Licenziata dopo un infortunio, poi il maxi risarcimento

(foto Shutterstock)

La dipendente della cooperativa Cir Food perde il lavoro dopo il periodo di malattia, ma la Cassazione decide il risarcimento di 50 mila euro e annulla il licenziamento

Una lavoratrice trevigiana della cooperativa Cir Food, in servizio alla mensa della caserma De Dominicis, aveva subito un infortunio sul lavoro il 3 giugno 2012, scivolando sul pavimento bagnato, mentre stava portando dei coltelli in sala, e fratturandosi un polso.
Dopo tre operazioni, delle complicanze e la convalescenza, si era assentata per molto tempo e la cooperativa l’aveva licenziata, sostenendo che avesse superato i 180 giorni di malattia previsti dalla legge, il cosiddetto “periodo di comporto”.

LA SENTENZA

In seguito a ciò, la donna, assistita dalla Fisascat (Federazione del commercio, servizi e turismo della Cisl) e dall’avvocato Marina Melchiori, aveva avviato una causa per impugnare il licenziamento, dopo un fallito tentativo di conciliazione iniziale. Cir Food si era opposta, facendo partire così un processo durato cinque anni, portato a conclusione solo il 3 giugno scorso dalla sentenza finale della Corte di Cassazione. La quale ha confermato la decisione della Corte d’appello di Venezia, che aveva stabilito come l’infortunio fosse avvenuto mentre la donna era impegnata nelle sue mansioni lavorative, aveva annullato il licenziamento e condannato la cooperativa al risarcimento di circa 50 mila euro per la perdita del lavoro.

CHIARITA L’INTERPRETAZIONE CORRETTA DEL JOBS ACT

La sentenza fa luce anche sull’interpretazione di una parte normativa poco chiara del Jobs Act, relativa all’impugnazione dei licenziamenti illegittimi, e sarà utile anche per altri casi futuri. I legali della cooperativa avevano chiesto di opporsi all’impugnazione del licenziamento perché non erano stati rispettati i termini. Sostenevano infatti che il periodo per impugnare il licenziamento fosse di 180 giorni, come previsto dalla legge Fornero. Invece i legali di Cir Food facevano riferimento ai 90 giorni da un possibile accordo stragiudiziale, previsti dal Jobs Act. La Corte di Cassazione ha stabilito che «anche in caso di tentativo di conciliazione, i termini per opporsi ad un licenziamento ritenuto illegittimo rimangono di 180 giorni».

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