Una mini guida su cos’è e come funziona il contratto a chiamata, noto in inglese come job on call
Il contratto a chiamata, noto anche come lavoro intermittente o contratto intermittente, si sta diffondendo in diversi settori. Ma cos’è esattamente e quali sono le sue particolarità?
Il contratto a chiamata entra nella nostra normativa con il D.Lgs. n. 276/2003, nota più comunemente come legge Biagi, ma ad oggi si fa riferimento a un decreto legislativo più recente, più precisamente agli articoli 13 e 18 del D.Lgs. 81/2015.
Il contratto a chiamata, conosciuto anche come lavoro intermittente o contratto intermittente, rappresenta una modalità contrattuale flessibile che si distingue per la sua capacità di adattarsi alle esigenze variabili di impiego da parte del datore di lavoro. Questa tipologia di contratto, formalmente riconosciuta come contratto di lavoro intermittente o contratto di lavoro a chiamata, permette alle aziende di chiamarti a lavorare in momenti specifici e non continuativi, in base alle effettive necessità operative e produttive.
Il lavoro a chiamata si configura, dunque, come una soluzione lavorativa che non prevede un orario fisso o una periodicità stabilita nel lungo periodo , ma si basa su un accordo flessibile che consente al datore di lavoro di convocarti “a chiamata”, ossia quando se ne presenta la necessità, sebbene con congruo anticipo.
I contratti a chiamata possono essere stipulati solo nel rispetto di precisi vincoli:
Attenzione: i primi due requisiti sono tra loro alternativi.
Il funzionamento del contratto a chiamata, o lavoro intermittente, rappresenta una delle soluzioni lavorative più flessibili offerte dal mercato del lavoro attuale.
Questa tipologia contrattuale permette al datore di lavoro di chiamarti a lavoro in base a necessità specifiche e spesso variabili, senza l’obbligo di una continuità lavorativa prestabilita.
Ma come funziona esattamente il lavoro a chiamata?
In primo luogo, è necessario scrivere e firmare un contratto di lavoro in cui sono riportati gli elementi essenziali tra i quali, ad esempio, l’inquadramento, la retribuzione, il luogo di lavoro e via dicendo.
Se hai firmato un “contratto a chiamata senza disponibilità” puoi scegliere se accettare o meno la chiamata, non vigendo alcun obbligo. Altrimenti, con un “contratto a chiamata con disponibilità”, avresti l’obbligo di rispondere positivamente, ma per questo motivo ricevi un’indennità il cui importo è stabilito dai diversi CCNL. In ogni caso, non può essere più bassa del 20% della retribuzione mensile prevista dal CCNL.
Il datore di lavoro, dopo aver comunicato l’assunzione ai servizi per il lavoro, deve chiamarti, cioè avanzare la sua richiesta. Questa convocazione deve avvenire dandoti un congruo preavviso: le tempistiche solitamente sono definite dal CCNL applicabile o da accordi specifici tra le parti.
La retribuzione, invece, sarà pagata in base alle ore effettive di lavoro.
Trattandosi di un lavoro di tipo subordinato a tutti gli effetti, hai diritto alle ferie, al TFR, al versamento dei contributi previdenziali, alla tredicesima e alla quattordicesima, se prevista dal CCNL.
Il contratto a chiamata porta una serie di vantaggi e di svantaggi per i lavoratori. Vediamoli di seguito.
Uno dei principali vantaggi del contratto a chiamata per te in quanto lavoratore è la flessibilità. Questa modalità contrattuale ti permette infatti di bilanciare il lavoro con altre attività o impegni personali, come lo studio o i tuoi hobby, soprattutto se si sceglie la soluzione “senza disponibilità”, sebbene porti a una retribuzione inferiore.
Un altro vantaggio non indifferente è la varietà delle esperienze lavorative che si possono accumulare. Il lavoro a chiamata, infatti, ti offre l’opportunità di collaborare con più datori di lavoro, se essi dovessero occupare settori diversi. In questo modo, soprattutto se sei un giovane under 25, puoi migliorare le tue competenze e conoscenze professionali, prima di trovare un lavoro più stabile in futuro.
Tra gli svantaggi, il principale è l’incertezza del reddito. Dato che il lavoro a chiamata non garantisce un numero fisso di ore di lavoro né una continuità lavorativa, il reddito può variare significativamente da un mese all’altro, rendendo difficile la pianificazione finanziaria a lungo termine. Questa incertezza può essere particolarmente stressante se dipendi esclusivamente da questo tipo di contratto per il tuo sostentamento.
Nonostante si abbiano quasi tutti i diritti di un lavoratore dipendente, un potenziale svantaggio consiste nella mancanza “sicurezza nel reddito” e quindi nella difficoltà ad accedere a prestiti bancari o mutui. Inoltre, come vedremo meglio in seguito, l’indennità per malattia copre solo alcuni giorni.
Per il datore di lavoro, i vantaggi principali risiedono nella capacità di adeguare rapidamente il personale alle fluttuazioni della domanda, ottimizzando così i costi del lavoro e incrementando l’efficienza operativa. Chiamando infatti lavoratori con un contratto a chiamata è possibile avere a disposizione del personale solo quando ce n’è bisogno, rimanendo con meno dipendenti quando c’è minore richiesta, ottimizzando quindi i costi.
I lavori più comuni che si avvalgono di questa forma contrattuale includono ruoli nel settore alberghiero, eventi e promozioni, assistenza clienti e molti altri contesti in cui il fabbisogno di lavoro non è costante.
Di seguito, ecco un elenco non esaustivo dei principali lavori a chiamata:
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, il datore di lavoro è obbligato a fare una serie di comunicazioni obbligatorie.
Tra queste c’è la “comunicazione di inizio prestazione lavorativa”, che va inoltrata all’Ispettorato Nazionale del Lavoro prima dell’inizio dell’attività.
Può essere inoltrata anche il giorno di inizio della prestazione (purché prima dell’effettivo impiego del lavoratore) e deve contenere:
Se la comunicazione non viene inviata, il datore di lavoro va incontro a una multa da 400 a 2.400 euro.
Il contratto a chiamata prevede che la retribuzione non possa essere inferiore a quella prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro per analoghi livelli di impiego, includendo proporzioni di tredicesima e altre eventuali indennità.
Secondo l’ultimo rapporto dell’ISTAT (2022) la retribuzione oraria lorda è stata pari a 11 euro.
In caso di malattia, puoi rifiutarti di andare a lavoro anche se hai un contratto a chiamata “con disponibilità”, portando un certificato medico che la attesti, proprio come avviene per i lavoratori dipendenti.
L’indennità di malattia ti verrà pagata, ma cambia a seconda del tipo di contratto firmato, ovvero se con o senza indennità disponibilità.
Nel 2022 era previsto un bonus per chi aveva un contratto di lavoro intermittente. Attualmente non è previsto alcun bonus.
I lavoratori a chiamata hanno diritto a un periodo di ferie retribuito, proporzionale al tempo lavorato. In base alle ore effettive di lavoro svolte, puoi calcolare i giorni di ferie maturati. Il calcolo è lo stesso previsto per i lavoratori dipendenti. In ogni caso nella busta paga troverai i giorni di ferie che hai maturato.
Se il contratto a chiamata ha una durata inferiore a un anno, è possibile che ti venga pagata un’indennità economica sostitutiva. In pratica, puoi ricevere un compenso in denaro per i giorni di ferie non goduti .
Attenzione: questi soldi, però, ti possono essere pagati solo alla fine del rapporto e non prima.
I contributi previdenziali e assicurativi sono calcolati sulla base della retribuzione effettiva e del reale valore dell’indennità di disponibilità, se ti è pagata. Come in quasi tutti i rapporti di lavoro, poi, sono versati direttamente dal datore di lavoro.
In alcuni casi il lavoratore può decidere di versare volontariamente dei contributi per integrare la sua posizione Inps e, quindi, la sua futura pensione.
Questo può accadere, ad esempio, quando la retribuzione percepita è molto bassa e quindi la trattenuta dei contributi Inps non è sufficiente.
Dovrà essere inoltrata una domanda specifica all’Inps entro il 31 luglio dell’anno successivo a quello di riferimento.
La fine del contratto di lavoro a chiamata segue le stesse regole di un normale contratto a tempo indeterminato. Quindi, in caso di dimissioni volontarie, deve essere rispettato il preavviso previsto dal CCNL.
Per i rapporti a tempo determinato, invece, il contratto termina naturalmente alla sua scadenza. Si possono dare le dimissioni dal tempo determinato prima della scadenza solo in caso di giusta causa.
Il datore di lavoro non è obbligato a rinnovare un contratto di lavoro a chiamata a tempo determinato una volta che questo scade, mentre in caso di contratto a tempo indeterminato il datore di lavoro può licenziarti:
I lavoratori a chiamata hanno diritto alla NASpI, l’indennità di disoccupazione, a patto che possano dimostrare i requisiti fondamentali e cioè:
In genere, Inoltre, è possibile lavorare a chiamata anche percependo la NASpI se l’importo della retribuzione annua non superi gli 8.000 €.
Una busta paga per un contratto a chiamata include tutti i dettagli come giorni lavorativi, retribuzione oraria, totale guadagnato nel periodo di riferimento, contributi previdenziali e assicurativi versati, nonché eventuali detrazioni o bonus applicabili.
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