Quali sono le regole e gli obblighi per l’interruzione del rapporto di lavoro dei propri collaboratori domestici?
Il licenziamento di una badante o di una colf segue regole specifiche, diverse da quelle previste per i lavoratori dipendenti. Il lavoro domestico, infatti, è disciplinato da normative particolari che tengono conto della natura del rapporto di lavoro, spesso basato sulla fiducia e sulla convivenza.
Scopriamo quindi cosa deve fare un datore di lavoro che intende interrompere il rapporto, quali sono i diritti del lavoratore e le varie procedure previste. Sebbene sia un rapporto con regole meno rigide rispetto a quello subordinato, ci sono comunque delle precise procedure e tempistiche da rispettare.
In generale, si definisce “lavoratore domestico” chiunque svolga attività di pulizia o di cura e assistenza a favore di una persona (o un gruppo di persone) al di fuori dall’attività di impresa.
Secondo un report del 2022 dell’Associazione Domina, in Italia circa un milione di persone svolge la professione di collaboratore domestico, un mestiere che ha la particolarità di non dover seguire la disciplina ordinaria dei licenziamenti. Licenziare una badante, come anche licenziare una colf, dunque, segue discipline diverse.
L’articolo 4 della legge 108 del 1990 esclude infatti la professione di colf e badante dalle due discipline che regolano i licenziamenti nell’ordinamento italiano: l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e la legge 604 del 1966.
In altre parole, il datore di lavoro avrà quindi il diritto di licenziare liberamente il proprio collaboratore domestico, con l’unico obbligo di rispettare il termine di preavviso previsto (nel caso in cui la colf o badante non abbia avuto comportamenti inadeguati).
I lavoratori domestici possono essere assunti a tempo pieno oppure per periodi inferiori. Ricordiamo che per un collaboratore domestico convivente, si considera “a servizio intero” quando fa 54 ore a settimana.
Quando si vuole cessare un rapporto, bisogna dare un periodo di tempo tra la comunicazione della volontà di licenziare e la data effettiva di cessazione del rapporto. Questo periodo è detto “di preavviso”. Il periodo di preavviso della colf a ore varia in base all’orario lavorato nella settimana.
Per calcolare il preavviso, ci possono essere due casi: collaboratore che lavora fino a 25 ore a settimana, e quello che lavora da 25 a 54.
Il preavviso di licenziamento per la badante a 54 ore, quindi considerata “convivente a servizio intero”, per il CCNL dei Collaboratori Familiari, sarà di:
Per quella che lavora meno di 25 ore a settimana, invece, si avranno:
Con questo tipo di rapporto di lavoro, il procedimento da seguire per il licenziamento del collaboratore domestico è molto semplice.
Per licenziare una colf a tempo indeterminato, sarà sufficiente rispettare il periodo di preavviso o, al più, pagare l’indennità sostitutiva.
L’indennità sostitutiva è una somma di denaro pari a quello che avrebbe percepito il collaboratore, per i giorni considerati “di preavviso”. Sarà eventualmente il datore di lavoro a dover pagare questo importo, se non si rispetta il preavviso di licenziamento per la badante, colf, o altro collaboratore domestico.
Per licenziare una badante a tempo determinato, quindi, basta informare il lavoratore e aspettare il periodo di preavviso, che varia in base all’orario di lavoro settimanale e all’anzianità di servizio.
Come abbiamo detto, il rapporto di lavoro domestico può essere interrotto liberamente dal datore. In generale, il rapporto di lavoro domestico può risolversi per:
In particolare, l’ultimo caso, quello del licenziamento di una colf/badante, può ricadere in due ulteriori categorie:
Il verificarsi di una situazione di elevata gravità, consente al datore di lavoro di effettuare il licenziamento della badante per giusta causa, e cioè senza dover rispettare il periodo di preavviso. Così come per ogni altra professione, infatti, anche per queste figure si possono verificare fatti talmente gravi da non consentire, nemmeno in via provvisoria, la prosecuzione del rapporto.
In caso di cessazione per giusta causa, il preavviso non è dovuto.
Concretamente, per licenziare una badante per giusta causa si dovrebbero verificare alcune situazioni gravi, come l’assenza continuata dal lavoro senza giustificazione, furti di beni all’interno dell’abitazione, violenza o diverbi con i familiari.
Nel lavoro domestico, il datore di lavoro ha la possibilità di licenziare una badante anche senza una giusta causa, ma deve comunque rispettare alcune regole fondamentali.
Il contratto domestico consente il recesso con maggiore libertà, purché venga dato il preavviso previsto dal Contratto Collettivo Nazionale applicato.
In caso contrario, il datore dovrà corrispondere un’indennità sostitutiva. Tuttavia, il licenziamento del badante senza giusta causa non può comunque mai essere discriminatorio o ritorsivo, pena la possibilità di impugnazione da parte del lavoratore.
Ci possono essere molteplici cause di licenziamento, che possono coinvolgere situazioni sopraggiunte al datore di lavoro o comportamenti da parte del lavoratore o della lavoratrice.
Un licenziamento con preavviso può avvenire per:
Il licenziamento per giusta causa potrebbe invece avvenire quando:
Attenzione! Se ti stai chiedendo se la badante incinta si può licenziare, la risposta è no. Così come previsto dall’art. 25 del CCNL Collaboratori Familiari, dall’inizio della gravidanza, fino alla cessazione del congedo di maternità, la lavoratrice non può essere licenziata, salvo che per giusta causa.
In più, i tempi di preavviso sono raddoppiati se il datore il datore di lavoro intima il licenziamento colf dopo la maternità obbligatoria, e più specificatamente entro il 31° giorno successivo.
Nel caso in cui la lavoratrice domestica non abbia commesso alcuna infrazione, l’interruzione del rapporto di lavoro sarà possibile solo rispettando il periodo di preavviso.
Il preavviso di licenziamento della badante, della colf o più in generale del collaboratore domestico, deve essere dato in tutti quei casi in cui la cessazione non sia dovuta a un comportamento grave del dipendente.
Il preavviso di licenziamento colf e badanti varia in base all’orario settimanale lavorato, e all’anzianità di servizio, in base allo schema già riassunto nei paragrafi precedenti.
Nel caso ci sia un licenziamento della badante senza preavviso, le si dovrebbe riconoscere l’indennità sostitutiva al licenziamento. Ma cosa vuol dire?
In parole povere, se non ci sono le condizioni per un licenziamento per giusta causa, si dovrebbe dare il preavviso. Se non lo si vuole dare, ma si vuole invece cessare il rapporto immediatamente, l’ordinamento ha previsto che i giorni di preavviso che ci sarebbero dovuti essere prima della cessazione, debbano essere pagati.
Il datore di lavoro che per esempio deve dare 15 giorni di preavviso, pagherà 15 giorni in più di lavoro alla collaboratrice domestica (come se fossero stati effettivamente lavorati), e cesserà il rapporto il giorno stesso. In questo modo si ha una sorta di tutela verso il dipendente, che riceverà comunque la retribuzione pari al preavviso spettante.
Quando si decide di interrompere il rapporto di lavoro con una badante o una colf, è altamente consigliabile consegnare una lettera di licenziamento chiara e conforme ai termini di preavviso previsti dal contratto collettivo.
In forma di tutela, la comunicazione del licenziamento (con preavviso e non) deve essere scritta, e deve avere alcuni elementi fondamentali, come:
Verrà poi specificato che le spettanze di fine rapporto, cioè TFR ed eventuali ferie e permessi, verranno liquidati con l’ultimo cedolino.
È consigliabile inviare la lettera di licenziamento badante o colf tramite raccomandata A/R o consegnarla a mano con ricevuta firmata, per avere una prova della comunicazione.
È possibile che, nel momento della consegna, la badante non firmi la lettera di licenziamento. Per questi motivi, è sempre bene avere dei testimoni all’atto della consegna, oppure mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Ricordiamo, comunque, che il licenziamento del collaboratore domestico possa essere fatto anche in forma orale, anche se è vivamente consigliabile tutelarsi con una lettera scritta. Se il collaboratore non firma, quindi, non c’è comunque alcun problema per procedere con la cessazione.
Le collaborazioni domestiche, non ricadendo nella disciplina ordinaria in materia di lavoro, non comporteranno quindi il diritto alla reintegra o alle tutela indennitaria in caso di licenziamento illegittimo.
In ogni caso, il collaboratore avrà diritto a richiedere la messa per iscritto del licenziamento, oltre che di contestare i fatti addotti dal datore di lavoro per giustificare un licenziamento immediato e senza preavviso.
In queste circostanze la colf potrebbe chiedere che, a fronte dell’insussistenza dei fatti contestati, le venga riconosciuta una indennità pari al periodo di preavviso.
Naturalmente, accusare ingiustamente un collaboratore domestico, a maggior ragione se di reati penalmente rilevanti (come furti, violenze o altro) esporrà il datore di lavoro anche a responsabilità civili e alle relative richieste risarcitorie.
In ogni caso, sia nell’ipotesi di licenziamento immediato che in quella di recesso con preavviso, il datore di lavoro dovrà liquidare il TFR e tutte le spettanze di fine rapporto, come ferie e permessi non goduti.
Cosa fare se la badante licenziata non vuole lasciare casa?
Se una badante è stata licenziata, la fine del rapporto di lavoro fa venire meno il suo diritto a convivere con il familiare assistito, in caso di domestica convivente.
Se, terminato il rapporto, la badante licenziata non vuole lasciare la casa, commette un illecito che può sfociare in condotte penalmente rilevanti (violenza privata, minacce, estorsione, ecc.).
In tutti i casi di interruzione involontaria del rapporto, anche i lavoratori domestici hanno diritto alla NASpI, cioè l’indennità di disoccupazione. Anche se la badante viene licenziata per giusta causa ha quindi diritto alla disoccupazione.
I requisiti per ottenere l’indennità di disoccupazione sono gli stessi degli altri rapporti di lavoro dipendente:
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