Malattia professionale: cos’è e come funziona

Malattia professionale
(foto Shutterstock)

Chi sono i lavoratori tutelati dalle malattie professionali? Come vengono classificate queste patologie e cosa fare nel caso vengano contratte

Le malattie professionali sono patologie che puoi contrarre a causa dell’attività lavorativa che svolgi. Si sviluppano nel tempo, spesso in modo lento e silenzioso, rendendo difficile capire subito che dipendono dal lavoro.

A differenza degli infortuni, che accadono all’improvviso e in modo violento, le malattie professionali derivano da un’esposizione prolungata a fattori nocivi presenti nell’ambiente di lavoro. Questi fattori possono essere sostanze chimiche pericolose, agenti fisici come il rumore o le vibrazioni, oppure posture scorrette mantenute per lunghi periodi.

La legge italiana prevede l’assicurazione obbligatoria presso l’INAIL, che ti tutela se sei colpito da una malattia professionale.

Cosa si intende per malattia professionale?

La malattia professionale è una patologia che si sviluppa a causa dello svolgimento di uno specifico lavoro.

A differenza dell’infortunio, la causa non agisce in modo improvviso, ma si manifesta lentamente e progressivamente sull’organismo. Deve trattarsi di una causa diretta ed efficiente, capace di provocare la malattia in modo esclusivo o comunque prevalente, ed essere collegata a una lavorazione rischiosa.

Per trovare una definizione di malattia professionale prendiamo spunto da quanto dice l’INAIL: la malattia professionale corrisponde a qualsiasi stato morboso che possa essere collegato, in modo causale, allo svolgimento di un’attività lavorativa.

Quando una malattia si considera professionale​? Lo vedremo passo dopo passo. Intanto, sappi che perché si parli di malattia professionale è sempre necessario un nesso causale (o almeno concorsuale) tra il rischio legato al lavoro e la malattia.

Questo rischio può derivare sia dall’attività che svolgi sia dall’ambiente in cui lavori.

Malattia professionale: il quadro normativo

Le norme che regolano la malattia professionale​ si basano su una serie di disposizioni che ne regolano il riconoscimento e la gestione, definendone in modo chiaro i requisiti. Queste norme sono finalizzate a garantire una tutela adeguata per ogni lavoratore esposto a rischi specifici, attraverso un sistema di protezione come quello previsto dall’INAIL.

In particolare, il DPR 1124/1965, all’articolo 3, stabilisce l’obbligatorietà dell’assicurazione per determinate malattie professionali. Si tratta di patologie strettamente collegate alle mansioni svolte, elencate in una tabella specifica (allegato n. 4 dello stesso decreto). Tale tabella viene aggiornata nel tempo, in base alle evidenze scientifiche e alle nuove esigenze emerse nel contesto lavorativo.

Quali sono le malattie professionali tabellate e non tabellate? Alcuni esempi

Rientrano tra le malattie professionali quelle cosiddette “tabellate”, cioè specificamente previste dalla legge all’interno di apposite tabelle. Queste indicano la malattia, le mansioni che possono causarla e il tempo massimo entro cui può essere riconosciuta dalla cessazione dell’attività. Per queste patologie opera una presunzione di nesso causale tra lavorazione e manifestazione della malattia, il che facilita il riconoscimento da parte dell’INAIL.

Accanto a queste esistono anche le malattie “non tabellate”, cioè quelle derivanti da lavorazioni non comprese nelle tabelle o da agenti patogeni non elencati, oppure che si manifestano oltre i termini indicati per le malattie tabellate. Rientrano in questa categoria, ad esempio, le patologie dovute a posture incongrue, microtraumi ripetuti, o lesioni dell’apparato respiratorio o della pelle.

L’insieme di queste patologie costituisce l’elenco delle malattie professionali riconosciute, ma quali sono alcuni esempi concreti?

Facciamo degli esempi di malattia professionale riconosciute dall’INAIL:

  • per chi lavora a contatto con sostanze nocive come il cromo, le leghe o i composti chimici, possono essere riconosciute asma professionale, dermatiti allergiche da contatto, ulcere e perforazioni del setto nasale;
  • chi è esposto alla malta cementizia o al calcestruzzo può sviluppare dermatiti irritative;
  • in presenza di lavorazioni che prevedono l’utilizzo di radiazioni laser di classe 4, possono verificarsi lesioni alla cornea, opacità del cristallino, lesioni retiniche o opacità del corpo vitreo.

Come possiamo vedere, c’è una diretta correlazione tra l’azione lavorativa prolungata nel tempo e l’insorgenza della malattia.

Malattia professionale vantaggi e svantaggi​

Si parla di “vantaggi” facendo riferimento alle tutele che, nel tempo, sono state riconosciute ai lavoratori colpiti da una malattia professionale. Il riconoscimento di queste patologie comporta infatti benefici importanti, come la possibilità di ricevere un indennizzo economico da parte dell’INAIL, oltre ad altre forme di protezione previste dalla legge.

Dall’altro lato, però, non si possono ignorare le difficoltà che può incontrare l’azienda, come ad esempio l’impatto economico legato alle assenze prolungate o la mancanza del lavoratore sul posto di lavoro, che può influire sull’organizzazione interna e sulla produttività.

Quando si parla di malattia professionale, vantaggi e svantaggi diventano un tema delicato. Da un lato c’è l’interesse del lavoratore a tutelare la propria salute e a ricevere un sostegno adeguato; dall’altro, c’è l’interesse dell’azienda a prevenire i rischi, tutelare il personale e, nel farlo, proteggere la propria operatività.

Malattia professionale: cosa rischia l’azienda

Quando sviluppi una malattia professionale, la tua azienda può andare incontro a diverse conseguenze, sia economiche che legali. Se il datore di lavoro non ha rispettato le norme sulla sicurezza, può subire sanzioni amministrative, multe e, nei casi più gravi, anche responsabilità penali.

Oltre a questo, l’impresa potrebbe dover affrontare un aumento dei contributi assicurativi INAIL e ulteriori costi indiretti, come quelli legati alla riduzione della produttività o alla necessità di sostituire temporaneamente il lavoratore assente.

Il premio assicurativo INAIL, che il datore di lavoro è tenuto a versare, viene calcolato su un tasso variabile: questo tasso può aumentare se si verificano infortuni o malattie professionali, oppure diminuire se vengono adottati interventi migliorativi per la salute e sicurezza sul lavoro.

Se ti chiedi cosa comporta per un’azienda la tua malattia professionale, devi sapere che capire questi rischi è fondamentale per rendere l’ambiente di lavoro più sicuro e, di conseguenza, più sostenibile anche dal punto di vista aziendale.

Quando vengono riconosciute le malattie professionali?

Le malattie professionali vengono riconosciute quando si verificano a seguito dell’esposizione a un rischio legato a lavorazioni coperte dall’INAIL, e solo se esiste un nesso causale diretto tra la tua attività lavorativa e la patologia che hai sviluppato. In altre parole, deve trattarsi di un effetto graduale e progressivo, derivante da fattori legati alla tua professione. Se invece la malattia è insorta in modo improvviso o non è collegata al lavoro, verrà considerata come malattia comune o infortunio.

Per valutare la gravità del danno subito, l’INAIL applica specifici criteri di valutazione, attraverso cui ti viene assegnato un punteggio. Questo punteggio tiene conto sia della gravità della patologia, sia dell’impatto sulla tua capacità lavorativa. In base al valore assegnato, potrai avere diritto a un indennizzo economico (la cosiddetta prestazione economica INAIL) e, in alcuni casi, a prestazioni assistenziali aggiuntive.

Se la tua malattia rientra tra quelle tabellate già riconosciute dall’INAIL, il procedimento è più semplice. Se invece si tratta di una malattia non tabellata, dovrai presentare una documentazione più dettagliata per dimostrare il legame tra il lavoro svolto e la patologia.

Cosa fare quando si contrae una malattia professionale? La denuncia

Se contrai una malattia professionale, sei tenuto a comunicarlo al tuo datore di lavoro presentando un certificato medico INAIL che attesti che la tua assenza dal lavoro è dovuta a quella patologia. L’INAIL può anche convocarti per una visita medica di controllo, con l’obiettivo di verificare e confermare la diagnosi.

Tuttavia, non è sempre detto che la malattia ti costringa subito ad astenerti dal lavoro. In alcuni casi, infatti, può insorgere anche dopo la fine del rapporto lavorativo o dopo la cessazione della specifica lavorazione che l’ha provocata. In queste situazioni, potrai comunque richiedere il riconoscimento della malattia professionale a partire dal giorno in cui presenti la denuncia all’INAIL.

Tempi di risposta INAIL per malattia professionale

Quando presenti una denuncia per malattia professionale, l’INAIL avvia un’apposita istruttoria per valutare se la tua patologia rientra tra quelle indennizzabili. I tempi di risposta dell’INAIL possono variare in base alla complessità del caso e alla documentazione che hai fornito.

Nel caso in cui la malattia non sia tabellata, l’Istituto ha fino a 180 giorni di tempo per completare gli accertamenti e comunicarti l’esito della valutazione. Se invece la tua malattia è tra quelle già riconosciute nelle tabelle INAIL, i tempi si accorciano sensibilmente e potresti ricevere una risposta molto più rapidamente.

Indennità per malattia professionale

Se ti viene riconosciuta una malattia professionale, hai diritto a ricevere specifiche prestazioni economiche dall’INAIL, soprattutto nei casi in cui la patologia ti impedisca di lavorare o ti abbia causato una menomazione tale da giustificare un indennizzo aggiuntivo.

L’accreditamento dell’indennità per infortunio o malattia professionale avviene sulla base della gravità del danno e di quanto la patologia incida sulla tua capacità lavorativa. In particolare, l’indennità per malattia professionale può essere riconosciuta in due modi: come indennizzo in capitale, se il danno è lieve, oppure come rendita mensile nel caso in cui la menomazione superi il 16%.

Nei casi più seri, in cui la malattia compromette in maniera significativa la tua capacità di lavorare, tu – o, in caso di decesso, i tuoi familiari – puoi ricevere un sostegno economico continuativo. Si parla, ad esempio, di rendita ai superstiti quando la malattia professionale ha causato la morte del lavoratore.

Malattia professionale: licenziamento è lecito?

Bisogna innanzitutto capire di che casistica si sta parlando.

Ci può essere il licenziamento effettuato:

In generale, non è consentito il licenziamento se ti trovi ancora all’interno del periodo di comporto, ovvero il limite massimo di assenza per malattia o infortunio stabilito dal tuo contratto collettivo. Questo limite varia a seconda del settore, ma in genere si aggira intorno ai sei mesi.

Se però la tua malattia determina una inabilità permanente che ti impedisce di svolgere le tue mansioni, e se nel frattempo è scaduto il periodo di comporto, il datore di lavoro può valutare il recesso dal rapporto.

Esiste infine anche l’ipotesi del licenziamento per giusta causa, ovvero quando il tuo comportamento è talmente grave da giustificare l’interruzione immediata del contratto. Rientrano in questa casistica, ad esempio, la simulazione della malattia professionale oppure il rifiuto sistematico di sottoporsi agli accertamenti medici richiesti dall’INAIL.

Cosa cambia in caso di denuncia malattia professionale dopo la cessazione del lavoro

La denuncia di malattia professionale dopo la cessazione del lavoro è un tuo diritto, anche se la patologia si manifesta o viene riconosciuta solo dopo che il rapporto di lavoro è terminato.

Anche in questi casi, è sempre l’INAIL a occuparsi della valutazione e dell’eventuale pagamento delle prestazioni economiche e sanitarie. Dovrai presentare la domanda, allegando tutta la documentazione medica necessaria per dimostrare che la malattia è legata all’attività lavorativa svolta in passato.

Un dubbio comune riguarda chi paga la malattia professionale dopo il licenziamento: i costi per cure mediche e indennizzo spettano all’INAIL, e non ricadono sul datore di lavoro, a meno che non emergano responsabilità dirette dell’azienda, ad esempio per omissioni gravi in materia di sicurezza. In quel caso, il datore potrebbe essere chiamato a rispondere per i danni subiti.

 

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