Il desiderio di cambiamento e conoscenza come motore della carriera. La storia di Luigi Torlai

Il desiderio di cambiamento e conoscenza come motore della carriera. La storia di Luigi Torlai
(In foto: Luigi Torlai, Project Leader International Recruiting HUBS di Audi AG

Nella gestione delle risorse umane servono sensibilità, capacità di adattamento, e una sana rinuncia al potere fine a sé stesso. Torlai, Project Leader International Recruiting HUBS di Audi AG, si racconta

Avere a che fare con l’umanità non è affatto facile e, anzi, ci spinge ad un confronto costante con la nostra dimensione più intima. Chi lo fa di mestiere, come un HR manager, deve fare appello a qualità come la sensibilità nei riguardi del prossimo, la capacità di mettersi in connessione con l’interlocutore, in modo da coglierne in profondità aspirazioni, necessità, desideri, e anche possibili insoddisfazioni.

A raccontarci la sua lunga e sostanziosa esperienza, è Luigi Torlai, Project Leader International Recruiting HUBS di Audi AG, partito dalla Luiss di Roma, dove si è laureato in Giurisprudenza con una tesi in arbitrato internazionale, per poi approdare ad un ambito professionale completamente diverso.

Com’è iniziata la sua avventura nel mondo HR?

«Una volta laureato non avevo assolutamente nei miei programmi un percorso nelle risorse umane. All’epoca vivevo a Pescara e un giorno mi chiamò il Direttore Risorse Umane di un’importante azienda della zona, offrendomi una posizione di assistente alle risorse umane. Accettai l’offerta pensando a quanto mi fossero sempre piaciute le persone, motivazione in cui mi ritrovo anche oggi. Dopo 4 anni in Telettra-Alcatel venni a conoscenza del fatto che, a Parma, Barilla cercava un responsabile risorse umane di stabilimento, mi candidai e superai la selezione. Dopo sei bellissimi anni in Barilla decisi di cambiare, andando in Ferrari, a Maranello. Successivamente, nel Gruppo Fca diventai Direttore del Personale della MaseratiAlfa Romeo.
Dal 2008 sono in Ducati e, negli ultimi due anni, sono stato distaccato presso la capogruppo AUDI in Germania.

Quali leve l’hanno sostenuta nel suo percorso professionale?

«Ho sempre avuto degli obiettivi di crescita ambiziosi, di cambiamento, di esplorazione. Sono spinto a fare sempre di più, a conoscere e approfondire le cose e i temi che mi si pongono davanti. Credo che nell’ambito delle risorse umane servano grande sensibilità, capacità di adattamento e di instaurare rapporti di fiducia con le persone. Sconsiglio vivamente questo lavoro a chi è attirato dal potere fine a sé stesso, perché collide completamente con le necessità di quest’ambito».

Che posto occupa il benessere aziendale nel mondo del lavoro di oggi?

«La crisi che perdura ha cambiato la risposta a questo tema. Il benessere sta diventando un elemento sempre più importante. La digitalizzazione, il fatto di poter lavorare da casa, fa sì che il confine tra vita privata e lavorativa si stia dissolvendo, e la prestazione lavorativa sia sempre meno legata al timbro del cartellino. Le persone si riconoscono all’interno dell’organizzazione perché essa stessa sta rispondendo alle esigenze. A fare la differenza, ad esempio tra i giovani, sono fattori ben diversi da quelli che potevano interessare alle generazioni precedenti. I giovani di oggi vogliono lavorare principalmente dove ci siano progetti interessanti, stimolanti; poi valutano anche gli aspetti legati al benessere. Gli altri elementi, legati alla tipologia contrattuale, svaniscono di fronte a questi elementi oggi indispensabili».

Le aziende per cui ha lavorato, e sta lavorando, come hanno declinato il benessere aziendale?

«In Ducati abbiamo portato l’indice di valutazione di survey a valori di eccellenza, grazie a un lavoro enorme che ha coinvolto tutti i manager e i sindacati, con gruppi di lavoro appositi. Figlio di questo lavoro è stato un accordo di smart working, applicato, però, anche alla parte di produzione, dove abbiamo organizzato i turni di lavoro con maggiore flessibilità, per esempio prevedendo il job sharing. Altra cosa importante: in produzione, abbiamo cancellato due timbrature su quattro. In questo modo le persone non sono più state costrette a timbrare il cartellino in pausa pranzo e all’uscita dal lavoro, risparmiando così molto tempo, dato che si creavano delle vere e proprie file e intasamenti che duravano anche quindici minuti. In Ferrari siamo riusciti a realizzare un ambiente di lavoro che ruotava attorno alla persona (Formula Uomo). Sono stati istituiti un programma sanitario aggiuntivo alla polizza sanitaria, la palestra e altre attività sportive pagate per tutti, a cui si va ad aggiungere l’aggiornamento professionale con percorsi di formazione personalizzati e altri benefit».

Per ciò che riguarda l’emergenza Covid e la new normality, cosa ci si aspetta per il futuro relativamente a gestione di spazi, orari di lavoro e organizzazione degli uffici?

«Non torneremo mai più alla condizione precedente. Il Covid ha accelerato digitalizzazione e un progressivo spostamento del lavoro verso l’home working, e basato più sui risultati effettivi che sul controllo del tempo della prestazione. Si tornerà negli uffici, ma lo smart working rimarrà: ci sarà una riprogettazione degli spazi, un grande cambiamento della leadership, che dovrà ispirare il team senza avere il team in presenza. Le multinazionali abituate a lavorare in un ambito internazionale sono già abituate a tutto ciò, ma anche le aziende italiane medio piccole dovranno misurarsi su questo piano».

Quali consigli darebbe a chi si trova all’inizio del proprio percorso professionale o in un momento di svolta?

«La padronanza di almeno un’altra lingua oltre all’inglese sarebbe molto importante. Poi servono intraprendenza, voglia di cambiare, saper accettare nuove sfide. Il campo da gioco si è allargato, bisogna ragionare in una dimensione come minimo europea. Inoltre, al di là dei titoli di studio e dei percorsi strettamente professionali, oggi è importante arricchire le proprie esperienze. Per chi è senior, va sempre tenuto aggiornato il proprio cv, arricchendolo di esperienze, di brand, di competenze che ti portino ad avere altre possibilità in aziende più importanti».

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