Lavorare smart: come costruire luoghi dove tornare volentieri

img. 1: "Elisa Cavedagna sul palco di Agenda 2030"
(in foto: Elisa Cavedagna sul palco di Agenda 2030)

Flessibilità, ma anche fiducia, autonomia, legami. Elisa Cavedagna, Group HR Director di Kerakoll Group, racconta la sua idea di lavoro del futuro

Lavorare in modo “smart”, più moderno e aderente alle necessità delle persone, non è più un’opzione: è una necessità con cui ogni azienda si sta confrontando, alla ricerca di una soluzione tagliata su misura. Perché la “ricetta” giusta per tutti non esiste.

Kerakoll, società benefit leader internazionale nel mondo dell’edilizia sostenibile, ha trovato la sua nel lavoro blended, in un forte investimento prima di tutto sulla fiducia e sulla valorizzazione dei rapporti umani e dei legami interpersonali

Ne ha parlato, nel corso della sesta edizione di “Agenda 2030: I nuovi trend del lavoro che cambia”, Elisa Cavedagna, che dal 2020 è Group HR Director di Kerakoll Group.

Dopo un Master in HR Management & Organization conseguito in SDA Bocconi nel 2002, Elisa Cavedagna ha lavorato in aziende di medie e grandi dimensioni operanti in diverse business industries (telecomunicazioni, IT, pharma, elettrodomestici, automotive industrial, oil & gas). Nel suo percorso ha ricoperto ruoli di responsabilità a livello Italia, EMEA e globale, gestendo start up e numerosi progetti di change management.

A ogni azienda il suo modello

«Il nostro purpose» spiega Cavedagna «è quello di costruire luoghi dove le persone tornano volentieri. L’obiettivo è quello di considerare i luoghi di lavoro come contenitori di relazioni. E non si raggiunge con lo smart working così come lo abbiamo conosciuto durante la pandemia, che forse è già un modello superato. Il nostro modello oggi è ibrido, ed è il frutto di due anni di sperimentazioni, al termine delle quali abbiamo capito che le relazioni hanno molto valore». 

«Per costruire davvero un buon equilibrio tra lavoro e vita privata l’elemento della socialità è fondamentale. In Kerakoll siamo partiti dall’assunto che il modello perfetto non esiste. Esiste invece un modello che parte dall’analisi del contesto, si aggancia in maniera indissolubile al brand e riflette il suo purpose».

«Abbiamo la tendenza a focalizzarci sempre su quelli che sono i vantaggi dello smart working: avere più tempo per sé, principalmente, e questo ha effettivamente un valore enorme. Pensiamo a tutte le ore di viaggio risparmiate lavorando da casa, che sono giorni di vita recuperati. Ma non è tutto qui. Il nostro modello è partito da questo punto fermo, poi c’è stata un’evoluzione del contesto, un cambio di modello e di governance».

Oltre il lavoro per obiettivi

«Abbiamo scelto di puntare sull’autonomia» continua Cavedagna «che si sviluppa attraverso la fiducia, la delega, la responsabilizzazione. Ma abbiamo scelto di puntare anche sul percorso, non solo sul risultato. Non conta solo cosa facciamo, ma anche come lo facciamo». 

«Ancorare il contributo ad un timesheet specifico» insiste Cavedagna «è limitante dell’espressività dell’individuo. Il lavoro che noi definiamo per obiettivi, quindi, non è ancorato al microtask. Se porto a casa un risultato brillante, ma chiusa nel mio stanzino in isolamento, senza coinvolgere e attivare i miei colleghi non posso considerarlo un successo».

«E qui si torna al concetto di fiducia, che significa affidarsi. Si riesce ad affidarsi quando si crea un legame, e il legame dipende anche dal senso di appartenenza all’azienda e quindi dalla cultura aziendale che si è riusciti a creare e trasmettere».

Gli strumenti necessari

Il modello di Kerakoll è innovativo perché lascia ai dipendenti moltissima libertà. Ma offre anche loro tutti gli strumenti di cui possono avere bisogno per gestire la propria autonomia. 

«Noi siamo una società produttiva» continua la Group HR Director «quindi molte delle nostre persone non avevano confidenza con gli strumenti digitali. Per quanto abbiamo introdotto il “digital mentor”, una persona che accompagna le persone attraverso attività di upskilling o reskilling, a seconda del gap che la persona riconosce di avere».

Un altro strumento introdotto è Wikismart: «la nostra wikipedia, uno strumento creato e messo a disposizione di tutti per illustrare la lingua dello smart working».

Parallelamente, Kerakoll offre la massima libertà di organizzazione e garantisce la libertà di disconnessione nei giorni off. Parallelamente, però, chiede la disponibilità telefonica nei giorni lavorativi. 

«In questi ultimi anni» conclude Cavedagna «abbiamo parlato di diversi modelli: prima di Vuca poi di Bani. Abbiamo raggiunto livelli di ansia non indifferenti. La resilienza ci aiuta a gestire l’ansia legata all’incertezza e stiamo iniziando a interrogarci sul futuro che verrà. Credo, però, che prima di guardare al futuro sia necessario e importante volgere uno sguardo anche al passato, conservare ciò che ci rimanda di più prezioso e integrarlo in proiezione futura. Dobbiamo capire e conservare il passato per avere le leve per affrontare il futuro».

 

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