Come ogni altra erogazione percepita dal lavoratore, il TFR è inserito nella Certificazione Unica.
Tuttavia, il trattamento di fine rapporto, di norma, non deve essere riportato nella dichiarazione dei redditi, sia esso Modello 730 o Modello Redditi Persone Fisiche.
Per capire i motivi per cui questo tipo di erogazione non deve essere inserita, è bene capire la logica alla base della tassazione applicata.
Il TFR è un elemento della retribuzione che viene pagato in un secondo momento rispetto alla retribuzione mensile. Si tratta infatti della somma di accantonamenti periodici, che vengono poi rivalutati di anno in anno.
Questa cifra spetta a tutti i lavoratori dipendenti, compresi quelli in prova, qualunque sia il loro contratto individuale.
Il sistema di calcolo attualmente in vigore è interamente applicabile solo per i lavoratori assunti dopo il 1° gennaio 1990.
Per la maggior parte dei lavoratori, le regole sono comuni, ma alcune categorie di lavoratori, come ad esempio Agricoli, Dirigenti, Giornalisti o Marittimi, hanno discipline particolari.
Non si devono pagare contributi INPS sul trattamento di fine rapporto, ma è soggetto invece al prelievo fiscale da parte dello Stato.
Cosa significa in pratica? Non viene applicata la tassazione IRPEF ordinaria, bensì la cosiddetta tassazione separataÈ un regime fiscale diverso da quello tradizionale degli scaglioni IRPEF, applicato solo ad alcune tipologie di reddito; i redditi soggetti a tassazione separata sono percepiti una tantum o non periodicamente, indicati all’art. 17 TUIR, che non concorrono a formare il reddito complessivo del soggetto percettore (ad es. il TFR). More.
Questo avviene perché, dopo le modifiche della Legge di Stabilità 2015, l’erogazione non è mensile, bensì è prevista solo al termine del rapporto di lavoro o in altri casi specificatamente indicati dalla legge.
La tassazione separata si applica a tutte le indennità e somme percepite «una tantum», come appunto le somme a formazione pluriennale.
Questo avviene per non rendere eccessivamente oneroso il prelievo fiscale applicato.
Nella dichiarazione dei redditi annuale (730) vanno dichiarate solo le somme percepite dal contribuente nell’anno precedente.
Per questo motivo, anche se viene indicato nella Certificazione Unica (CU), il TFR non va generalmente indicato nel 730.
Anche nell’ipotesi di anticipi durante il rapporto, ad esempio nel caso di anticipo giustificato dall’acquisto della prima casa, o da spese mediche per patologie gravi, o nel caso di accordi privati, le somme erogate non andranno riportate, perché sono comunque sottoposte a tassazione separata.
Ci sono dei casi molto specifici in cui l’importo deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi.
È il caso della liquidazione del TFR (e degli arretrati di lavoro dipendente) percepiti da collaboratori domestici, baby-sitter e badanti, il cui datore di lavoro non è anche sostituto d’imposta.
Perché? Il datore di lavoro in questo caso è un soggetto privato, quindi non potrà tassare l’erogazione della somma direttamente in busta paga.
È sufficiente, dunque, che consegni la certificazione unica al collaboratore. Quest’ultimo dovrà poi attivarsi personalmente per consegnare il documento a un CAF o a un commercialista così che possano calcolare le tasse che deve pagare.
Il TFR sarà quindi riportato nel Quadro RM, riferito ai redditi aventi tassazione separata, Sezione X del modello 730, facendo attenzione a separare gli importi maturati prima e post 1° gennaio 2001, poiché, a partire da quella data, sono state introdotte nuove modalità per la determinazione del TFR.
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