Reskilling e upskilling, due fattori indispensabili per accompagnare le persone nel lavoro che cambia, e guidare il ricambio generazionale
di Gianluca Spolverato
Nell’epoca del lavoro che cambia in Italia l’età media delle persone che lavorano è di 46,3 anni, e in un contesto lavorativo in grande trasformazione le aziende hanno la necessità di investire nella formazione continua e nell’aggiornamento delle risorse umane. Il lavoro è un ambito fondamentale della nostra vita e l’acquisizione di nuove conoscenze permette di appassionarsi al proprio mestiere.
Favorire l’engagement delle persone giovani, così come di quelle più mature, è importante per gestire il ricambio generazionale nelle organizzazioni e governarlo al meglio, consentendo l’integrazione di competenze ed esperienze differenti.
Il Future of job report 2020 del World Economic Forum presenta un quadro decisamente interessante delle nuove competenze dei nuovi lavori. Le tre famiglie di competenze che saranno sempre più richieste nel prossimo futuro, sono quelle relative alle competenze tecnologiche, poi quelle di analisi critica dei dati, e infine quelle di problem solving. Delle 15 competenze top, la maggior parte riguardano l’ambito delle soft skills. Tra le competenze emergenti in Italia, al primo posto ci sono creatività, originalità e iniziativa.
Il mondo sta cambiando e il lavoro necessita di nuove competenze, in particolare quelle digitali. È necessario riqualificare i lavoratori in modo che siano in grado di adeguarsi alle nuove esigenze delle aziende. Il piano di riqualificazione delle persone, o reskilling, può essere considerato come un’azione momentanea, ben circoscritta nel tempo, con obiettivi chiari e precisi. Diversamente, il piano di aggiornamento e formazione continua, o upskilling, rappresenta una filosofia aziendale: l’azienda utilizza la formazione per consolidare l’engagement dei lavoratori.
Per assicurarsi una crescita continua e costante delle proprie risorse e dell’organizzazione, è necessario iniziare a vedere la formazione come un processo continuo e indispensabile, che accompagna tutta la carriera del lavoratore. A differenza di un piano di reskilling, che prevede un grosso sforzo formativo concentrato in un momento ben preciso e possibilmente breve, l’upskillling deve essere vissuto come una costante.
I benefici a lungo termine di un piano di formazione continua possono essere riassunti nei seguenti quattro punti:
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