La questione agita da anni un acceso dibattito, ma recentemente il consiglio comunale ha approvato delle agevolazioni per i figli dei gondolieri
È un peccato che si concede per amore: non solo dei gondolieri, ma della città magica per eccellenza, di cui le gondole affusolate che scivolano lente tra i canali sono uno dei simboli più amati al mondo. Guidarle è un’arte che si impara, ma soprattutto che si eredita di padre in figlio, di generazione in generazione. Ed ora, con il nuovo regolamento approvato a Ca’ Farsetti, anche con delle agevolazioni concrete per ottenere la licenza.
Il nuovo regolamento, nei fatti, non chiude le porte ai non gondolieri. Si limita a porre delle condizioni di vantaggio che, al contrario, le spalancano a chi sulla gondola ci è nato. Niente più lezioni di storia e tradizioni, ripetizioni di lingue straniere e lessico marinaro: compiuta la maggior età, l’erede avrà il privilegio di salire direttamente sulla prua di uno scafo “da parada”. È comunque un percorso lungo e a suo modo complesso: quattro anni da trascorrere sulla gondola di famiglia e poi altri quattro a sostituire il titolare della licenza. Niente corso teorico, ma nell’insieme l’esercizio dura più di un corso di laurea. Poi c’è la prova della Laguna: un esamino da sostenere sotto gli occhi tolleranti di amici e parenti, sostengono i detrattori delle nuove norme. Ma anche un saggio senza pari, perché non c’è giudice più severo di chi, sapendo che nelle tue vene scorre sangue da gondoliere, deve decidere se sei o meno all’altezza. A Venezia i gondolieri titolari sono oggi 430, tra cui una sola donna. I sostituti 180. Va da sé che se ognuno di loro lascerà la licenza in eredità ai figli, come il più prezioso degli stemmi nobiliari, ci sarà ben poco spazio per i nuovi arrivati.
Ma il nuovo regolamento non prevede variazioni solo sulle forme di accesso alla licenza. In tempi recenti, infatti, sono emersi problemi di natura tecnica che riguardano anche il trasporto passeggeri. Alcuni, specie quelli che provengono da determinate nazionalità, possono essere molto pesanti: oltre mezza tonnellata a pieno carico, denunciano i gondolieri. Tanto che lo scafo rischia di affondare, imbarcando acqua. Un pericolo per la sicurezza di tutti, che assolutamente doveva essere scongiurato. E così, il consiglio comunale ha risolto abbassando il tetto massimo di passeggeri: il servizio di gondola pubblico non di linea passa da sei a cinque persone, per il servizio “da parada” da quattordici a dodici persone. Sforbiciata anche sulla durata del servizio, che passa da 45 a 30 minuti.
Le regole si fanno più severe, infine, anche per quanto riguarda la divisa d’ordinanza: il gondoliere certificato deve indossare esclusivamente scarpe nere, blu o marrone, e pantaloni in tinta. Questi ultimi devono essere rigorosamente lunghi – in tutte le stagioni e con tutte le temperature – e classici, mai attillati. Maglie e maglioni sempre in stile squisitamente marinaro con le caratteristiche righe, concesse sia in bianco e blu sia in bianco e rosso. In testa basco o paglietta. Per le grandi occasioni e servizi di lusso c’è poi la divisa da cerimonia: livrea bianca, fascia e fazzoletto. Banditi invece jeans, canotte e scarpe da ginnastica. L’arte va difesa anche dal cattivo gusto, e i gondolieri, custodi di una tradizione secolare, non possono cedere alle semplificazioni della modernità. La perfezione passa anche dall’eleganza del gesto e del suo autore. Noblesse oblige.