Si può obbligare un lavoratore a vaccinarsi? Si può sospendere un lavoratore non vaccinato? Si può licenziare un lavoratore perché non si vaccina? Approfondiamo tutti questi aspetti su vaccini e lavoro insieme a Gianluca Spolverato, direttore di laborability
Il tema è caldo, e tocca sensibilità personali, e convinzioni profonde. Ma c’è un giusto o uno sbagliato, se guardiamo le questioni sotto il profilo giuridico. Ne abbiamo già parlato in un altro articolo, quando ancora si era agli inizi del piano vaccinale. Le questioni non sono cambiate, ma è diverso il contesto in cui si colloca il ragionamento. Oggi i vaccini ci sono, sono affidabili secondo la scienza medica, sono stati approvati dalle competenti organizzazioni mondiali della sanità, e chiunque può farli, sempre che non ci siano ragioni di carattere medico che sconsiglino la vaccinazione.
Ora che tutti possono vaccinarsi, si pone il problema di quelli che non vogliono farlo, per questioni che sono personali e attengono a convinzioni personali. Con riguardo a questi, la prima domanda è: si può obbligare queste persone a vaccinarsi? E, se sono lavoratori, si può imporre loro un obbligo vaccinale per andare al lavoro? Sul piano generale, la risposta è semplice: nessuno può essere obbligato a vaccinarsi se non c’è una legge che lo prevede. È un principio di natura costituzionale, non si può essere costretti a un qualche trattamento sanitario se non in forza di una legge. Una legge che valga per tutti, al momento non c’è. C’è una legge per il personale sanitario, e quella legge vale solo per chi rientra in quella nozione.
Le prime applicazioni di quella legge portano a dire che, comunque, il problema resta e non è di facile soluzione. Mi spiego. La risposta data per il personale sanitario è questa: il personale sanitario che presta attività che lo portino a contatto con altre persone deve essere vaccinato. Se non lo è, va adibito a mansioni diverse. Se non ci sono, può essere sospeso. Cosa succede, però, se in tanti non si vaccinano? Succede, e sta succedendo in tante realtà, e ciò mette a rischio la continuità dei servizi di cura.
Di fronte alla situazione di ripresa dei contagi, la scelta che si sta valutando (con significativi effetti sui numeri delle vaccinazioni che hanno ripreso a salire) è quella di introdurre, al posto di un obbligo, una previsione che, nei fatti, dice: “sei libero di non vaccinarti, ma, se non lo fai, non puoi fare certe cose”. Si è partiti limitando l’accesso ai locali chiusi, alle palestre, alle piscine, e si sta pensando di estendere questa regola anche ai posti di lavoro, dicendo a tutti i lavoratori: “siete liberi di non vaccinarvi, ma solo i vaccinati possono lavorare.”
È legittimo? Nei fatti, pur senza che vi sia un obbligo, si introduce un limite per “spingere” i lavoratori a vaccinarsi. La soluzione è sicuramente legittima, perché attuativa di principi di natura costituzionale, come quello dell’art. 32 Cost., che impegna lo Stato a tutelare l’interesse collettivo alla salute e il diritto di tutti noi come individui alla salute. Sarebbe quindi possibile e legittimo imporre per legge l’obbligo di lavorare solo se vaccinati? Si. Sarebbe anche possibile imporre l’obbligo di vaccinazione, ma – se per qualunque ragione non si vuole arrivare a tanto – l’altra strada, di limitare l’accesso al lavoro ai soli vaccinati, sarebbe comunque legittima.
Per ora, però, una legge di tal genere non c’è.
Quindi, sorge una domanda: in mancanza di una legge, il datore di lavoro potrebbe imporre l’obbligo di vaccinazione come condizione necessaria per poter lavorare? Su questo abbiamo letto opinioni diverse, ciò che disorienta, anziché portare chiarezza. Vi è una corrente di pensiero che dice che si, si può, originando questo potere del datore di lavoro dai principi generali in materia di tutela della salute e sicurezza in azienda (art. 2087 c.c.); partendo da questi principi, si arriva a dire che, anzi, il datore di lavoro ha l’obbligo di richiedere al proprio dipendente di vaccinarsi e non c’è un problema di privacy o riservatezza nell’acquisizione di queste informazioni. Vi sono poi opinioni di segno opposto, in nome del diritto alla riservatezza e della libertà di pensiero, che reclamano a sé il diritto di scegliere se vaccinarsi o meno, senza per questo dover subire conseguenze pregiudizievoli, a maggior ragione nel posto di lavoro.
Infine, c’è un’altra corrente di pensiero, che faccio mia: il datore di lavoro può introdurre una procedura e delle regole per consentire l’accesso al lavoro solo a chi è vaccinato o a chi ha comunque un tampone negativo, ma non può controllare direttamente e chiedere al lavoratore se è stato vaccinato o meno. È il medico competente la figura chiave. Può essere chiesto a ogni dipendente di trasmettere al medico competente copia del certificato di avvenuta vaccinazione o copia del test molecolare o antigenico effettuato. Solo chi adempie a questo obbligo, potrà accedere al lavoro. È una procedura forse farraginosa, ma sicuramente rispettosa dei principi e degli interessi in gioco.