Contributi colf e badanti: scadenze e importi

Contributi colf e badanti
(foto Shutterstock)

Il datore di lavoro è responsabile del versamento dei contributi di colf e badanti

In Italia, se assumi una colf o una badante, devi occuparti anche del versamento dei contributi: si tratta di un obbligo trimestrale che serve a garantire al lavoratore domestico tutte le tutele previdenziali e assistenziali.

In questo modo, dai copertura in caso di invalidità, vecchiaia, disoccupazione, ma anche per infortuni e malattie professionali.

Tutti i versamenti passano per l’INPS, che gestisce anche quelli relativi a INAIL e Cassa Colf.

Il pagamento avviene quattro volte all’anno e l’importo è calcolato in base alle ore lavorate e al tipo di contratto.

Spetta sempre a te, come datore di lavoro, effettuare il versamento usando i canali indicati dall’INPS.

Contributi colf e badanti​: cosa sono e cosa coprono

Per i lavoratori domestici, le prestazioni previdenziali e assistenziali vengono pagate dall’INPS, INAIL e dalla Cas.sa. COLF.

Se assumi una colf o una badante, devi sapere che il versamento dei contributi è un tuo obbligo contrattuale. Se non lo fai, la persona che hai assunto potrebbe perdere l’accesso a prestazioni fondamentali, come quelle previdenziali e assicurative. 

Insieme ai contributi destinati all’INPS, paghi anche quelli per l’INAIL, che servono a tutelare la persona che hai assunto in caso di infortuni sul lavoro o malattie professionali.

Grazie al versamento, garantisci queste coperture:

  • pensione (invalidità, vecchiaia, superstiti);
  • disoccupazione involontaria;
  • maternità;
  • indennità antitubercolare;
  • copertura per infortuni e malattie professionali.

Attenzione: i lavoratori domestici non ricevono indennità di malattia da parte dell’INPS. In questi casi, sei tu a dover pagare quanto dovuto, salvo eventuali integrazioni previste dalla Cassa Colf (se attiva nel contratto).

Contributi colf e badanti 2024: cosa cambia nel 2025

I contributi per colf e badanti nel 2024 sono stati calcolati secondo le tabelle INPS, con importi variabili in base alla retribuzione oraria, alla presenza di vitto e alloggio e alle ore effettivamente lavorate.

Dal 2025, invece, c’è stato un adeguamento delle retribuzioni minime, legato all’aumento del costo della vita rilevato dall’ISTAT. Questo ha comportato un leggero aumento dei contributi previdenziali.

Se hai una collaboratrice o un collaboratore domestico, è importante che tu tenga sotto controllo le differenze tra il 2024 e il 2025, così da versare sempre gli importi corretti e non rischiare scoperture contributive.

Quali sono le date di versamento?

Il contributo dovuto ha cadenza trimestrale e va versato:

  • per il trimestre gennaio-marzo, dal 1° al 10 aprile;
  • per il trimestre aprile-giugno, dal 1° al 10 luglio;
  • per il trimestre luglio-settembre, dal 1° al 10 ottobre;
  • per il trimestre ottobre-dicembre, dal 1° al 10 gennaio dell’anno successivo.

In caso di cessazione del rapporto di lavoro durante il trimestre, come datore di lavoro dovrai procedere con il versamento entro 10 giorni dalla data di cessazione.

Come si possono verificare i versamenti effettuati? 

Per verificare il corretto versamento, devi accedere alla sezione dedicata messa a disposizione nel portale INPS. Una volta effettuato l’accesso tramite SPID, Carta di Identità elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS), potrai vedere tutti i versamenti fatti per conto della persona che lavora come colf o badante ed eventualmente segnalare le irregolarità, così come previsto dalla procedura.

Per quanto riguarda i versamenti INAIL per la copertura sugli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, è l’INPS stesso che provvede a stornare parte dei contributi versati tra le proprie gestioni e l’INAIL.

Come datore di lavoro, quindi, dovrai fare un versamento unico all’INPS, tramite l’apposito portale dei pagamenti, o tramite l’avviso di pagamento pagoPA, includendo anche il versamento alla Cas.sa. COLF mediante le stesse modalità, indicando però la causale di pagamento «F2».

Calcolo contributi colf e badanti

I contributi per colf e badanti si calcolano prendendo il numero di ore lavorate fino all’ultimo sabato del trimestre e moltiplicandolo per il relativo contributo orario.

Ci sono due situazioni diverse da considerare:

  • se l’orario supera le 24 ore settimanali, il contributo è fisso: circa 1,22 € l’ora per i contratti a tempo indeterminato, circa 1,31 € l’ora per quelli a tempo determinato. In entrambi i casi, 0,31 € sono considerati a carico del lavoratore, ma va aggiunto anche il contributo alla Cas.sa Colf: 0,06 € per ogni ora (di cui 0,04 € pagati da te come datore di lavoro);
  • se l’orario è inferiore alle 24 ore settimanali, il contributo è variabile, in base a tre fasce di retribuzione. In questo caso, l’importo orario oscilla tra 1,68 € e 2,48 €, e dipende anche dalla tipologia del contratto (determinato o indeterminato).

Ricorda: anche se una parte dei contributi risulta formalmente a carico del lavoratore, sei sempre tu, come datore, a dover fare tutti i versamenti.

Modalità di pagamento contributi colf e badanti​

Il pagamento dei contributi per colf e badanti deve avvenire esclusivamente attraverso i canali messi a disposizione dall’INPS. Una volta calcolato l’importo dovuto in base alle ore lavorate e alla retribuzione pattuita, puoi scegliere tra diverse modalità di versamento:

  • tramite il servizio onlinePortale dei Pagamenti INPS, generando un MAV precompilato;
  • attraverso un avviso pagoPA, che ti consente di pagare presso banche, uffici postali, punti SISAL o altri esercizi autorizzati, sempre rispettando le scadenze trimestrali.

In alternativa, puoi pagare direttamente con lo smartphone usando l’app “IO”, che ora integra il servizio per il versamento dei contributi domestici in modo comodo e tracciabile.

Deducibilità contributi colf e badanti

La deducibilità dei contributi per colf e badanti rappresenta un importante vantaggio fiscale per i datori di lavoro domestico. È possibile dedurre dal reddito complessivo i contributi previdenziali versati all’INPS, fino a un massimo di 1.549,37 € annui. Questo beneficio riguarda solo la quota a carico del datore di lavoro, non quella trattenuta al collaboratore.

Per usufruire della deduzione è fondamentale conservare le ricevute dei pagamenti effettuati tramite i canali ufficiali, da allegare alla dichiarazione dei redditi.

Se invece la collaborazione riguarda l’assistenza a persone non autosufficienti, puoi beneficiare anche di una detrazione del 19% sull’imposta lorda, fino a un massimo di 2.100 € annui. In questo caso, però, il tuo reddito complessivo non deve superare i 40.000 €.

Cosa fare se il datore di lavoro non versa

I contributi si prescrivono, in via generale, in cinque anni dal giorno di scadenza del versamento. Nel caso di denuncia da parte del dipendente stesso, però, l’ente potrà procedere con il recupero di quanto non è stato versato entro 10 anni dall’omissione. Una volta scaduto questo termine, l’ente di previdenza non potrà più recuperare né esigere questo tipo di versamenti. 

La denuncia deve essere fatta direttamente all’INPS o all’Ispettorato del lavoro, tramite i relativi portali o contact center telefonici.

 

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