Leadership femminile, Paola Veglio rilancia Brovind

Brovind

Alle redini dell’azienda dal 2013, l’imprenditrice ha investito su welfare e ricerca tecnologica. L’impresa è passata da 39 a 166 dipendenti e il fatturato è record

Da 5,4 a 19,2 milioni di fatturato in pochi anni, dipendenti più che triplicati, uno stanziamento fisso per le attività di ricerca e azioni di welfare che possano impattare positivamente non solo sui dipendenti, ma anche sul territorio. È la storia di Brovind, che fino a qualche anno fa era una piccola azienda meccanica con sede a Cortemilia, nel cuneese.

A guidare la rinascita è Paola Veglio, che nel 2006, appena 27enne, è entrata in azienda per prenderne definitivamente le redini dal 2013. Con lei, in questo articolo, parliamo di imprese al femminile, ma anche di scelte coraggiose, di benessere delle persone e di welfare di comunità.

(In foto: Paola Veglio, amministratore delegato di Brovind)

“Movimentare” tutto, dalle componenti meccaniche ai biscotti

Brovind è un’azienda metalmeccanica che produce macchinari per “movimentare” pezzi che, attraverso la vibrazione, si dispongono in maniera ordinata. Questo lavoro permette ad un altro macchinario di assemblare agevolmente i pezzi.

I settori di applicazione sono tantissimi: dall’automotive, alla farmaceutica, fino al food, con ad esempio i biscotti da comporre in ordinati blocchetti pronti per il confezionamento.

“Qualsiasi cosa si possa movimentare – spiega con orgoglio Paola Veglio – noi la movimentiamo. Forse può sembrare un’operazione banale, ma non lo è: prendiamo l’esempio dei biscotti. Sono delicatissimi, quindi per muoverli senza romperli servono macchinari altamente sofisticati e studiati appositamente per questo compito. Ognuna delle nostre macchine è diversa dalle altre e ogni anno destiniamo circa il 4% del fatturato alla ricerca, per sviluppare tecnologie sempre più all’avanguardia”.

La crisi globale e la riorganizzazione

Brovind viene fondata nel 1986 ed è tra le prime aziende metalmeccaniche a concentrarsi sul mondo della vibratoristica industriale. Inizialmente il settore di riferimento è essenzialmente quello dell’automotive, ma la crisi globale del 2008 impone un ripensamento e una riorganizzazione del business.

Nello stesso periodo, l’azienda vive anche un passaggio di consegne interno: nel 2006 entra Paola, appena 27enne, per prendere gradualmente il posto del padre Giancarlo. Negli anni successivi, Paola diventa prima direttore generale e poi, nel 2013, amministratore delegato.

E in pochi anni l’azienda rinasce. Ma non è tutto oro quel che luccica: “all’inizio sono entrata in punta di piedi – racconta oggi l’imprenditrice – non è facile per una donna, per di più giovane, entrare in un mondo prevalentemente maschile e conquistare la fiducia delle persone. E poi, oggettivamente, io ho studiato Ingegneria Elettronica ma di gestione finanziaria non sapevo nulla, e in quel momento c’era un forte bisogno di analisi della situazione e ricerca di soluzioni proprio su questo fronte”.

Le persone al centro

Così, appena entrata, Paola inizia a fare il giro degli uffici: parla con le persone, ascolta le loro esigenze, inquadra le loro capacità e potenzialità. Usa le sue capacità informatiche per riorganizzare il gestionale aziendale e passo dopo passo conquista la fiducia e la stima dei suoi collaboratori.

Con delicatezza, inizia a modificare l’organigramma, ad esprimere le sue idee, a proporre le prime novità, senza mai imporre o entrare a gamba tesa nelle questioni. “La frase più spiacevole? – racconta oggi con un sorriso – ‘abbiamo sempre fatto così’. Purtroppo le abitudini sono dure a morire e per cambiarle ci vogliono pazienza e perseveranza”.

E così, con molta pazienza e perseveranza, Paola Veglio inizia a sanare il dissesto finanziario, poi usa gli utili per colmare le perdite e piano piano inizia a investire. “Non era un momento buono – sottolinea – ma le aziende, per come la vedo io, funzionano se poggiano su quattro cardini: innovazione, tecnologia, persone e territorio. E gli investimenti servono. Ho sempre cercato di mettere al primo posto le persone, perché se non hai le persone che ti sostengono non vai da nessuna parte”.

Welfare di comunità: un asilo per tutti

Oggi Brovind ha raggiunto il fatturato record di 19,2 milioni di euro. Le persone sono passate da 39 a 166 ed entro la fine del 2024 verrà inaugurata la nuova sede produttiva, che sorgerà in un’area industriale dismessa di 33.000 metri quadri, interamente riqualificata.

E il loro benessere rimane uno dei cardini del credo di Paola Veglio. “Investiamo sui giovani – racconta – investendo molto sulla loro formazione: siamo consapevoli del fatto che vivere in Alta Langa non è per tutti e che attirare qui risorse già specializzate è tutt’altro che semplice. Allora scommettiamo sui giovani, li formiamo, collaboriamo con le scuole per mostrare loro le nostre opportunità. Ospitiamo moltissimi ragazzi con l’alternanza scuola lavoro, in cui credo molto, e cerchiamo di precettarli ancora prima che finiscano gli studi”.

Non solo: “nei miei percorsi di welfare – aggiunge Paola Veglio – collaboro con i servizi sociali per inserire persone svantaggiate o border line. E poi applico il welfare di comunità, che nel nostro contesto trova la sua naturale realizzazione”.

“Le persone che vivono in Alta Langa, com’è ovvio, hanno esigenze diverse dalle persone che vivono a Torino o a Milano. Qui l’asilo più vicino era a 30 km. La creazione dell’asilo nido ‘Piccoli Passi’ a Cortemilia è stata resa possibile grazie al preziosissimo impegno e alla forte determinazione dei miei colleghi del Comune di Cortemilia, di cui sono consigliere.

Allora abbiamo partecipato a un Bando della Regione Piemonte per poter garantire l’accesso al micro-nido comunale ai figli dei nostri dipendenti, cui offriamo il servizio in modo completamente gratuito. Il primo anno la retta sarà coperta dal finanziamento ottenuto dalla Regione, dagli anni successivi se ne farà carico direttamente Brovind, con fondi propri.

 

 

 

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