Buon umore: sul lavoro è una “hard skill”

Buon umore: sul lavoro è una “hard skill”
(In foto: Terenzio Traisci, psicologo specializzato nella gestione del buon umore)

Aiuta a mantenere l’equilibrio e gestire positivamente lo stress. Parola di Terenzio Traisci, psicologo e comico finalista di Italia’s Got Talent

Il sorriso e la propensione alla positività sono qualità che all’occhio degli HR non passano inosservate. Nel campo delle relazioni – non solo con il cliente – hanno un peso importante e possono migliorare significativamente le prestazioni dell’intero team. Ma un buon bilanciamento dello stress aiuta anche ognuno di noi a gestire situazioni difficili, a stare bene ed anche a lavorare meglio. Tanto che, dice Terenzio Traisci, psicologo specializzato nella gestione del buon umore ed ex comico televisivo: «Se non siamo di buon umore, non possiamo essere efficaci sul lavoro. Per questo le aziende devono investire sul benessere psicofisico dei collaboratori». 

Esercizio fisico per migliorare il buon umore

«Poche aziende – racconta Traisci nel corso del talk di LinkedIn New Normal Live, condotto dal giornalista Filippo Poletti e dalla psicologa Monica Bormett – investono sul buon umore. Spesso viene indicata come una “soft skill”, in realtà è un’“hard skill”. Se non siamo di buon umore, non riusciamo ad essere efficaci come leader o nel fare calcoli o progetti». Come lavorare, allora, per migliorare il proprio umore? Lo specialista consiglia, prima di tutto, un po’ di esercizio fisico. «È una componente del lavoro – spiega – se voglio lavorare, devo fare esercizio fisico, da cui dipende il rilascio della serotonina. Personalmente alterno esercizi aerobici con cinque minuti di scale al giorno a esercizi di rinforzo muscolare. Come insegna la ricercatrice Carol Hart, azioni ripetitive come la corsa fanno aumentare il ritmo respiratorio. Questo ci permette di portare più aria nei polmoni e, dunque, di aumentare la serotonina. Altrettanto importante è la ginnastica muscolare: tenere tonici i muscoli ci consente di abbassare l’infiammazione che richiama il cortisolo, l’ormone dello stress».

Il giusto equilibrio tra serotonina e cortisolo

«Quando stai bene, lavori bene», tira le somme Traisci. Ed una delle condizioni per gestire lo stress sul lavoro è il buon umore, che non vuol dire essere euforici, fuori dalle righe o eccitati. «La serotonina – continua lo specialista – è il neurotrasmettitore responsabile del nostro buon umore: è una sorta di maestro d’orchestra che regola le nostre reazioni emotive». 

Il segreto per affrontare situazioni complesse sul lavoro sta nel trovare il “giusto equilibrio” tra cortisolo e serotonina: «Se c’è troppo cortisolo, siamo stressati in modo negativo. Se c’è serotonina nella giusta quantità con altri neurotrasmettitori come l’ossitocina, possiamo affrontare le difficoltà “felicemente stressati”». La vittoria personale di Terenzio Traisci è stata sul palco di Italia’s Got Talent, nel 2012: in prima serata su Canale 5, di fronte a 8 milioni di spettatori, lucido e performante in una condizione di stress. 

Condividere per stare meglio 

Ci sono, infine, almeno altri due suggerimenti di Traisci su come far fronte allo stress: da una parte l’unione delle forze e dall’altra l’interpretazione della tensione emotiva come un’opportunità. «Una ricerca dell’università del Wisconsin conclusa nel 2012 – nota il professionista – ha dimostrato che quando si condivide una situazione di difficoltà con altri, aumenta l’ossitocina. Non a caso si dice “l’unione fa la forza” e “mal comune mezzo gaudio”: insieme agli altri, infatti, ci si sente più forti e si affronta positivamente lo stress». 

Esiste, poi, un’altra modalità di combattere la tensione. «Solitamente si pensa che lo stress possa essere affrontato con la fuga o stando fermi – conclude Traisci a “New Normal Live” –. Possiamo canalizzare la tensione in modo diverso, trasformando lo stress in un’opportunità. Se interpretiamo quello che facciamo come una sfida, possiamo affrontarla positivamente. Lo stress, in questo caso, ci porterà ad avere una reazione di sfida e non di minaccia: al posto di andare in “vasocostrizione”, pronti a ricevere l’attacco, andremo in “vasodilatazione”, facendoci aiutare dagli ormoni. Dipende tutto da noi».

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