Le pmi italiane del Nordest credono nella digital transformation, ma i giovani considerano ancora il lavoro manifatturiero manuale, ripetitivo e poco riconosciuto socialmente
La piccola e media impresa manifatturiera punta al digitale e diventerà sempre di più “fabbrica intelligente”, con l’ingresso di intelligenza artificiale, realtà aumentata e realtà virtuale. Ma non piace ancora ai giovani, nonostante la propensione delle aziende alla trasformazione digitale e tecnologica dei processi produttivi.
Uno studio dell’Osservatorio Mecspe (Meccanica specializzata), effettuato su 165 aziende del Nordest tra gennaio e febbraio 2019, rivela che 9 pmi su 10 sono convinte di aver iniziato una buona digital transformation della propria impresa negli ultimi anni e puntano sulle nuove tecnologie anche per l’anno in corso, con riferimento a sicurezza informatica (91%), connettività (85%), cloud computing (62%), robotica collaborativa (24%), e su ricerca e innovazione. Su queste ultime il 65% delle imprese vuole investire fino a un decimo del proprio fatturato e il 16% fino a un quinto.
C’è quindi una percezione positiva degli imprenditori, soddisfatti anche dell’andamento aziendale della seconda metà del 2018 (76% degli intervistati), con una crescita dei fatturati (rispetto allo stesso periodo del 2017) nel 57% dei casi.
La visione per il 2019 prevede una crescita per il 44% degli intervistati e una situazione di stabilità per un altro 44%. Il 12% si aspetta invece un calo dei fatturati. L’export si conferma un fattore importante per il business.
L’indagine di Mecspe mette in luce anche le difficoltà delle pmi nel coinvolgere i giovani, nonostante il 52% del campione dichiari di aver fatto assunzioni nel 2018 e il 43% preveda di farne nel 2019.
Un’analisi della società Blueeggs – un osservatorio congiunturale sulle tendenze e i modelli di consumo emergenti – afferma che nel Nordest il lavoro in fabbrica è percepito dai giovani come faticoso e manuale (44%) e considerato poco riconosciuto socialmente (33%). Inoltre esso viene ritenuto ripetitivo, poco creativo e inadatto per raggiungere la realizzazione personale (30%).
Una visione in parte influenzata dal concetto di fabbrica tradizionale come luogo “tecnologicamente arretrato” (11%), con spazi e orari “fissi e vincolanti” (12%), lontani da uno stile di vita più contemporaneo, orientato a flessibilità e smart working.
L’idea di futuro che hanno invece gli imprenditori sembra molto diversa da quella dei giovani, il 38% di loro immagina team di lavoro misti, formati da uomini e tecnologie intelligenti, il 19% ambienti di lavoro virtuali in cui testare prodotti, scambiare informazioni, dialogare con il committente o il cliente e il 3% ritiene addirittura che il personale avrà un’esperienza di lavoro più coinvolgente e gratificante con interfacce simili a quelle dei giochi virtuali. Il 28% si aspetta invece che la vita professionale rimanga quasi la stessa di oggi, ma cambino solo gli strumenti.