Licenziamento illegittimo: cos’è e come tutelarsi

img. 1: "Lavoratore timbra il cartellino"
(foto Shutterstock)

La reintegrazione è la sanzione per i casi più gravi in caso di licenziamento illegittimo

“Licenziamento illegittimo, lavoratore reintegrato” è una delle frasi che spesso ricorrono nelle cronache giudiziarie o nei comunicati stampa dei sindacati. 

La reintegro è la sanzione prevista dal nostro ordinamento per i casi più gravi di illegittimità del licenziamento. Consiste nel tuo diritto in quanto dipendente di riprendere servizio nello stesso posto di lavoro occupato al momento del licenziamento.

Se non vuoi avere la reintegra nel posto di lavoro dopo un licenziamento, hai diritto a un’indennità sostitutiva pari a 15 mensilità.

Oltre alla reintegra, è prevista anche un’indennità risarcitoria, il cui importo varia a seconda della data di assunzione.

In questo articolo vedremo quando hai diritto alla reintegra, quali sono le altre tutele disponibili per chi è stato licenziato, come esercitare questo diritto e se sia possibile per te o per l’azienda opporsi alla decisione.

Cosa si intende per licenziamento illegittimo 

Il licenziamento illegittimo si verifica quando un’azienda non rispetta la normativa nel mandare via un dipendente. Le situazioni in cui questo accade possono essere diverse. In sintesi, un licenziamento è considerato illegittimo quando rientra in una di queste ipotesi:

  • licenziamento orale, cioè senza una comunicazione scritta;
  • violazione della procedura disciplinare, quando non vengono seguite le regole previste dalla legge;
  • sanzione sproporzionata, quando il provvedimento è eccessivo rispetto ai fatti contestati;
  • insussistenza dei fatti contestati, cioè quando le accuse mosse al dipendente non hanno fondamento.

Non esiste un’unica legge che regola le conseguenze di un licenziamento illegittimo. Attualmente, le norme di riferimento dipendono dalla data di assunzione:

Licenziamento illegittimo: casi, esempi e regole

Vediamo ora alcuni esempi concreti di licenziamento illegittimo e le tutele previste.

Licenziamento discriminatorio, nullo o orale

Questi sono i casi più gravi, perché il licenziamento è considerato nullo e, secondo la legge, non produce effetti. In questo caso, hai diritto alla reintegra e al pagamento di tutte le retribuzioni dal giorno del licenziamento fino alla tua effettiva riammissione in servizio.

Licenziamento senza giusta causa o per motivo ingiustificato

Questi casi sono più complessi e la tutela dipende dal singolo caso e dalla normativa applicabile. Se il licenziamento si basa su fatti insussistenti, hai diritto alla reintegra e al pagamento degli stipendi arretrati, fino a un massimo di 12 mensilità. In altre situazioni, la tutela dipende dal Jobs Act o dallo Statuto dei Lavoratori.

Licenziamento con vizi formali o procedurali

Se il licenziamento ha degli errori nella procedura, il Jobs Act prevede un risarcimento fino a 12 mensilità, a meno che il caso non rientri tra quelli di nullità o insussistenza dei fatti contestati. Lo Statuto dei Lavoratori, invece, riconosce un risarcimento tra 6 e 12 mensilità.

Quali sono le conseguenze del licenziamento illegittimo?​ 

Se subisci un licenziamento illegittimo, il tuo datore di lavoro può essere obbligato a reintegrarti nel tuo posto di lavoro e a corrisponderti un risarcimento per le retribuzioni perse.

Hai la possibilità di impugnare il licenziamento entro 60 giorni dalla comunicazione, avviando la procedura legale per contestarlo. Se il giudice conferma che il licenziamento è illegittimo, l’azienda potrebbe dover riassumerti e risarcirti per il periodo in cui sei rimasto senza lavoro.

In alternativa, se non vuoi tornare in azienda, puoi scegliere un’indennità sostitutiva della reintegra, pari a 15 mensilità della tua ultima retribuzione utile per il TFR.

Le conseguenze del licenziamento illegittimo possono variare in base alla gravità della violazione e alle dimensioni dell’azienda. Per questo, è fondamentale conoscere i tuoi diritti e valutare le opzioni a tua disposizione.

Quando si ha diritto alla reintegra?

La reintegra, abbreviazione di reintegrazione, è una delle principali conseguenze in caso di licenziamento illegittimo con vizi gravi. Può essere applicata sia con le tutele dello Statuto dei Lavoratori, sia con quelle previste dal Jobs Act.

In pratica, significa che, su ordine del Tribunale, hai diritto a tornare a lavorare nella tua azienda.

La reintegrazione può essere decisa solo dal Giudice. Né tu, né i sindacati potete ordinarla autonomamente: è una conseguenza di legge che può essere disposta esclusivamente da un’autorità giudiziaria.

Quando è prevista la reintegrazione? Essa è prevista quando il licenziamento presenta vizi gravi. Ecco alcuni esempi:

  • licenziamento nullo, ad esempio se è discriminatorio, ritorsivo o intimato durante la gravidanza;
  • licenziamento orale, cioè comunicato solo verbalmente senza una lettera formale;
  • condotta punita con una sanzione disciplinare conservativa (per chi è stato assunto prima dell’8 marzo 2015);
  • insussistenza del fatto contestato, ossia quando l’azienda non riesce a dimostrare in giudizio il comportamento contestato nel provvedimento disciplinare e nella lettera di licenziamento;
  • sproporzione tra sanzione e fatti contestati (per chi è stato assunto dal 7 marzo 2015 in poi).

Licenziamento illegittimo: quando il lavoratore ha diritto al risarcimento o alla riassunzione 

Se vieni licenziato illegittimamente, hai diritto a una tutela che varia in base alla gravità del vizio che ha reso nullo il licenziamento.

Il termine “illegittimità” indica qualsiasi violazione della normativa, ma non tutti i casi hanno lo stesso peso. Per questo motivo, la legge prevede due tipi di tutela:

  • se il vizio è grave, hai diritto alla reintegra sul posto di lavoro;
  • se il vizio è meno grave, pur trattandosi comunque di un licenziamento illegittimo, non hai diritto alla reintegra, ma solo a un risarcimento del danno.

Come si esercita questo diritto?

Di solito, l’azienda è già a conoscenza della decisione del Tribunale di reintegrare il lavoratore.

Se vuoi ottenere la riammessione in servizio, devi però comunicarlo entro 30 giorni dall’invito del datore di lavoro a riprendere l’attività.

Se non rispondi entro questo termine, il rapporto di lavoro si considera definitivamente risolto e hai comunque diritto all’indennità sostitutiva.

Il lavoratore può rifiutarsi?

, hai la possibilità di scegliere tra il rientro al lavoro o il pagamento di un’indennità, chiamata “indennità sostitutiva della reintegra”.

Questa indennità corrisponde a 15 mensilità dell’ultima retribuzione utile per calcolare il trattamento di fine rapporto (TFR).

Attenzione: non va confusa con l’indennità risarcitoria, che ha uno scopo diverso. L’indennità risarcitoria è calcolata su un numero di mensilità stabilito dalla legge ed è destinata a compensare le retribuzioni perse a causa del licenziamento illegittimo.

In altre parole, se il Tribunale dispone la reintegrazione, hai diritto sia all’indennità risarcitoria per il periodo in cui sei rimasto senza lavoro, sia all’indennità sostitutiva nel caso in cui tu decida di non rientrare in azienda.

L’azienda può opporsi?

No, il datore di lavoro non può rifiutarsi di reintegrare un lavoratore dopo una sentenza che dispone la reintegra.

Le sentenze, anche quelle di primo grado, sono immediatamente esecutive. Questo significa che, anche se l’azienda decide di impugnare la decisione, deve comunque rispettarla fin da subito.

Se il datore di lavoro non esegue l’ordine di reintegrazione, magari perché spera che l’impugnazione annulli la sentenza, deve comunque pagarti lo stipendio. In questo caso, l’azienda rientra tra quelle situazioni in cui, pur rifiutando la tua prestazione lavorativa, è tenuta a corrispondere la retribuzione.

Licenziamento illegittimo in aziende con più di 15 dipendenti

Le regole generali sul licenziamento illegittimo si applicano solo alle aziende che raggiungono un certo numero di dipendenti.

In particolare, le tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori e dal Jobs Act valgono nei rapporti di lavoro in cui l’azienda:

  • ha più di 15 dipendenti nella sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo in cui è avvenuto il licenziamento;
  • ha più di 15 dipendenti nello stesso comune;
  • ha più di 60 dipendenti in tutto il territorio nazionale.

Licenziamento illegittimo in aziende con meno di 15 dipendenti

Le regole generali sul licenziamento si applicano alle aziende con più di 15 dipendenti nello stesso comune o più di 60 in tutta Italia. Ma cosa succede se vieni licenziato da un’azienda con meno di 15 dipendenti?

Queste aziende sono definite “piccole aziende” dalla normativa sui licenziamenti e prevedono tutele ridotte rispetto alle realtà più grandi. In particolare, i casi in cui puoi ottenere la reintegra sono più limitati e l’indennità risarcitoria è più bassa.

Vediamo nel dettaglio:

  • Se il licenziamento è nullo (ad esempio, se è discriminatorio, ritorsivo o comunicato solo verbalmente), anche nelle piccole aziende hai diritto alla reintegra e al pagamento di tutte le mensilità perse.
  • Se il licenziamento è illegittimo ma non nullo (ad esempio, se manca la giusta causa), non puoi essere reintegrato e hai diritto solo a un risarcimento massimo di 6 mensilità. Di conseguenza, rispetto alle aziende più grandi, il risarcimento per licenziamento illegittimo in un’azienda con meno di 15 dipendenti è sensibilmente ridotto.

Per quanto riguarda il licenziamento per giustificato motivo oggettivo nelle aziende con meno di 15 dipendenti, il datore di lavoro non è obbligato a seguire la procedura prevista per le aziende più grandi e può procedere con il licenziamento per ragioni economiche senza attivare un iter specifico.

 

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