Rapporto Green Italy: la sostenibilità ha creato 3,2 milioni di occupati nel 2020, nonostante la crisi. E l’economia circolare avanza in tutti i settori d’impresa
Dal muratore green all’ecodesigner, dal bioagricoltore all’informatico ambientale: con 3.1 milioni di occupati nel settore green, l’Italia è ancora una volta in prima fila nella transizione ecologica. La sostenibilità è ormai presente nelle strategie industriali di tutti i settori, con l’economia circolare che avanza all’interno delle aziende del made in Italy. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Green Italy, presentato da Unioncamere e Fondazione Symbola.
Per quanto riguarda i green jobs, il 2020 si conferma un anno di consolidamento nonostante le gravi difficoltà generate dalla pandemia. I contratti relativi ai green jobs attivati lo scorso anno rappresentano il 35,7% del totale. La pandemia ha avuto un effetto asimmetrico sui diversi settori e comparti dell’economia: se molti hanno perso quote di reddito ed occupazione nel 2020, per altri c’è stata, invece, crescita o consolidamento. Il settore green rientra tra questi, avendo sostanzialmente confermato nel 2020 le performance del precedente anno sia in termini di investimenti sia di occupazione. Con uno sguardo al futuro, il rapporto Green Italy ci dice anche che da qui al 2025 il 38% del fabbisogno di professioni richiederà competenze green con importanza elevata (circa 1,3-1,4 milioni di occupati). Tra le professioni a maggiore sviluppo di competenze green troviamo ad esempio: muratore green, responsabile vendite a marchio ecologico, informatico ambientale. E ancora: esperto del marketing ambientale, ecodesigner, esperto in gestione dell’energia certificatore della qualità ambientale.
L’importanza della transizione ecologica emerge con forza anche dagli investimenti riservati dalle aziende a questo sforzo verso il cambiamento. Sono infatti oltre 441 mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green. Il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi ha investito, nonostante la crisi causata dalla pandemia, in tecnologie e prodotti green, valore che sale al 36,3% nella manifattura. Non è difficile capire le ragioni di queste scelte. Queste imprese, rimarca il rapporto Green Italy, hanno un dinamismo sui mercati esteri superiore al resto del sistema produttivo italiano, innovano di più e producono più posti di lavoro. Con specifico riferimento alle imprese manifatturiere (5–499 addetti), nelle eco-investitrici la quota di esportatrici è pari al 31% nel 2021, contro un più ridotto 20% di quelle che non hanno investito. Anche sul fronte dei fatturati il 14% delle imprese investitrici attende un aumento di fatturato per il 2021, contro un 9% delle altre.
L’economia circolare avanza all’interno delle aziende del made in Italy. Nella filiera del legno arredo già oggi il 95% del legno viene riciclato per produrre pannelli per l’arredo, con un risparmio nel consumo di CO2 pari a quasi 2 milioni di tonnellate/anno. Anche il complesso mondo dell’edilizia si muove in questa direzione, favorito dagli incentivi statali per l’efficientamento degli edifici. Un percorso che sta avendo effetti benefici anche sull’occupazione del settore cresciuta di oltre 132.000 unità fra il 2019 e il 2021.
Nel tessile e nella moda crescono le iniziative di ecodesign e si sperimentano nuovi modelli di business basati sull’allungamento del ciclo di vita dei prodotti e sulla valorizzazione di materiali second life.
La meccanica italiana, grazie alla digitalizzazione supporta da tempo l’efficientamento delle filiere produttive e la riduzione dell’impatto ambientale. Il comparto dell’automotive italiano è storicamente uno dei più avanzati per le emissioni. E la produzione di auto elettriche e ibride, che nel 2019 rappresentava solo lo 0,1%, nel 2020 è salita al 17,2%, mentre nel primo trimestre 2021 è arrivata al 39,5%.
Infine l’agricoltura: Il nostro settore agricolo con un taglio del 32% sull’uso dei prodotti fitosanitari tra il 2011 e il 2019 e una quota di emissioni per unità di prodotto nettamente inferiore a quella delle principali economie europee, si conferma il più green d’Europa. Siamo primi anche nel biologico, con il più alto numero di aziende impegnate – oltre 80mila – e una superficie coltivata a biologico aumentata del 79% negli ultimi dieci anni.