Quali sono i diritti del lavoratore licenziato, e quali i possibili strumenti di tutela per le aziende
TFR sta per Trattamento di Fine Rapporto, ed è una somma che viene versata al lavoratore dipendente alla fine del rapporto di lavoro.
Non sempre però un contratto finisce bene. Il rapporto può terminare per un licenziamento disposto dall’azienda, magari anche per fatti molto gravi, come, ad esempio, furti, sottrazione di beni, danneggiamenti.
Che cosa succede in questi casi? Il dipendente ha sempre diritto al TFR? L’azienda come può tutelarsi? Vediamolo assieme in questo articolo.
Il momento in cui un lavoratore incassa il trattamento di fine rapporti dipende dove il dipendente ha deciso di versare questa somma.
La decisione se mantenerlo in azienda o destinarlo a un fondo pensione ha un impatto decisivo (anche) sul momento in cui vengono versati i ratei maturati mese dopo mese.
Infatti:
Anche in caso di licenziamento il lavoratore ha diritto al pagamento del TFR. Spesso il dipendente licenziato per motivi disciplinari ha il timore di perdere queste somme. Si chiede se l’azienda può rivalersi sulla cifra per chiedergli “i danni”.
In realtà le cose non stanno così: il lavoratore licenziato, anche per motivi disciplinari, ha comunque diritto al pagamento integrale del TFR.
Compensare significa regolare le reciproche partite di dare/avere. La compensazione è uno dei modi che la legge prevede per estinguere un debito: se due persone hanno reciprocamente un debito e un credito, questi si estinguono e vengono pagati automaticamente fino al relativo ammontare.
Tuttavia, i crediti devono essere certi (ossia non contestati), liquidi ed esigibili e devono essere certi nel loro ammontare. Diversamente, la compensazione legale non può operare. Ed è il caso che si verifica nell’ipotesi in cui l’azienda voglia trattenere degli importi sulle somme dovute a titolo di TFR.
Facciamo l’esempio di un lavoratore che è stato licenziato per aver danneggiato i locali aziendali, provocando un danno di 5.000 euro. E mettiamo caso che abbia diritto al pagamento di un TFR pari a 10.000 euro. L’azienda può trattenere i 5.000 euro di danni e versare solo la differenza?
La risposta è no: in caso di contestazioni, la società non può trattenere gli importi e compensarli con quanto dovuto a favore del lavoratore a titolo di trattamento di fine rapporto. Manca, infatti, uno dei presupposti legali per rendere operativa la compensazione, ossia la certezza del credito e la definitiva quantificazione.
La Suprema Corte si è espressa più volte in casi del genere, soprattutto quando l’azienda ha tentato di trattenere il trattamento di fine rapporto a fronte di licenziamenti per furti o truffe perpetrati dal lavoratore.
Ebbene, la Cassazione afferma che gli importi sono in astratto compensabili e senza alcun limite del quinto, ma per una compensazione efficace è necessario che anche le somme a credito dell’azienda siano certe e non contestate.
Ne consegue che, nel caso in cui il lavoratore abbia, ad esempio, impugnato il licenziamento contestando i fatti o la quantificazione dei danni, l’azienda non può legittimamente trattenere alcuna somma dagli importi dovuti a titolo di trattamento di fine rapporto.
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