TFR: cos’è e come funziona

TFR cos'è
(foto Shutterstock)

Una guida completa al trattamento di fine rapporto: dove destinarlo, come funziona la liquidazione e tutti gli altri dettagli

Parlare di Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è sempre molto importante perché si tratta di un diritto a cui non puoi rinunciare e lo maturi per tutto il rapporto di lavoro. 

Capire le regole che stanno dietro al TFR, così come ragionare sull’importanza di dove accantonare questa somma, è un tema sempre più centrale per te se hai un contratto di lavoro subordinato

Certo, decidere se investire il tuo TFR rimane una scelta strettamente personale, per cui devi considerare diversi elementi: rendita, obiettivi e necessità personali. 

In questo articolo, però, partiamo dalle basi: vediamo insieme in modo semplice e chiaro cos’è il TFR, come funziona e tutto quello che devi sapere al riguardo.

TFR cos’è

Se ti stai chiedendo cos’è il TFR, sappi che stiamo parlando del Trattamento di Fine Rapporto e cioè di una somma che il tuo datore di lavoro accantona regolarmente per te. In altre parole, è una sorta di “tesoretto” che ti verrà dato quando lascerai l’azienda per cui lavori. Anche se dobbiamo specificare che questo può non essere vero al 100% se hai lasciato il TFR in un Fondo di previdenza complementare.

Spesso puoi avere sentito parlare anche di TFR INPS, ma devi sapere che l’Ente di previdenza italiano non accantona il TFR per tutti, solo per le persone che lavorano in aziende di determinate dimensioni. Quelle che hanno più di 50 dipendenti, potrebbero essere costrette a trasferire il TFR dei propri dipendenti al Fondo di Tesoreria dell’INPS, qualora loro stessi non abbiano scelto di destinarlo in un Fondo pensione. 

Ad ogni modo, negli anni le regole sono cambiate, ma lo scopo è rimasto sempre lo stesso: garantire a te che lavori una somma a titolo di fuoriuscita qualunque sia il motivo per cui termina il tuo rapporto di lavoro. Questo è possibile perché il TFR è dato dalla somma di piccole parti della tua retribuzione che vengono messe da parte con regolarità per tutto l’anno di lavoro. In genere sono i contratti collettivi a indicare quali voci retributive devono o non devono essere considerate per il calcolo del TFR. Ma non è sempre così.   

Ora che è un po’ più chiaro cos’è il TFR, vediamo più nello specifico come viene calcolato il TFR e da quali elementi è composto. 

Come funziona il TFR

Un altro step fondamentale da affrontare, è capire come funziona il TFR

Ogni anno, il tuo datore di lavoro mette da parte una percentuale della tua retribuzione lorda per realizzare il tuo TFR. Il codice civile ci dà una linea guida su quali elementi della retribuzione devono essere considerati per questo accantonamento, ovvero sono le somme, compresi eventuali benefici in natura, che ricevi in modo regolare grazie al tuo lavoro, ma che non includono i rimborsi spese, fanno parte del compenso legato al rapporto di lavoro. 

In parole più semplici e generalizzando, va incluso nel TFR tutto quello che è strettamente retribuzione e che è strettamente connesso al rapporto di lavoro, mentre va escluso tutto ciò che è occasionale o pagato come una tantum. Quali sono, quindi, in genere gli elementi che sono esclusi dal calcolo? Principalmente: 

  • indennità sostitutiva delle ferie non godute
  • indennità sostitutiva del preavviso, perché è riferita ad un periodo che non viene lavorato; 
  • voci a titolo di rimborso spese
  • somme occasionali/una tantum
  • importi a titolo di straordinario eccezionale 
  • periodi di sospensione dal lavoro per cui non è prevista alcuna retribuzione

Come specificato poco prima, però, i vari CCNL possono stabilire quali voci includere e quali voci escludere dal calcolo del TFR a patto che poi la retribuzione che può essere messa da parte non vada al di sotto del limite minimo garantito dalla Costituzione

Una volta capito quali elementi includere nel calcolo, possiamo fare la somma delle retribuzioni lorde corrisposte nell’anno e poi dividere questo risultato per 13,5 che è un divisore fisso. A questo poi va tolto il contributo pari allo 0,50% che devi pagare per finanziare il Fondo Previdenza Lavoratori Dipendenti (FPLD). 

Detta ancora più chiaramente: la quota annuale da mettere da parte per il TFR è pari al 6,91% della retribuzione annua. 

Questa somma viene poi rivalutata ogni anno il 31 dicembre con un tasso fisso e uno variabile strettamente legato all’inflazione.

Se vuoi avere un’idea di quanto ammonta il tuo TFR, puoi usare il nostro corso sul TFR, la guida sviluppata dai nostri esperti per accompagnarti nella scoperta di tutto quello che c’è da sapere sul TFR e su quali possibili usi se ne possono fare. 

Grazie ai simulatori presenti lungo il percorso di formazione, ti sarà possibile calcolarlo. Ti basterà conoscere l’attuale retribuzione annua lorda. Il calcolatore, poi, terrà conto del tasso di inflazione e di rivalutazione e ti darà il risultato.

Destinazione del TFR

Un tema sicuramente non trascurabile riguarda la destinazione del TFR e cioè la scelta che puoi compiere in merito a dove trasferire e custodire il tuo trattamento di fine rapporto. 

In merito a questo hai due scelte: 

  1. lasciarlo in azienda: in questo caso, rimarrà veramente in azienda se ci sono meno di 50 dipendenti, mentre se ce ne sono di più potrebbe essere obbligatorio trasferirlo al Fondo di Tesoreria gestito dall’INPS; 
  2. trasferirlo, in tutto o in parte, ad un Fondo di previdenza complementare: hai la libertà di scegliere il fondo che più si adatta alle tue esigenze e necessità, così come di aderire al Fondo di categoria previsto dal CCNL di settore.

In Italia esiste un Comitato di vigilanza dei fondi di previdenza complementare (COVIP), che ti può essere utile consultare qualora stessi scegliendo se investirlo o meno in un Fondo. Se vuoi farti un’idea, abbiamo parlato in passato di 5 buoni motivi per investire il TFR in un fondo pensione.    

Forse ti starai chiedendo perché è importante fare questa scelta. In primo luogo perché in base a cosa scegli la tua futura pensione può esserne influenzata e, successivamente, per una questione di convenienza

Se non fai una scelta esplicita entro sei mesi dalla data di assunzione, infatti, il tuo TFR non può, per legge, rimanere in azienda e quindi verrà automaticamente destinato al fondo pensione previsto dal tuo Contratto nazionale di lavoro. Questo, però, non è detto che sia quello che più si adatta alle tue esigenze o ai tuoi obiettivi di lungo periodo. 

Se non ti è chiaro quale delle due opzioni sia migliore, sempre dentro la nostra Guida troverai spiegate le diverse opzioni disponibili e avrai la possibilità di confrontare tutte le caratteristiche in modo chiaro, così da scegliere quella a te più congeniale.

Le variabili da considerare per scegliere sono molte. Ad esempio, può dipendere anche dalla tassazione applicata alle somme destinate a te. Tra i diversi capitoli ne troverai uno dedicato al regime di fiscalità che si applica nel caso in cui le quote sono lasciate in azienda o se invece vengono versate a favore dei fondi pensione.

Chi paga il TFR

Chi paga il TFR? La risposta è: dipende, cambia in base alla modalità che hai scelto per mettere da parte il tuo TFR. 

Questa somma ti sarà pagata:

  • dal datore di lavoro, se hai deciso di tenerlo in azienda: lo avrà accantonato durante gli anni in cui hai lavorato per lui con le modalità che abbiamo visto prima; 
  • dall’INPS se hai lavorato in una grande azienda che era obbligata a trasferirlo al Fondo di Tesoreria Inps; 
  • dal Fondo di previdenza se, dopo la fine del rapporto di lavoro, hai deciso di riscattare tutta la tua posizione previdenziale perché, ad esempio, vuoi cambiare fondo.

Come vedere il TFR maturato sul sito INPS

Solo i dipendenti pubblici possono vedere il TFR maturato sul sito dell’INPS. Se rientri tra questi, per vedere quanto TFR hai maturato devi accedere alla tua posizione personale “MyINPS”, all’interno del sito web dell’INPS, tramite lo SPID, la CIE, il CNS, il PIN o eIDAS.

Quando si può chiedere il TFR

Ma quando si può richiedere il TFR? Di norma, il TFR viene pagato alla fine del rapporto di lavoro, ma la legge prevede delle situazioni in cui puoi chiedere un anticipo del TFR, come per l’acquisto della prima casa o spese sanitarie gravi. 

In primo luogo, potrai richiedere un anticipo solo del TFR che hai già maturato, rispettando determinati requisiti:

  • almeno otto anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro; 
  • richiesta di anticipo entro una soglia massima pari al 70%
  • devi giustificare la richiesta dando specifici motivi e cioè: 
  • spese sanitarie
  • acquisto della prima casa di abitazione; 
  • spese da sostenere durante il congedo parentale
  • spese da sostenere per la tua formazione.

A ben vedere, queste non sono le uniche regole da rispettare quando puoi richiedere il TFR, perché bisogna tenere conto anche se l’anticipazione può essere richiesta una sola volta nel corso del rapporto di lavoro e in base a quanti altri dipendenti hanno fatto la stessa richiesta.

Ad ogni modo, per tutti questi casi, dovrai presentare un modulo di richiesta del TFR al tuo datore di lavoro.

Liquidazione TFR: quando viene pagato

Tanti nostri utenti ci scrivono per sapere quando viene pagato il TFR. Tutte le volte in cui finisce il rapporto di lavoro, per qualsiasi motivo, se hai lavorato hai diritto alla liquidazione e cioè al pagamento di tutto il TFR maturato nel corso del rapporto medesimo e fino al momento della fine. Questo vuol dire che non è possibile che non ti venga pagato. 

La liquidazione del TFR avviene in genere entro pochi mesi dalla fine del rapporto di lavoro, ma non esiste una regola di legge specifica sulle tempistiche che l’azienda deve rispettare. 

Quindi quando arriva il TFR esattamente? In genere, il pagamento TFR si considera avvenuto in un arco temporale congruo compreso tra i 30 e i 45 giorni, anche se in alcuni casi i tempi di liquidazione del TFR possono allungarsi. Quindi, se ti stai chiedendo quando verrà pagato il TFR, considera che possono passare anche alcuni mesi.

In certi altri casi, poi, i tempi di pagamento del TFR possono variare in base a un accordo di rateizzazione della somma che ti spetta. Le parti, infatti, possono accordarsi per un pagamento a rate e questo potrebbe essere conveniente sia per il datore di lavoro sia per te in quanto dipendente:

  • il datore di lavoro spalma un debito che ha in più tempo, evitando di accollarsi subito un’uscita di denaro a volte anche molto elevata;
  • come dipendente, tu hai un pezzo di carta in cui il datore riconosce di avere un debito nei tuoi confronti.

TFR e ultima busta paga vanno dati insieme?

Una domanda frequente è se l’ultima busta paga e il TFR vanno dati insieme. La risposta, ancora una volta, è dipende: anche se la legge ci dice quando è obbligatorio pagare il TFR, nulla dice in merito a entro quando farlo. 

Nel quotidiano, può accadere che TFR e ultima busta paga vanno dati insieme e cioè nel mese successivo a quello di fine del rapporto di lavoro. Allo stesso tempo, però, se l’azienda ha bisogno di più tempo può organizzarsi di conseguenza e pagarlo rispettando delle tempistiche più ampie.

In parole molto semplici: può succedere che la busta paga finale arrivi prima, mentre il TFR può essere liquidato anche successivamente.

TFR: quando non spetta

Ci sono casi in cui il TFR non spetta e cioè quando? Beh, tutto quello che abbiamo visto e spiegato fino a questo punto vale per tutti i lavoratori subordinati del settore privato, assunti a tempo pieno o part time, con contratto a termine o indeterminato. 

Non si può parlare di TFR, quindi, se hai la partita IVA, un contratto di collaborazione oppure un lavoro occasionale.

Per i lavoratori del settore pubblico, invece, si parla sempre di TFR ma con regole diverse.

Liquidazione TFR e ferie non godute

Quando lasci il lavoro, potresti anche avere delle ferie maturate non godute. Come fai a saperlo? Il tuo contatore delle ferie, che in genere è nella parte bassa della busta paga, alla voce “residuo” ha un importo senza segno meno davanti. 

In questo caso, se ti dimetti oppure il tuo rapporto di lavoro si conclude per un qualsiasi motivo, il datore di lavoro deve includere nella tua liquidazione del TFR anche il compenso per le ferie non utilizzate? La risposta è no, liquidazione TFR e ferie non godute non vanno a braccetto, ma anzi la somma che ti viene pagata per queste ferie che non hai preso durante il tuo rapporto di lavoro deve essere esclusa dal calcolo e dalla liquidazione del TFR. 

Pignoramento del TFR

Infine, parliamo di pignoramento del TFR. Sì, il TFR può essere pignorato, ma solo fino a una certa percentuale. Il pignoramento sul TFR può avvenire se ci sono debiti pendenti, come nel caso di mancato pagamento degli alimenti o altri debiti.

In pratica, se c’è un pignoramento in atto nella busta paga del dipendente, per legge ⅕ del TFR, e cioè il 20% della somma, deve essere trattenuto per saldare il debito per cui è sorto il pignoramento. Se non ci sono altri eventi in atto, come ad esempio una cessione del TFR per pagare un finanziamento richiesto alla banca, il restante TFR rimane a te.

 

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