Il Mannarino: 5 giorni lavorativi su 7 in tutti i suoi ristoranti

Un ristorante il Mannarino
(foto Il Mannarino)

Davide Manzo, Legal and HR Manager della società di ristorazione, spiega la nuova politica aziendale sull'orario di lavoro, una vera innovazione per il settore

Un settore che ha sempre amato il 7 su 7 legalizzato, mascherato solitamente da un 6 su 7 “flessibile”, scopre oggi che si può avere successo anche concentrando l’orario di lavoro dei dipendenti in cinque giorni alla settimana, favorendo il loro equilibrio vita-lavoro senza rinunciare a produttività e qualità del servizio, anzi verificando un miglioramento complessivo del business.

Per gli imprenditori della ristorazione ma soprattutto per i suoi tantissimi lavoratori italiani – strutturati, stagionali ed occasionali – le implicazioni di questa nuova tendenza sono molteplici e potrebbero incidere presto sul mercato

Il Mannarino, gruppo che gestisce tre brand di ristoranti diffuso in quattro regioni italiane, da sempre attento al welfare del personale, ha compiuto ufficialmente il salto in questa nuova direzione il 1° gennaio 2025, come ci racconta Davide Manzo, Legal and HR Manager della società.

Davide Manzo, Legal and HR Manager Il Mannarino
Davide Manzo, Legal and HR Manager Il Mannarino

Un gruppo impegnato in tre segmenti di mercato della ristorazione

Avviato prima della pandemia e oggi presente in Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna, Il Mannarino è nato dal sogno imprenditoriale di Gianmarco Venuto e Filippi Sironi intenzionati a portare a Milano l’offerta culinaria della la tipica macelleria con cucina pugliese. Obiettivo centrato in pieno, superando brillantemente il periodo del Covid e aprendo 18 macellerie con cucina prima e successivamente acquisendo altri due brand della ristorazione: Rosita, catena che propone galletto e birra, e Veramente, ristorante milanese che propone cucina italiana di alta qualità. 

“Attualmente siamo presenti in tre segmenti della ristorazione”, sottolinea Manzo, “Fin dall’inizio l’impostazione dei locali Il Mannarino è volutamente casual dining: un format di fascia media e trasversale, che piace a tutti, con il plus che la carne è di qualità eccellente e in quantità abbondanti, pur rimanendo a prezzi accessibili.

Con Rosita siamo entrati nella fascia fast casual, offrendo un monoprodotto di qualità, con scontrino medio molto accessibile pur essendo vera ristorazione e non un fast food. Ci mancava il fine dining e con la consulenza dello chef Andrea Berton nel 2024 siamo entrati nella fascia dei ristoranti di primo livello con Veramente, in zona Brera a Milano, che offre vera cucina italiana portata ai massimi livelli per materie prime, tecniche di cottura e presentazione, in un ambiente curato ma conviviale, non ingessato. E con uno scontrino medio più accessibile rispetto ai pari livello”. 

Un cinque su sette che influenza il mercato

Da anni Il Mannarino è impegnata nel tentativo di migliorare la vita dei dipendenti, offrendo retribuzione più alta della media, ticket restaurant, piano welfare, programmazione bi-settimanale dei turni (che la società punta a trasformare in mensile) e piani ferie semestrali

“Per il 2025 l’obiettivo era fare il grande salto nella settimana lavorativa da cinque giorni. L’idea è maturata quando abbiamo iniziato a rapportarci con il fine dining, dopo aver fondato Veramente”, svela Manzo. “Cercavamo nuovo personale qualificato e i candidati non accettavano una settimana lavorativa di 6 u 7. L’alto livello infatti è una nicchia dove il 5 su 7 è diffuso da tempo. Quindi ci siamo detti, perché non portarlo anche nel casual

“Il 6 su 7 classico del nostro settore ha un impatto notevole sulla vita delle persone, soprattutto per l’impegno fisico e il contatto pubblico stressante, oltre alle emergenze lavorative sempre in agguato che possono estendere l’impegno del dipendente all’intera settimana.

Abbiamo così pensato a un test per verificare la fattibilità delle 5 giornate lavorative settimanali, che ha dato ottimi feedback. Da lì ci siamo convinti e dal 1° gennaio 2025 nei locali Il Mannarino e Rosita si lavora 5 su 7, salvo rare eccezioni di persone che ci chiedono di non farlo, per non cambiare una routine consolidata o per distribuire l’orario e il relativo impegno fisico in più giorni.

Ma avere due giorni di riposo fa davvero la differenza ed è stato molto apprezzato dalla stragrande maggioranza del personale”.

E nell’ambiente dei ristoratori che si dice di questa iniziativa in controtendenza

“Intanto è una buona notizia per noi, perché abbiamo introdotto con successo una logica di welfare legata all’orario che nel mondo della ristorazione non ha mai avuto molto spazio, finora con buoni risultati. Ma credo che questa scelta potrebbe influenzare anche altre realtà e diventare concreta per molti lavoratori del settore, perché il mercato è in continua evoluzione ma per restare al passo bisognerà tenere sempre di più in considerazione le esigenze e la soddisfazione dei dipendenti”.  

Personale e welfare aziendale in crescita

Nel gruppo Il Mannarino lavorano attualmente quasi 600 persone, tra stabili, part-time e personale a chiamata, di cui 350 nella catena madre, in 18 locali, e altri 150 con Rosita, in cinque punti vendita, più il personale di Veramente, quello amministrativo e il management. E solo nel 2024 sono stati erogati 700 mila euro tra premi e ticket restaurant (che non sostituiscono il pasto del personale). 

“Non è scontato, aver esteso l’accesso alla premialità a tutto lo staff e non solo a manager e responsabili, comporta erogazione ingenti di denaro”, evidenzia Manzo, che però non valuta questo tipo di politiche aziendali con lo sguardo rivolto esclusivamente all’aspetto economico. 

“Il nostro è un bellissimo settore, ricco di idee, creatività e qualità, ma è un peccato che tanti lavoratori lascino la ristorazione stanchi delle condizioni che offre. Noi cerchiamo di ragionare con altre idee, staccandoci dalla corrente. 

Come imprenditori ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di riportare in alto il nostro settore e questo passa anche per la soddisfazione e la felicità di chi dedica il suo tempo e la sua professionalità a questo lavoro. Che non valgono meno solo perché lavora in un ristorante di fascia più bassa: per noi la qualità e la professionalità sono requisiti fondamentali e che vanno premiati in qualsiasi contesto.

Inoltre in Italia la ristorazione non è un settore come gli altri, per la considerazione internazionale della nostra cucina, per rispetto della nostra grande cultura gastronomica e perché rappresenta comunque, anche in tempi di crisi, il primo extra di ogni famiglia italiana. Quindi crediamo fermamente che il nostro mestiere vada fatto bene, sempre e sotto ogni aspetto”.

 

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