Tutti i bonus per le mamme

Bonus per le mamme

Nel 2023 le mamme possono fare domanda per diversi bonus anche se sono disoccupate o senza tutela previdenziale. Vediamo insieme quali

Diventare mamma è un momento bello e travolgente della vita e, nonostante le difficoltà che si possono incontrare lungo questo percorso, l’obiettivo dei genitori è quello di garantire ai propri figli le risorse necessarie per avere una vita felice.

Lo Stato considera la maternità un evento delicato e da proteggere, quindi assicura alcune misure economiche e prestazioni previdenziali a favore delle famiglie e dei loro componenti. 

In questo articolo, però, ci dedichiamo a elencare e studiare soprattutto i bonus e gli incentivi a cui possono accedere le mamme, anche disoccupate

Quali e quanti sono? Continua a leggere per scoprirlo.

Bonus mamma

È l’Assegno di maternità dello Stato è una somma pagata dall’Inps, ma gestita dai Comuni, per tutti i nuovi nati o le nuove adozioni

Possono fare domanda le mamme prive di tutela previdenziale o disoccupate oppure quelle mamme che, pur lavorando, non hanno diritto al trattamento economico di maternità. Il bonus è dedicato alle cittadine italiane o comunitarie con un permesso di soggiorno valido. 

Per ottenerlo bisogna avere un ISEE valido, nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2023, non superiore a 19.185,13 euro

Ogni mese pagano al massimo 383,46 euro a patto che la domanda sia fatta al proprio Comune di residenza entro 6 mesi dalla nascita o dall’ingresso del minore nella famiglia. 

Assegno di maternità dei Comuni

L’Assegno di maternità dei Comuni è un bonus per le mamme lavoratrici discontinue o atipiche cioè che fanno un lavoro diverso dall’ordinario come ad esempio un lavoro a chiamata, oppure le commesse. 

Per fare domanda bisogna rispettare tanti requisiti, in primis avere la cittadinanza e la residenza in Italia al momento della nascita/ingresso in famiglia del bambino. Se stranieri, serve un valido permesso di soggiorno o altro titolo equivalente.

La mamma deve dimostrare di aver versato almeno 3 mesi di contributi nel periodo compreso tra i 18 e i 9 mesi precedenti il parto o l’ ingresso del bambino in famiglia. 

Di quanti soldi parliamo? L’importo massimo di questo bonus è 2.360,66 euro, ma attenzione

  • spettano per intero se chi fa la domanda non può contare su alcuna tutela economica;
  • funzionano solo come integrazione, invece, se contemporaneamente sono pagate altre prestazioni economiche per la maternità

Bonus asilo nido

Il bonus asilo nido un contributo economico per il pagamento delle rette di asili nido pubblici e privati. Questo bonus viene concesso solo per figli di età compresa tra i 0 ed i 36 mesi e per un massimo di 11 mensilità all’anno. 

L’importo del bonus dipende dall’ISEE in corso di validità: più basso è il valore dell’ISEE e maggiore sarà il bonus, nel limite ovviamente della spesa sostenuta. 

L’importo va da un minimo di 1.500 a un massimo di 3.000 euro l’anno, entrambi divisibili in rate mensili.

Si può fare domanda in autonomia direttamente sul sito Inps accedendo con SPID oppure CIE. È obbligatorio allegare alla domanda tutta la documentazione che attesta il pagamento delle singole rate

Assegno unico e universale

L’assegno unico è una misura ormai molto nota che assicura un’entrata economica, per ogni singolo figlio a carico, a partire dal settimo mese di gravidanza e fino ai 21 anni di età. 

Se a fare domanda di AUU è una giovane mamma entro i 21 anni di età, allora l’importo riconosciuto, che rimane comunque calcolato in base al valore ISEE, aumenta di circa 20 euro al mese. Questo aumento vale per ogni figlio a carico. 

Dimissioni della mamma entro l’anno del figlio

La neo mamma, qualora decidesse di terminare il suo rapporto di lavoro per accudire il figlio, ha diritto a una serie di tutele nel rispetto di precise condizioni. 

La lavoratrice, infatti, può dimettersi volontariamente e: 

  • avere diritto alla NASpI, se le dimissioni vengono rassegnate entro l’anno di età del bambino
  • rassegnarle per iscritto senza rispettare la procedura telematica prevista; 
  • non rispettare il termine di preavviso previsto. 

Attenzione: è comunque obbligatorio convalidare le dimissioni in una sede territoriale dell’Ispettorato per essere certi che le dimissioni non siano state volute/spinte dal datore di lavoro. 

 

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