Il lockdown ha messo a dura prova imprese e consumatori, ma il mercato del beachwear guarda alla stagione estiva con ottimismo
C’è chi il costume lo sfoggerà lungo spiagge dorate, bagnate da acque cristalline, chi si accontenterà di una cornice meno paradisiaca ma magari più vicina a casa e chi, per cercare refrigerio, quest’anno potrà concedersi solo la piscina comunale. Ma un bagno, foss’anche solo nella piscinetta in terrazzo, non se lo negherà nessuno. Almeno così appare a giudicare dalle previsioni ottimistiche del segmento beachwear, il cui giro d’affari lo scorso anno si aggirava intorno ai 750 milioni di euro.
Non ha dubbi Alessandro Legnaioli, direttore della più importante fiera italiana del beachwear, Maredamare. Il costume da bagno, ha dichiarato nel corso di una recente intervista a Il Sole 24 Ore, è un capo d’abbigliamento «gratificante» e che, in media, «ha un prezzo più basso rispetto ad altri prodotti di moda». La previsione, quindi, «è che il business dei costumi tenga, pur registrando un calo rispetto agli anni precedenti».
Maredamare era prevista a Firenze per la fine di luglio, ma è stata momentaneamente rimpiazzata da vetrina virtuale e rimandata a settembre. Un modo, dice ancora Legnaioli, «per dare tempo alle aziende che stanno ricominciando a concentrarsi sul prodotto, dopo mesi passati nel limbo». Per il momento si parla soprattutto di stime, dato che la stagione si è aperta da poco, ma un colosso del settore come Yamamay un dato ce l’ha già: il canale online continua a crescere del 30-35%, con buoni risultati legati alla vendita dei costumi.
Tra le voci ottimiste anche quella di Liliana Conti, neo direttore creativo di Fisico (secondo marchio più cercato online su Lyst.it, una sorta di Google della moda): «dalle notizie che ci arrivano dai nostri negozi» fa sapere in occasione di un’intervista con il quotidiano La Stampa «le vendite stanno andando bene». Conti precisa che lei per prima non si aspettava, dopo l’emergenza Covid-19, tanto interesse: «ci ha sorpreso. Sapevamo che sarebbe stata una stagione difficile. Invece. Evidentemente il costume da bagno è il capo che più riassume l’idea della vacanza, forse si rinuncerà ad altro, ma non a quello». La designer piemontese ha creato per quest’estate costumi originali e particolarmente sontuosi, tanto che possono essere usati «anche come top, o abbinati a gonne e parei».
Se le previsioni sono positive, tuttavia, i dati sono ancora parziali. E soffrono, in ogni caso, dell’impatto avuto dal coronavirus su momenti chiave per le vendite, come «il periodo di Pasqua e i mesi di maggio e giugno, con negozi che non avevano ancora ritirato tutti gli ordini», specifica il direttore di Maredamare. A risentirne maggiormente sono state soprattutto le località di mare, dove si concentra la metà delle vendite dei costumi in Italia: in alcune zone turistiche la stagione si apre già a maggio, mentre quest’anno ai primi di giugno molti punti vendita erano ancora chiusi.
Per quanto riguarda più in generale il settore turistico, dopo il pesantissimo stop imposto dalla quarantena inizia ora a risollevarsi. Secondo i dati resi noti dall’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo, con l’inizio di giugno sono ripartite anche le prenotazioni: la terza settimana del mese segna +43% dall’estero. A fine stagione, tuttavia, il saldo sarà certamente negativo: l’ipotesi dell’Enit è di chiudere con meno della metà (-55%) dei flussi registrati lo scorso anno. Ripartono anche gli italiani: secondo un’indagine di Coldiretti sono 3,1 milioni coloro che sono andati in vacanza a giugno, ma lo scorso anno erano il 54% in più.
Quanto ai trend dell’estate 2020, la moda femminile vede confermata la grande rivincita del costume intero. Dimenticato per anni in favore del bikini, negli ultimi anni è tornato alla ribalta conquistando una sempre maggiore popolarità. Lyst.it registra un picco di ricerche tra le linee più costose, da Oserée, a Fisico, da Eres (marchio del gruppo Chanel) a Reina Olga, con Asos in coda. E il modello più venduto su Amazon è proprio un semplicissimo costume intero da 20 euro scarsi, ma pensato e progettato per valorizzare le curve di tutte le donne, dalle più generose alle meno appariscenti. Quanto alla moda maschile, invece, a metà strada tra boxer e slip, arriva lo “splip”.
Tra gli innumerevoli marchi in commercio vale la pena ricordare che alcuni, oltre all’estetica, hanno scelto di curare anche l’etica ed il rispetto dell’ambiente. Nascono così costumi o addirittura mute da sub in nylon “econyl”, creato con la plastica rigenerata degli oceani. Tra questi Stay wild, Finisterre, Patagonia, MYMARINI, Reformation, CasaGIN e SEAY (questi ultimi due, 100% made in Italy).