Rito del lavoro: cos’è e quali sono le novità

Rito del lavoro
(foto Shutterstock)

La Riforma Cartabia ha cambiato il funzionamento del processo civile in merito a questioni di diritto del lavoro

Cos’è il rito del lavoro 

Il rito del lavoro è il rito con cui si svolge il processo civile che riguarda questioni di diritto del lavoro. È un rito più veloce e snello rispetto all’ordinario processo civile e si svolge davanti alle sezioni lavoro dei Tribunali, composte da magistrati specializzati in queste materie. Quale cause seguono il processo del lavoro? 

L’elenco delle controversie che rientrano nel processo del lavoro sono indicate  dall’articolo 409 del codice di procedura civile.

In sintesi, le cause che seguono il rito del lavoro sono le seguenti:

  • controversie tra lavoratore e azienda;
  • licenziamenti, differenze retributive, demansionamenti, mobbing, infortuni, ecc.;
  • cause tra azienda o lavoratore contro l’INPS o l’INAIL;
  • cause relative a rapporti di agenzia;
  • controversie in tema di pensioni e contributi previdenziali.

Processo del lavoro: le fasi 

Vediamo le fasi in cui si sviluppa il processo del lavoro. Fino al 2010, il processo del lavoro prevedeva una fase stragiudiziale preliminare obbligatoria: prima di avviare una causa, era necessario svolgere un tentativo di conciliazione presso l’Ispettorato del Lavoro.

Dal 2010, questo passaggio è stato abrogato. Oggi, chiunque può promuovere una causa di lavoro direttamente, senza dover tentare prima la conciliazione.

Oggi, le fasi del processo del lavoro sono quattro, che vedremo di seguito.

Fase introduttiva

Nella fase introduttiva il processo civile prende avvio con il deposito del ricorso, l’atto con cui il ricorrente presenta le proprie domande, espone i fatti rilevanti e indica le prove su cui intende fondarsi.

Dopo il deposito, il giudice fissa la data della prima udienza di comparizione, e spetta all’avvocato del ricorrente notificare alla controparte il ricorso e il decreto di fissazione dell’udienza.

La parte convenuta, cioè quella chiamata in causa, deve costituirsi in giudizio mediante il deposito di una memoria difensiva, che deve avvenire entro dieci giorni prima dell’udienza, al massimo.

Fase di trattazione

Nella fase di trattazione le parti hanno l’obbligo di presentarsi personalmente alla prima udienza, oppure tramite un rappresentante munito dei necessari poteri.

La loro presenza è richiesta perché il giudice deve tentare la conciliazione, cioè verificare se esistono i presupposti per un accordo che metta fine alla controversia.

Fase istruttoria

Nella fase istruttoria se durante la prima udienza, o nelle successive, non si raggiunge un accordo tra le parti, il giudice può decidere di aprire la fase istruttoria, ma solo se lo ritiene necessario.

Si tratta di una fase eventuale, attivata sulla base delle richieste delle parti e della valutazione del giudice.

In questa fase si procede alla formazione delle prove, come l’escussione dei testimoni, l’acquisizione di perizie tecniche o lo svolgimento di conteggi.

Fase decisionale e conclusiva

La fase decisionale e conclusiva  rappresenta la parte finale del processo del lavoro. In questa fase, le parti discutono la causa davanti al giudice, esponendo le rispettive argomentazioni.

Terminata la discussione, il giudice si ritira in camera di consiglio per deliberare e successivamente pronuncia il dispositivo, ovvero la parte della sentenza che contiene l’esito della causa.

Nei giorni successivi, viene depositata la sentenza completa, comprensiva della motivazione che spiega le ragioni della decisione.

Rito del lavoro: Riforma Cartabia 

Il decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, noto come Riforma Cartabia, ha introdotto importanti modifiche nel processo civile e negli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie.

Anche il processo del lavoro è stato interessato da queste novità: dal 1° marzo 2023 è stato abrogato il Rito Fornero, e ora si applica un unico rito per tutte le controversie in materia di licenziamento. Inoltre, la negoziazione assistita ha fatto il suo ingresso nel diritto del lavoro, aprendo nuove possibilità di risoluzione extragiudiziale.

Addio Rito Fornero

La Riforma Cartabia ha abrogato il cosiddetto “Rito Fornero”, ovvero quello speciale procedimento che disciplinava le impugnazioni dei licenziamenti per i lavoratori assunti a tempo indeterminato prima del 7 marzo 2015, alle dipendenze di aziende con più di 15 dipendenti nello stesso comune o più di 60 a livello nazionale.

Rito del lavoro e licenziamenti

Dal 1° marzo 2023, tutte le impugnazioni di licenziamento sono regolate da un unico rito, quello ordinario, indipendentemente dalla data di assunzione e dalle dimensioni dell’azienda.

L’unificazione del procedimento è una novità rilevante, considerando che, fino a quel momento, le impugnazioni seguivano due percorsi distinti.

A partire da questa data, le regole processuali sono uguali per tutti i lavoratori.

Attenzione però: l’unificazione riguarda solo il rito processuale e non modifica i diversi regimi di tutela applicabili in caso di licenziamento illegittimo, che continuano a dipendere dalla data di assunzione e dal contratto collettivo di riferimento.

Priorità per i licenziamenti con richiesta di reintegra

Dal 1° marzo, il rito processuale è unificato per tutti i lavoratori, ma la Riforma Cartabia ha previsto un canale prioritario per le cause di licenziamento con richiesta di reintegra.

Il nuovo articolo 441 bis del codice di procedura civile stabilisce che questi giudizi devono essere trattati con priorità rispetto alle altre cause pendenti, anche quando è necessario accertare la natura del rapporto di lavoro.

Per garantire maggiore rapidità, il giudice può ridurre i termini procedurali fino alla metà e concentrare le fasi istruttoria e decisoria.

Queste regole di speditezza valgono sia in primo grado che nei giudizi di appello e cassazione.

Il rito per i licenziamenti ritorsivi

Il nuovo rito unificato per l’impugnazione dei licenziamenti vale anche per i licenziamenti ritorsivi.

Non si tratta di una novità assoluta, ma la Riforma Cartabia chiarisce espressamente che in quanto lavoratore puoi scegliere se impugnare il licenziamento con due modalità:

  • con il rito ordinario;

  • con i procedimenti speciali previsti dalla normativa contro le discriminazioni.

Tuttavia, è importante sapere che la scelta di uno dei due riti preclude l’utilizzo dell’altro.

Il procedimento per i soci di cooperativa

Novità anche per quanto riguarda le impugnazioni dei licenziamenti dei soci lavoratori alle dipendenze delle cooperative

In queste ipotesi come dipendente instauri due diversi rapporti

  • un rapporto associativo con la cooperativa;
  • un rapporto di lavoro subordinato.

È stata così risolta una questione che ha impegnato la giurisprudenza negli ultimi anni, riguardante l’espulsione del socio lavoratore.

Dal 1° marzo 2023, infatti, è il Giudice del lavoro a essere competente a giudicare il licenziamento del socio.

In questi casi, il giudice decide anche sulle questioni legate al rapporto associativo.

La novità della negoziazione assistita cause di lavoro

Infine, dal 1° marzo 2023, la negoziazione assistita si applica anche alle vertenze di lavoro.

Si tratta di una possibilità che consente di trattare e conciliare una controversia senza dover ricorrere al Tribunale, all’Ispettorato, alle organizzazioni sindacali o a un centro di mediazione.

Con l’assistenza di un avvocato, è possibile invitare la controparte ad avviare un percorso di negoziazione, cioè una serie di incontri finalizzati a trovare un accordo.

L’eventuale intesa raggiunta ha la stessa efficacia del verbale di conciliazione sottoscritto in sede sindacale.

 

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