Licenziamento e NASpI: quali sono le nuove regole

licenziamento naspi
(foto Shutterstock)

La nostra guida sul diritto a ricevere o meno la NASpI in seguito al licenziamento

La parola “licenziamento” fa nascere sempre sentimenti di paura perché, in base alle circostanze che hanno portato il datore di lavoro a porre fine al rapporto, in sostanza tu perdi involontariamente il lavoro.

I lavoratori dipendenti, infatti, sono da sempre considerati “parte debole” del rapporto di lavoro e per questo motivo meritano tutele specifiche per proteggere i loro diritti. 

Licenziamento e disoccupazione sono due tematiche di cruciale importanza nel panorama lavorativo italiano. In un contesto economico che cambia sempre più rapidamente e spesso con modalità imprevedibili, conoscere i diritti sul processo che porta al licenziamento e ai benefici della disoccupazione diventa essenziale.

In questo articolo esploriamo aree diverse: dalle varie tipologie di licenziamento alle ultime novità in materia di disoccupazione e assenze ingiustificate, cercando di offrire una panoramica più completa possibile. Iniziamo.

Chi ha diritto alla disoccupazione? 

L’indennità di disoccupazione non è per tutti. L’INPS chiarisce che questa misura è rivolta solo a chi ha avuto un rapporto di lavoro dipendente, mentre per tutti gli altri esistono misure diverse, come ad esempio la DIS-COLL per chi versa i contributi alla Gestione Separata

Anche tra gli ex lavoratori subordinati ci sono delle precisazioni da fare. Non possono presentare domanda di NASpI: 

  • il personale a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni;
  • chi ha la qualifica di operaio agricolo a tempo determinato;
  • gli extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale;
  • il personale che ha maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata;
  • i titolari di assegno ordinario di invalidità.

Al contrario, hanno diritto alla NASpI, pur avendo dei rapporti di lavoro particolari: 

  • gli apprendisti
  • i soci lavoratori assunti nelle cooperative
  • il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato
  • i dipendenti a termine delle pubbliche amministrazioni.

Ad ogni modo, la regola generale prevede un’ipotesi di licenziamento e disoccupazione: è fondamentale, infatti, dimostrare uno stato di disoccupazione involontaria e cioè di aver perso il lavoro per un motivo che dipende solo dall’azienda. Il licenziamento, però, non è l’unica causa che ti permette di chiedere la NASPI. 

Puoi fare domanda anche in caso di dimissioni

  • per giusta causa; 
  • rassegnate durante la procedura di quello che una volta veniva chiamato fallimento;
  • nel momento in cui sei nel periodo tutelato di maternità e di paternità

Altri casi più specifici riguardano la fine volontaria e consensuale del rapporto tra le parti che può essere di due tipi: 

  • quella accordata alla fine di una procedura di conciliazione presso l’Ispettorato;
  • quella successiva al tuo rifiuto di trasferirti in un’altra sede dell’azienda distante più di 50 chilometri dalla tua residenza e/o raggiungibile con i mezzi pubblici in 80 minuti o più.

Ma non solo: oltre a rientrare tra i beneficiari, dovranno essere dimostrate anche 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti il licenziamento. In pratica, bisogna aver lavorato almeno 3 mesi e poco più. 

Se mi licenzio ho diritto alla Naspi? 

Per rispondere a questa domanda, è importante fare una precisazione. Dire “mi licenzio” è sbagliato perché chi lavora non può mai licenziare sé stesso: il licenziamento rimane un’azione esclusiva del datore di lavoro

Licenziamento e dimissioni, quindi, sono due cose diverse. Le dimissioni sono un gesto volontario del dipendente, mentre il licenziamento viene subito in modo passivo per una scelta del datore di lavoro

Proprio per questa differenza, se scegli di dimetterti volontariamente dal tuo attuale rapporto di lavoro, non hai diritto alla NASpI perché viene meno il requisito fondamentale, ovvero lo stato di disoccupazione involontaria. 

Al contrario, se le dimissioni rientrano in una categoria particolare tra quelle elencate nel paragrafo precedente, potresti fare domanda di NASpI purché in presenza di tutti i requisiti e le circostanze richieste dalla legge.

La domanda che ti stai facendo è “se mi licenzio nel periodo di prova perdo la NASpI”? Una tecnica utile può essere quella di sostituire il termine “licenzio” con “dimetto” per avere subito la risposta: 

  • il capo licenzia per mancato superamento per periodo di prova: in questo caso puoi fare domanda di NASpI;
  • ti dimetti durante il periodo di prova: non puoi fare domanda di NASpI. 

Licenziamento per giusta causa e NASpI

Il licenziamento per giusta causa, detto anche “in tronco”, è l’atto finale con cui l’azienda termina il tuo contratto di lavoro per fatti e/o comportamenti talmente gravi, da non permettere la continuazione della collaborazione nemmeno per un giorno. 

In caso di licenziamento per giusta causa spetta la disoccupazione? Sì, la legge non prevede alcuna esclusione in questo caso dato che si tratta sempre di un’interruzione unilaterale del rapporto che non è dipesa dalla volontà del lavoratore.

In altre parole, se vieni licenziato per giusta causa ho diritto alla disoccupazione perché, se così non fosse, resteresti senza tutela in tutti quei casi in cui il licenziamento è illegittimo o addirittura nullo.

E, invece, come funziona nel caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo? Si può ottenere la NASpI? A differenza di quello per giusta causa, il rapporto viene meno per problemi legati all’attività oppure all’organizzazione del lavoro. Ad ogni modo, come per il licenziamento per giusta causa, anche in questo caso potrai fare domanda per la NASpI.

Licenziamento per assenza ingiustificata naspi 

In materia di assenze prolungate dal lavoro, non può essere ignorata la proposta avanzata al Governo dalla categoria professionale dei Consulenti del lavoro (CDL)

Di cosa parliamo? In questi ultimi mesi stanno lavorando a una proposta di legge in base alla quale, a seguito di assenze ingiustificate dal lavoro per almeno 5 giorni, il rapporto si può considerare risolto, ma attenzione: non per licenziamento, bensì per dimissioni e quindi considerando implicita la tua volontà di dimetterti

Se questa modifica diventa realtà, allora se ti assentassi senza giustificazione non potresti più fare domanda di NASpI

Per ora, però, nulla è ancora stabilito quindi dovremmo attendere il provvedimento definitivo e la relativa pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. 

Licenziamento per inidoneità fisica e naspi 

Se non riuscissi più a lavorare perché gravemente malato oppure fortemente limitato in seguito a un grave infortunio, potresti essere licenziato per inidoneità fisica alla mansione. 

Cosa vuol dire? che all’improvviso non saresti più in grado di svolgere un certo tipo di lavoro. In questi casi si parla ugualmente di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, quindi, come visto poco sopra, manterresti il diritto alla NASpI.

Licenziamento per inidoneità alla mansione e naspi 

Non esiste solo l’inidoneità fisica, ma anche ipotesi più oggettive: pensiamo, ad esempio, se tu fossi un trasportatore che non puoi più svolgere le tue mansioni perché ti hanno ritirato la patente. 

Si tratta di una situazione molto scomoda, per cui il datore di lavoro non ha altra scelta se non quella di lasciarti a casa, dato che avere la patente è un requisito non trascurabile. 

Ancora una volta, si tratta di un’ipotesi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo e quindi potresti fare domanda di NASpI

Licenziamento per malattia e naspi 

Vediamo ora cosa succede in caso di superamento del periodo di comporto e cioè del periodo entro cui mantieni il diritto alla conservazione del tuo posto di lavoro

La durata del comporto è, in genere, stabilita in misura diversa da ogni CCNL, mentre la legge pone dei limiti di riferimento solo per la categoria degli impiegati

  • tre mesi per chi ha un’anzianità di servizio inferiore ai 10 anni
  • sei mesi per anzianità superiori

Scaduto questo intervallo di tempo, il datore può recedere liberamente dal contratto. In questo caso, viene equiparato al licenziamento e quindi potresti fare domanda di NASpI

Licenziamento collettivo naspi 

Si può parlare di licenziamento collettivo quando l’azienda decide di porre fine al rapporto di lavoro di almeno 5 persone nell’arco di 120 giorni. Esiste una legge specifica che detta le regole da seguire in questi casi, ma mentre tempo fa esisteva l’obbligo di iscrizione alle liste di mobilità ora non è più così. 

Anche chi è stato licenziato nell’ambito di un licenziamento collettivo, ha diritto alla NASpI cioè l’unica misura di sostegno al reddito delle persone disoccupate. 

Chi paga la naspi in caso di licenziamento 

La Nuova assicurazione sociale per l’impiego (NASpI) viene sempre pagata dall’Inps grazie ai contributi che, mensilmente, i datori di lavoro e i lavoratori versano a finanziamento di questa misura. 

Il datore di lavoro, invece, nei casi in cui il rapporto di lavoro si interrompa per motivi diversi dalle dimissioni volontarie, è obbligato a pagare il Ticket di licenziamento, cioè una somma in denaro che ha il duplice scopo di: 

  • finanziare l’indennità economica di disoccupazione; 
  • scoraggiare i licenziamenti che l’azienda può attuare. 

Anche se il datore di lavoro paga questo ticket, la NASpI rimane gestita in autonomia dall’Ente previdenziale.

La Naspi parte dal giorno del licenziamento?

Dipende quando è stata fatta la domanda all’INPS. Il termine massimo per l’inoltro è entro il 68° giorno dalla fine del rapporto di lavoro. Se non si rispetta questo limite, non si può più prendere la NASpI. 

Ad ogni modo, se la domanda è stata presentata entro l’ottavo giorno successivo alla fine del rapporto di lavoro, l’indennità è pagata al 100% a partire dallo stesso ottavo giorno.

Al contrario, se viene presentata più tardi, sarà pagata a partire dal giorno successivo a quello di presentazione della domanda.  

In caso di licenziamento quanto dura la disoccupazione?

La durata della NASpI non cambia in base al motivo di risoluzione del rapporto. 

L’indennità, infatti, viene pagata ogni mese per un tempo pari alla metà dei contributi versati nei 4 anni precedenti. 

È bene sottolineare, però, che non è per sempre: il tempo massimo di durata è pari a 24 mesi cioè due anni.

Per capire meglio, facciamo qualche esempio: 

  • sono stati versati 3 mesi di contributi: la NASpI è pagata per un mese e mezzo
  • è stato versato un anno di contributi: la misura è accreditata per massimo 6 mesi.

Attenzione: se non trovi lavoro entro un certo periodo, la NASpI si riduce del 3% a partire dal sesto mese di utilizzo.

Impugnazione licenziamento e Naspi: cosa succede? 

Se consideri il tuo licenziamento scorretto oppure ingiusto, puoi procedere con l’impugnazione, cioè l’azione con cui segnalare un errore e/o vizio davanti alle autorità competenti.

La legge, in questi casi, ammette lo stesso la presentazione della domanda di disoccupazione perché ti ritroveresti involontariamente senza lavoro.  

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