Quali sono gli elementi e le percentuali per il calcolo del TFR, la somma che spetta ai lavoratori dipendenti alla fine del rapporto di lavoro
Quanto prenderò di TFR (o “liquidazione” per chi ha i capelli brizzolati)? Qual è la retribuzione utile ai fini del TFR? Queste sono alcune delle domande che tutti i lavoratori, prima o poi, si sono fatti nel corso della propria carriera.
In molti fanno affidamento su questa somma, soprattutto se arriva come giusto riconoscimento alla fine di una lunga carriera: la utilizzano per viaggi, investimenti, una nuova abitazione.
L’importo che si percepisce non è lo stesso per tutti e non viene calcolato a caso. È importante sapere che è possibile prevedere
In questo modo si evitano brutte sorprese ed è possibile pianificare, con maggiore precisione, la propria vita. In questa pratica guida gratuita, ideata dagli esperti di Laborability, potrai simulare il tuo TFR.
La legge prevede una specifica percentuale da applicare per il calcolo. Il TFR matura mese dopo mese, anno dopo anno durante il rapporto di lavoro. Ebbene, secondo l’articolo 2120 del codice civile, “si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5.”
È utile chiarire questa espressione perché è un passaggio fondamentale nella disciplina del trattamento di fine rapporto.
Sempre secondo l’articolo 2120, per “retribuzione utile ai fini del TFR” si intendono “tutte le somme, compreso l’equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese”.
Ciascun contratto collettivo nazionale disciplina nello specifico quali voci devono essere considerate e quali possono essere escluse ai fini del calcolo e dunque la somma che deve essere divisa per 13,5.
Si può affermare che, generalmente, rientrano tutti gli emolumenti retributivi, compresi gli straordinari, la tredicesima, gli aumenti per il superminimo, gli scatti di anzianità.
La legge, inoltre, prevede che il TFR continui a maturare anche durante i periodi di malattia, infortunio e gravidanza.
Proviamo ad applicare in concreto le regole che disciplinano il calcolo del trattamento di fine rapporto.
Questa somma si calcola sommando per ciascun anno di servizio la quota mensile maturata, che è pari all’importo della retribuzione utile divisa per 13,5.
Facciamo un esempio, nel mese di dicembre 2022 il lavoratore ha percepito
La retribuzione utile ai fini del calcolo è la somma di tutte queste voci, ossia 1.500 euro. La quota TFR di dicembre 2022 sarà dunque pari a 1.500 / 13,5, ossia 111,11 euro.
Non ti serve però prendere in mano la calcolatrice. Con il simulatore calcolatori che trovi nella guida gratuita di Laborability, puoi calcolare facilmente quanto ti spetta.
Il TFR matura “in costanza di rapporto”, cioè durante il rapporto di lavoro, e lungo tutta la carriera lavorativa. Nel frattempo, però, il denaro perde valore per effetto dell’inflazione.
Significa che le somme accantonate rischiano di perdere il proprio valore reale per effetto dell’aumento del costo della vita.
La legge dunque ha previsto un rimedio specifico: sulle somme accantonate si applica una rivalutazione pari al 1,5% in misura fissa, oltre al 75% dell’aumento dell’indice ISTAT rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente.
Le somme vengono così rivalutate con l’applicazione di due percentuali: una misura fissa del 1,5% e il 75% dell’indice ISTAT del mese di dicembre dell’anno precedente.
Questo è un altro interrogativo fondamentale: quando si può chiedere il pagamento del trattamento di fine rapporto?
La risposta dipende dalla soluzione adottata dal dipendente sulla destinazione del proprio TFR.
Infatti, il momento di incasso è diverso a seconda che sia stato lasciato in azienda oppure sia stato destinato a un fondo pensione.
Nel caso in cui tu abbia deciso di lasciarlo in azienda, questo viene pagato al termine del rapporto lavorativo. Quindi, anche nel caso di rapporto molto breve (si pensi, ad esempio, a un contratto a termine), ti viene pagato interamente alla fine.
Invece, nell’ipotesi in cui venga destinato a un fondo pensione, anche se ti dimetti dal tuo posto di lavoro, questa somma ti verrà pagata nel momento in cui maturerai i requisiti per andare in pensione.
Si tratta, dunque, di due momenti temporali molto diversi tra loro che devono essere valutati dal dipendente nel momento in cui pianifica i propri investimenti e la gestione delle proprie finanze.
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