Coworking, in crescita il trend degli uffici condivisi

(foto wework.com)

Il nuovo modello di gestione degli spazi lavorativi è diventato una frontiera dell’immobiliare

Tra i business di ultima generazione, fino a qualche anno fa quasi sconosciuti, c’è quello del coworking, che negli ultimi 10 anni ha preso il volo.

Colosso del settore è oggi WeWork, società americana che rappresenta il più grande gruppo globale del coworking. Fondata nel 2010 a New York, WeWork ha all’attivo 853 sedi, aperte e di prossima apertura, in 123 città di tutto il mondo.
Al di là delle ultime vicende che hanno coinvolto l’azienda, con i conti in rosso e il presidente e fondatore dimissionario Adam Neumann, il suo successo è indicativo di un business di tendenza a livello mondiale.

Infatti ad oggi, secondo le stime di Cushman & Wakefield, gli uffici flessibili occupano  11 milioni di metri quadrati, in cui lavorano 2,2 milioni di persone, per un totale di circa 19 mila spazi in tutto il mondo.
E i dati raccolti da Coworking Resources dicono che il tasso di crescita degli spazi di coworking si attesta al 10% all’anno, a livello mondiale. Ciò significa che entro il 2022 gli immobili destinati al coworking dovrebbero crescere di oltre il 40%, arrivando a circa 26 mila.

COS’È IL COWORKING

L’idea alla base del coworking nasce a San Francisco nel 2005 ad opera di Brad Neuberg con la creazione di uno spazio di condivisione con altri professionisti di locali, connessioni e servizi.

Negli ultimi anni internet e le nuove tecnologie hanno permesso di ripensare le modalità e gli spazi di lavoro, aprendo alla possibilità di lavorare in luoghi diversi, da remoto, di contattare clienti e colleghi attraverso videochiamate, mail, chat, fino ad arrivare alla condivisione degli spazi di lavoro al di fuori degli uffici aziendali o della propria casa.

Così, ha trovato terreno fertile il coworking, quella modalità di lavoro scelta da freelance, startup ma anche da aziende, che prevede la condivisione di un ambiente con servizi efficienti, solitamente spazi adibiti ad uso di ufficio, mantenendo un’attività indipendente, con la possibilità di affittare una scrivania o in alcuni casi anche l’intero piano di un edificio.

 

DIFFUSIONE IN ITALIA E IN EUROPA

Anche in Italia la nuova modalità di organizzazione del lavoro si sta diffondendo, sia nelle grandi città, con focus su Milano, sia nei centri minori con meno di 50 mila persone, introducendo dinamiche nuove nel mercato immobiliare sia dal lato occupier sia dal lato della proprietà.
Dal 2016 al 2018 infatti la percentuale degli spazi dedicati al coworking è salita dal 2 al 10% del totale delle transazioni italiane relative agli uffici.

La situazione europea, secondo l’Ufficio Studi di Bnp Paribas Real Estate Italy, vede Londra al primo posto con un aumento dell’offerta di oltre 180 mila mq di nuovi spazi nel 2018, segnando un +13% rispetto al 2017.
Sorprendenti i dati di Vienna +449% (30.365 mq) e Milano +294% (38.211 mq). Vivaci anche Colonia (+161% con 29.200 mq) e Dublino (+122% con 43.338 mq).

PROSPETTIVE FUTURE

In seguito all’aumento esponenziale del numero di spazi di coworking registrato negli ultimi anni, passati da circa 1.000 a livello mondiale, nel 2012, agli oltre 18.000 di oggi, il mercato dovrebbe stabilizzarsi o addirittura consolidarsi in determinati paesi. 

Secondo Richard Malle, Global Head of Research di Bnp Paribas Real Estate: «Nel 2018 un quarto degli spazi di coworking nel mondo non risultava ancora redditizio. Per questo, il mercato ha bisogno di un ripensamento e di una evoluzione nei prossimi anni. Mentre gli utenti beneficiano della flessibilità offerta da questo modello, le società di coworking stanno sottoscrivendo contratti di locazione senza break-option e per questo dovranno rendere i loro modelli di business redditizi nel lungo termine. Inoltre, i player indipendenti senza la possibilità di competere con grandi marchi sono obbligati a posizionarsi su segmenti specifici. 

La tendenza è tuttavia verso nuove forme di collaborazione e il coworking rappresenta ormai una parte importante del panorama dei servizi. In effetti, il breakeven degli spazi a uso ufficio a livello mondiale si raggiunge mediamente allo scadere dei 13 mesi di attività. Periodo che in Italia tende a salire a 24 mesi a causa del costo degli spazi mediamente più elevato rispetto alla media mondiale».
Per questo molti operatori del real estate attraverso il coworking stanno provando a far fruttare spazi esistenti e poco utilizzati, come le hall degli hotel e le zone inutilizzate dei centri commerciali con aree dedicate sia ai clienti sia ai coworker.

 

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