Intelligenza artificiale e lavoro: qual è il ruolo per la scuola?

intelligenza artificiale e lavoro

Nuove tecnologie e Intelligenza Artificiale nel lavoro impongono una riflessione anche sul ruolo della scuola

di Gianluca Spolverato

La scuola, da sempre, ha la grande responsabilità di preparare i giovani insegnando loro un metodo. Il che non ha nulla a che fare con l’insegnare un mestiere, ma significa insegnare a usare quegli strumenti che consentono di comprendere la realtà, ancorandovi un ragionamento strutturato. Il compito fondamentale della scuola è quello di fornire le basi per consentire ai giovani di divenire autonomi nella formazione di un’opinione, di un’idea.

Intelligenza artificiale nel mondo del lavoro: una rivoluzione tecnologica

In base agli studi più recenti – PwC’s Global Artificial Intelligence Study: Exploiting the AI Revolution – si stima che entro il 2030 circa il 30% dei posti di lavoro globali potrebbero essere messi a rischio dall’Intelligenza Artificiale (oggi questa percentuale è del 3%). Il che significa che la rincorsa a colmare i gap di competenze digitali è già oggi in accelerazione.

Si pensi, solo per fare un esempio, alla crescita esponenziale che hanno avuto i sistemi di Intelligenza Artificiale di tipo generativo come ChatGpt nell’ultimo anno. Ma anche alla crescita a livello globale negli investimenti privati in AI (si stima per oltre 90 miliardi di dollari).

Quali gli strumenti per fronteggiare l’AI?

In un mondo sempre più complesso in cui la complessità è generata e alimentata dall’evoluzione tecnologica, è necessario acquisire e consolidare gli strumenti cognitivi e le abilità umane di base indispensabili per garantire la transizione verso quelle nuove professioni che saranno il risultato della nuova organizzazione del lavoro.

La capacità di analisi e di interpretazione del contesto – sociale, storico, economico, politico, culturale – che si apprende a scuola, sarà lo strumento indispensabile per acquisire e consolidare quelle capacità di adattamento che l’evoluzione tecnologica richiede con sempre maggiore insistenza e che i soli percorsi di formazione on the job potrebbero non essere in grado di alimentare.

Scuola o lavoro?

Chiarito questo concetto, c’è poi un passaggio che la scuola può fare per avviare un confronto costruttivo con il mondo del lavoro: consolidare il proprio ruolo aprendosi al contesto sociale e territoriale in cui è inserita. 

Si pensi alle tante esperienze virtuose di imprese e scuole che insieme lavorano per identificare prodotti e soluzioni innovativi, materie, profili professionali, capacità, comportamenti e spazi di competenza che daranno ai giovani la possibilità di avere non solo un’opportunità di primo inserimento nel mondo del lavoro, ma anche la possibilità di riprogettare e di riprogrammare nel tempo la propria professionalità.

Intelligenza artificiale e lavoro: quale ruolo per la scuola?

La scuola – anche in base alle previsioni di riforma allo studio – deve aprirsi ai bisogni e al confronto con l’impresa, la pubblica amministrazione, il territorio e in generale, il mondo del lavoro. Per conoscerne i bisogni, senza abdicare al suo primario obiettivo, ovvero “dare struttura”, forma mentale, approccio sistematico, attraverso lo studio e la comprensione della realtà. 

In questo contesto, il ruolo dei docenti è particolarmente rilevante proprio perché deve orientare gli studenti allo sviluppo delle capacità e abilità umane che li dovranno accompagnare nell’arco di tutta la vita, lavorativa e non lavorativa. Perché se è vero che ogni attività umana sarà coinvolta dall’Intelligenza Artificiale, è anche vero che solo con la piena consapevolezza delle proprie abilità umane sarà possibile governare questa “invasione”.

Lavoro e intelligenza artificiale: quali le abilità necessarie?

Abilità fondamentali caratterizzate dalla capacità di comprendere il contesto, dalla capacità di trarre ispirazione creativa dall’esperienza e dalla capacità di interpretare le esperienze sensoriali, che solo l’uomo possiede. Abilità consistenti nella capacità di comprendere e interpretare principi etici e morali e nella capacità, infine, di costruire relazioni interpersonali complesse sfruttando empatia e intelligenza emotiva.

Tutte abilità che si acquisiscono nei primi anni di vita e che la formazione scolastica e la formazione lungo tutto l’arco della vita contribuiscono a coltivare e ad indirizzare verso la specializzazione tecnico-professionale.

Tecnologia e lavoro: studio e specializzazione

Le parole chiave nell’approccio al mondo del lavoro sono dunque due: studio e specializzazione, anzi super specializzazione. Le materie che più appassionano e le diverse abilità professionali, qualunque esse siano, richiedono una conoscenza ampia e sistematica, che si raggiunge solo con lo studio. 

Nei giovani va quindi coltivata la passione per lo studio, perché da questo deriva un sapere approfondito. Quel sapere che aiuterà a “gestire” l’AI anche quella di tipo generativo. 

I ragazzi vanno esortati a non accontentarsi di una conoscenza superficiale ma a identificare e approfondire i temi che più li stimolano e incuriosiscono. Ad andare in profondità, perché soltanto la conoscenza approfondita, in questo senso specialistica, permette di avere padronanza e, insieme alla pratica, di avere una visione più limpida del modo in cui procedere. E c’è un altro aspetto legato a questo tema: solo chi domina una materia può esprimere al meglio le proprie capacità e la propria creatività

In definitiva, gli insegnanti dovrebbero spiegare bene agli studenti che senza studio non c’è comprensione, e soltanto una conoscenza approfondita consente di dominare una materia e una professione alimentando così la sua evoluzione al passo con le evoluzioni tecnologiche e di contesto.

Impegno e passione

Il mondo del lavoro, oggi più che mai, ha bisogno di persone che vogliano fare un lavoro in modo appassionato, qualunque esso sia, anche il più umile, perché senza la passione il lavoro diventa solo fatica

È un concetto difficile da comprendere se pensiamo ai lavori più esecutivi, ripetitivi e manuali, quelli più immediatamente influenzati oggi dai sistemi di AI ma anche quelli nei quali l’AI potrà supportare e facilitare l’attività dell’uomo e non necessariamente sostituirla. Solo l’abilità e l’esperienza umana consentiranno di continuare a fare questi lavori con passione avvalendosi di forme di intelligenza umana “aumentata” ossia arricchita e rafforzata dall’AI (Cabitza, 2019). 

È chiaro che i ragazzi hanno l’ambizione di fare qualcosa che sia importante, che dia loro soddisfazione, che li realizzi. Oggi di opportunità ce ne sono tantissime anche se c’è un vasto bacino di lavori che non trovano offerta, nonostante la domanda enorme. 

Su questo tema è ancora attuale un libro molto bello, L’intelligenza del lavoro. Quando sono i lavoratori a scegliersi l’imprenditore, dove l’autore Pietro Ichino spiega come nel nostro Paese, a fronte di una tendenza al venir meno di certi posti di lavoro in alcuni settori, ne stiano emergendo tantissimi altri che non trovano però persone capaci di ricoprirli. 

Il consiglio da dare ai ragazzi è quindi di super specializzarsi e credere fermamente che il loro futuro lavorativo sia influenzato dalla capacità di diventare esperti in campi sempre più ristretti, acquisendo un bagaglio di competenze ed esperienze uniche.

Le fasi del proprio percorso professionale

Nella consapevolezza che la formazione deve accompagnare per tutto l’arco della vita, un ulteriore punto di attenzione è quello di assicurare che il percorso di formazione di base prepari i ragazzi al successivo percorso professionale di crescita “per fasi”

Il primo “periodo” finisce dopo l’università fino ai trentadue-trentatré anni, ed è quello della professionalizzazione, cioè della scelta di fare qualcosa che aiuti a crescere professionalmente. Successivamente si apre la fase in cui mettere bene a fuoco che cosa si vuole, la materia, il settore, la competenza, la specializzazione, ed è qui che bisogna lavorare sulla super specializzazione, andando in profondità per diventare forti e possibilmente unici in ciò che si fa

Infine, c’è la fase dell’affermazione, che è un percorso essenzialmente di realizzazione di sé, solo dopo il quale si apre la fase della maturità, che è poi una fase di “restituzione” e, quindi, di formazione delle nuove generazioni.

 

Leggi anche:

Competenze digitali e metaverso: come guardare al futuro

Le professioni più richieste nei prossimi 10 anni in Italia

Altro in “Valore Aggiunto”