I ristoranti asiatici italiani li stanno introducendo. Rappresentano un’attrazione per i clienti e facilitano le mansioni dei camerieri “umani”, ma per ora non rubano posti di lavoro
Dalla Cina con furore. I camerieri robot sono arrivati in Italia e sempre più frequentemente vengono inseriti nei team di sala dei ristoranti asiatici delle città della penisola, per citarne alcune: Rapallo, Cagliari, Mestre, Terni, Como, Bolzano, Torino, Roma, Parma, Pistoia.
I robot si spostano in autonomia, e vengono orientati nei tragitti da sensori posizionati nel locale. Muniti di vassoio e schermo touch screen – su cui i loro colleghi “umani” possono digitare il numero di tavolo da servire – girano fra gli ospiti, portando i piatti ai clienti.
Perché si allontanino dal tavolo e tornino alla postazione di partenza da cui partono per la consegna dei piatti e del menù, basta toccargli la mano.
I robot camerieri sanno parlare più lingue, salutare, chiedere “permesso” qualora trovino qualcuno sul loro cammino, e cantare “happy birthday to you”.
Hanno un costo dai 4.000 euro in su, non hanno bisogno di riposo e permessi ma di essere ricaricati e di eventuale manutenzione.
Pare che alcuni soffrano un po’ la confusione.
Per ora non rappresentano una minaccia ai posti di lavoro delle persone, sono un’attrazione per gli ospiti dei ristoranti e risparmiano qualche giro di sala ai camerieri in carne e ossa.