il tuo posto, se l’azienda non considera questa situazione dannosa per la sua immagine o reputazione, ma non riceverai lo stipendio.
In alcune situazioni, il CCNL può disciplinare questo tipo di aspettativa. In assenza di riferimenti, l’azienda può decidere in autonomia cosa fare fino all’esito del giudizio.
Per avviare una richiesta aspettativa non retribuita, devi inviare una comunicazione scritta al tuo datore di lavoro, specificando tutti i dati fondamentali come il motivo per cui viene richiesta, la durata desiderata e la data di inizio.
Puoi presentare la domanda di aspettativa non retribuita via email o attraverso il modulo standard dell’azienda, se ne è previsto uno all’interno della tua azienda.
Molti contratti o regolamenti interni indicano tempi precisi di preavviso per la richiesta come ad esempio, almeno 15 giorni prima.
Se ti chiedi come richiedere aspettativa non retribuita, la risposta è con chiarezza, anticipo e trasparenza. Cerca di fornire tutti gli elementi utili per facilitare la valutazione.
L’aspettativa non retribuita quanto dura? Anche qui, dipende. Alcuni contratti fissano limiti precisi (30, 60, 180 giorni), altri lasciano spazio all’accordo tra le parti. In ogni caso, la durata dell’aspettativa non retribuita deve essere definita in partenza.
Se ti stai chiedendo quanta aspettativa non retribuita si può prendere, verifica il tuo contratto collettivo o chiedi informazioni dettagliate all’ufficio HR se è presente in azienda o comunque a chi si occupa di amministrazione del personale. In assenza di limiti contrattuali, è buona norma non superare i 12 mesi, salvo casi particolari.
Una delle domande più frequenti è: si può lavorare in aspettativa non retribuita? La risposta è sì, ma con attenzione. Se l’attività lavorativa che intendi svolgere non è in conflitto con il tuo attuale datore di lavoro e se il contratto non lo vieta, è possibile.
Attenzione però: l’azienda potrebbe considerare l’attività concorrenziale o inopportuna. Prima di iniziare un nuovo lavoro durante l’aspettativa, è sempre meglio confrontarsi con l’attuale datore di lavoro o con l’ufficio che si occupa di amministrazione del personale.
L’aspettativa non retribuita può essere negata dal datore di lavoro, soprattutto se il motivo per cui viene richiesta non può considerarsi legittimo oppure non esiste un caso specifico previsto dal contratto collettivo.
In molti casi, la concessione dipende dall’organizzazione aziendale o alla disponibilità del reparto.
Per questo motivo, è importante motivare bene la richiesta e presentarla con il giusto anticipo. Un dialogo aperto e costruttivo con il tuo responsabile può aumentare le probabilità di approvazione.
Infine, come funziona il rapporto tra aspettativa non retribuita e ferie residue? Prima di andare in aspettativa, l’azienda potrebbe chiederti di consumare le ferie maturate. Non sempre è obbligatorio, ma è prassi comune in molte realtà.
Durante l’aspettativa, come regola generale, non maturi nuove ferie perché il contratto è sospeso.
Tuttavia, le ferie non godute prima dell’inizio del periodo restano valide e potrai utilizzarle in seguito, salvo diversa indicazione contrattuale.
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