Cos’è la sostenibilità​? Definizione, obiettivi e importanza per le aziende

concetto di sostenibilità
(foto Shutterstock)

Parlare oggi di sostenibilità non è solo diventato di moda ma è un obiettivo concreto dimostrabile con specifici strumenti di misurazione e di rendicontazione

Per effetto dell’uso (e dell’abuso) del termine sostenibilità che si è fatto in questi anni – a volte a proposito e a volte a sproposito – al fine di comprendere appieno quali sono gli strumenti giuridici che accompagnano oggi la sostenibilità e le sfide che ci attendono nel prossimo futuro, è utile ripartire innanzitutto dal suo vero significato. Un passaggio preliminare e fondamentale per dare la giusta collocazione alle regole e ai principi di matrice comunitaria che si stanno susseguendo e alle norme di attuazione nazionale che stanno via via prendendo forma.

La definizione di sostenibilità

Il primo passaggio è che sostenibilità non vuol dire solo green. Quindi la sostenibilità non è rivolta solo all’ambiente ma abbraccia ambiti di azione molto più ampi e coinvolge contemporaneamente quelli che dal 2004 sono definiti i tre pilastri ESG, cioè Environmental, Social e Governance

Le fonti ufficiali ci dicono che il concetto di sostenibilità è stato introdotto nel corso della prima conferenza ONU sull’ambiente del 1972, anche se soltanto nel 1987, con la pubblicazione del cosiddetto rapporto Brundtland, venne definito con chiarezza l’obiettivo dello sviluppo sostenibile che, dopo la conferenza ONU su ambiente e sviluppo, è poi divenuto il paradigma dello sviluppo stesso: uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.

Obiettivi sostenibilità: da presupposto finanziario a principio etico

Se il presupposto da cui si è partiti era un presupposto di tipo finanziario diretto a guidare gli investimenti verso aziende orientate a garantire uno sviluppo della propria attività “più responsabile”, in breve tempo si è arrivati a coniugare questo obiettivo etico con l’identificazione di alcuni fondamentali parametri e principi guida

È ormai noto che dal 2015 tutti i paesi membri delle Nazioni Unite hanno adottato la risoluzione n. 70/1 – Trasformare il nostro mondo: Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – caratterizzata dai 17 obiettivi che sono divenuti parte integrante delle strategie di cambiamento orientate, appunto, al concetto di sostenibilità

Ma già dal 2001 il Libro verde della Commissione ha fornito una definizione di Bilancio di Sostenibilità come: “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”, mentre dal 2014 si parla in modo più specifico di Dichiarazione non finanziaria di sostenibilità (Direttiva UE n. 95/2014) avendo riguardo proprio all’insieme delle informazioni integrate sui rischi Ambientali, Sociali e di Governance (ESG appunto). 

Un approccio integrato e concreto al concetto di sostenibilità

È oggi chiaro, ormai, che un approccio concreto al concetto di sostenibilità mira a dover gestire con approccio e strumenti normativi e scientifici specifici e differenti tutti i 17 obiettivi di Agenda 2030

Perché seppure abbraccino ambiti tra loro profondamente differenti, perché siano davvero efficaci in termini di obiettivi condivisi, devono necessariamente essere intrecciati tra loro, nella consapevolezza che ciascuno di essi può e deve essere lo strumento attraverso il quale è possibile indirizzare a fini etici produzione, lavoro e comportamenti, secondo una logica di salvaguardia delle risorse e della vita sul nostro pianeta.

Non dimenticando, peraltro, i presupposti di natura finanziaria dai quali si è partiti. Il primo è quello fondato sulla consapevolezza che in un mondo finito non esistono risorse infinite e che le strategie societarie dirette a ottenere vantaggi economici immediati – dette di short-terminism (S. Borelli, D.Izzi, V. Speziale, 2021)  – devono cedere il passo alle strategie che sono invece dirette a favorire uno sviluppo a lungo termine

Il secondo è quello del fondamentale rispetto del futuro delle nuove generazioni, particolarmente sensibili alle tematiche ESG. Il terzo è che in un mondo globalizzato i valori, l’etica e le responsabilità sociale di ogni azienda sono indissolubilmente legati ai valori, all’etica e alla responsabilità sociale dei propri fornitori in una catena del valore che coinvolge grandi aziende e piccole aziende, sia a livello europeo, sia a livello extra-europeo.

Il ruolo dei diritti sociali

In questo quadro trova poi collocazione anche il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali (European Pillar of social rights) che contiene in venti punti una serie di principi guida regolativi in materia di diritti civili, sul presupposto che mondo del lavoro e società sono tra loro strettamente connessi e che le sfide principali sono ormai condivise risultando spesso simili negli Stati membri, ancorché la loro incidenza sia differente per regioni e territori: 

  • rivoluzione digitale e apprendimento continuo
  • sviluppo sociale e demografico; 
  • disoccupazione
  • solidarietà intergenerazionale
  • non discriminazione e parità di genere; 
  • stato sociale e sistemi di welfare.

I parametri ambientali, sociali e comportamentali alla base dei nuovi sistemi di misurazione

È in questo contesto che dobbiamo collocare oggi i parametri ambientali (Environmental), sociali (Social) e comportamentali (Governance) alla base dei nuovi e concreti sistemi di misurazione, di regolazione e di rendicontazione del concetto di sostenibilità

Si fa riferimento, infatti, da un lato al Bilancio di sostenibilità: Direttiva UE 2022/2464 del 14 dicembre 2022 che modifica il regolamento (UE) n. 537/2014, la direttiva 2004/109/CE, la direttiva 2006/43/CE e la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità. Direttiva da poco attuata in Italia attuata con il D.Lgs. n. 125/2024. 

Dall’altro, alla Direttiva UE 2024/1760 del 13 giugno 2024 relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità che modifica la direttiva (UE) 2019/1937 e il regolamento (UE) 2023/2859: Corporate Sustainability Due Diligence Directive, diretta ad assicurare l’implementazione delle procedure di due diligence destinate a dare evidenza ai processi di trasparenza e sostenibilità. 

Due strumenti fondamentali di cui si parlerà diffusamente nei prossimi mesi in vista degli obblighi previsti sia per le grandi aziende sia per le piccole aziende.

 

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